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— Povero Jake — fece lei, passando il fucile nell’altra mano e voltandosi per accarezzargli i capelli. — Capisco la tua angoscia, ma non so spiegartelo. L’unica cosa che posso dirti è che di tempo ce n’è fin troppo, qui in fondo al canyon. Vedi, in questo che noi chiamiamo il Canyon Profondo i giorni e gli anni si mischiano tra loro in un unico amalgama. Edgar riesce in qualche modo a uscire dove vuole, ma la maggior parte della gente non può. Ecco, tu sei riuscito a trovare il modo di entrare, con un po’ di aiuto naturalmente, ma adesso non riesci più a uscire. Edgar aveva ragione. Neppure io sono mai riuscita a uscire.

Jake emise allora un suono inarticolato.

— A meno che… — aggiunse lei, tacendo.

A Jake sembrò che finalmente lei stesse facendo del suo meglio per raccontargli la cruda verità e volesse accertarsi di essere ben compresa. — Non ce la faremo mai a uscire di qui, a meno che Edgar muoia o decida di lasciarci andare. E ti dico fin da adesso che non ha nessuna intenzione di fare l’una o l’altra cosa.

Camilla volse lentamente lo sguardo dietro di lei, su per il Canyon Profondo in direzione della casa e della grotta. Poi aggiunse con un sussurro: — A meno che, adesso che siamo in due, non troviamo il modo di obbligarlo.

4

Fermo in piedi nell’ingresso di casa Tyrrel, la porta chiusa alle sue spalle, Joe Keogh domandò all’anziana donna: — Ha detto di aver appena sentito la voce di sua nipote, signora Tyrrel?

Lei annuì. — Ma certo! — ribatté con aperto tono di sfida, pronta ad affrontare il generale scetticismo.

— Tuttavia non l’ha vista.

— No. Ma l’ho sentita, sa? Come in sogno… solo che ero sveglia!

Joe annuì e tacque; Brainard, in piedi dietro la vecchia zia, sorrise con fare imbarazzato. Nell’occhiata che lanciò subito dopo al gruppo di persone ferme nell’ingresso di legno e pietra, Maria credette di vedere una malcelata ostilità mista al sollievo per l’estemporanea uscita dell’anziana, ricca parente.

