“Lo sapevate che il decollo del nostro scafo è stato ritardato di proposito?” disse Hollis all’improvviso. “Sapevate che Morrison non ha fatto nessun tentativo per accorciare la distanza tra i due scafi? L’ha fatto per risparmiare carburante, dice lui. Sapevate che il vostro scafo può venire tranquillamente sacrificato? Hanno discusso ogni genere di ipotetico avvicinamento e di tattiche da usare contro lo scafo straniero. Le convenienze di usare le armi o meno…”
Hollis aveva le braccia intrecciate e si grattava meccanicamente un avambraccio. Comunque, le sue unghie erano troppo rosicchiate per poter danneggiare la pelle. All’improvviso smise di grattarsi e chiuse gli occhi.
— Mi spiace. Non volevo dirvelo. Però, dottore, voi avete il diritto di sapere. Il P-Uno trasporta la Lurida Annie!
La Lurida Annie era un aggeggio nucleare troppo distruttivo e dagli effetti troppo prolungati per essere definito un normale ordigno tattico. McCullough rimase per qualche istante in silenzio, pensando al significato di ciò che aveva sentito. Poi affermò: — È una cosa molto seria.
Si rese immediatamente conto di aver detto una frase pericolosamente ambigua. Ma Hollis non se ne rese conto. Il fisico aveva cominciato a parlare rapidamente, scusandosi per aver scaricato le sue preoccupazioni sul dottore, pregandolo di non dir niente al colonnello, e supplicandolo contemporaneamente di fare qualcosa nei riguardi di Morrison e Drew. McCullough ascoltò con la mente turbata dalla comprensione.
Ma non tutta la sua comprensione andava a Hollis.
Anche Morrison e Drew, costretti a lunghi e imprevisti periodi di attività extraveicolare, non dovevano avere avuto dei momenti piacevoli. Potevano essere colpevoli di insensibilità nel trattare con Hollis, ma le costanti uscite dallo scafo dovevano averli caricati di un nervosismo pericoloso. I veicoli P non potevano sopportare il sovraccarico di alcune tute di ricambio; quindi, non potevano certamente trasportare una bomba atomica.
McCullough si domandò all’improvviso che forma avrebbe preso una sua contrarietà. Quale particolare incubo avrebbe creato il suo subconscio vedendosi respinto da Walters e da Berryman. Una bomba atomica era forse uno spauracchio troppo semplice per essere l’incubo di un fisico; ma non bisognava dimenticare che, in fondo, Hollis era una creatura molto ingenua.
Rimaneva comunque ancora la questione della cura.
McCullough riprese a parlare con calma e serietà.
— Naturalmente non parlerò di questo né con il colonnello né con Drew. Al momento opportuno, discuterò la questione con Walters e Berryman… Comunque anche loro terranno la bocca chiusa. È difficile stabilire cosa fare, quando non è ancora arrivato il momento di agire. Ricordate soltanto che, al momento giusto, saremo in quattro contro due. E ricordate anche questo. Il problema non è più una cosa vostra soltanto. Tre amici vi aiuteranno a risolverlo. Loro, dato che si trovano a una certa distanza, possono anche considerare il problema con maggiore obiettività e trovare la soluzione adatta. Ricordatevelo. Ricordatevelo in ogni momento.
McCullough rimase un attimo in silenzio, poi disse: — Vi sarete già reso conto che le vostre condizioni di salute sono direttamente collegate alle preoccupazioni per la bomba. Tutte le persone con un grammo di sensibilità avrebbero reagito alla stessa maniera. Adesso non avete più motivo di tormentarvi… Almeno fino al punto di rovinarvi la salute.
“Rimarrete sorpreso nel constatare la rapidità del miglioramento della vostra pelle, e di come vi sentirete più sollevato in generale. Anche il colonnello potrà sorprendersi, e per questo io vi lascerò dei medicinali adatti a facilitare il processo di guarigione. Morrison si convincerà che il miglioramento è dovuto alle pillole. Questo è un sotterfugio necessario, dato che non gli potrete dire la vera causa della vostra guarigione, e cioè che il suo segreto non è più un segreto. A ogni modo, per allontanare maggiormente i suoi sospetti, io sarò con voi molto severo… o fingerò di esserlo…”
McCullough fu molto severo anche con Drew e con il colonnello. Ordinò a Morrison di ovattare e bendare le mani del paziente per impedirgli di grattarsi e facilitare il cicatrizzarsi delle piaghe. Questo significava che Hollis doveva essere aiutato in ogni azione dagli altri due uomini. Probabilmente, sarebbe stato Drew a fare da infermiere; ma l’applicazione delle pomate, che doveva essere fatta ogni giorno, avrebbe senz’altro impegnato anche Morrison. In breve, Hollis non doveva più venire trattato come un paria, e Morrison e Drew si sarebbero accorti che la lebbra psicosomatica non li avrebbe contagiati.
In un primo momento Drew e il colonnello non sarebbero stati molto delicati nel trattare il paziente. Si sarebbero trovati in imbarazzo, e l’atmosfera non sarebbe di certo stata calda e amichevole. Ma, se non altro, avrebbero smesso di ignorare Hollis, e questo rappresentava già un primo passo. In seguito, gli altri passi li avrebbero capiti da soli.
McCullough sapeva che si trattava soltanto di una questione di tempo, che le condizioni del fisico sarebbero ritornate normali, e che le relazioni a bordo del P-Uno sarebbero diventate più… armoniose.
Non considerò minimamente la possibilità che il colonnello rifiutasse di cooperare. In campo medico, Morrison era una nullità, e non sembrava certo il tipo che disobbediva agli ordini di un dottore.
Più tardi, quando si trovarono tutti riuniti nella cabina di comando, McCullough fu felice di constatare che i suoi consigli venivano seguiti. Era chiaro che i due si sentivano colpevoli nei riguardi di Hollis e che erano molto ansiosi di riparare. Questo fatto restituì a McCullough la fiducia nella gente, quella fiducia che tipi come Morrison e Drew potevano cancellare.
Avrebbe voluto poter parlare a lungo e in privato con i due uomini, se non altro per sentire la loro versione della storia; ma, date le circostanze, non lo avrebbe potuto fare senza convincere Hollis di essersi fatto un nuovo nemico, anziché tre amici…
Durante il viaggio di ritorno ebbe molto da pensare sulla situazione. Questa volta tenne mani e piedi nelle maniglie e nelle staffe, e rimase per tutto il tempo con gli occhi spalancati. Quando ebbe raggiunto il P-Due, mentre Berryman e Walters lo aiutavano a sfilare la tuta, disse, in tono molto più serio di quanto non fosse nelle sue intenzioni: — È bello essere di nuovo a casa.
6
I disturbi radio erano completamente spariti, e le lezioni, la musica, le istruzioni dell’ultimo minuto, il continuo ricordare agli equipaggi che erano i protagonisti di un evento storico e la raccomandazione di non fare niente di avventato giungevano attraverso lo spazio con tanta chiarezza da non permettere alcuna scusa per chiudere gli apparecchi. Venne detto agli astronauti che dovevano assolutamente ricordare e mettere in pratica tutte quelle cose che avevano imparato durante il viaggio, ma che, nello stesso tempo, dovevano dimenticare senza esitazione tutte le teorie e i preconcetti scientifici, sociologici, e psicologici in caso di situazioni impreviste. Insomma, veniva ordinato di fare una cosa, e, subito dopo, di non farla. E questo accadeva diverse volte ogni ora.
Non era necessario essere degli psicologi per capire che quelli del Controllo Prometeo avevano raggiunto uno stadio acuto di nervosismo.
— La spaventosa immensità nera dello spazio — disse Walters con irritazione, durante uno dei rari radio-silenzi. — La grande e sconvolgente solitudine che si prova in mezzo alle stelle. L’inesprimibile stanchezza che uccide l’anima. Accidenti a loro, non ci danno neanche dieci minuti di pace e tranquillità per annoiarci. Berryman scosse la testa.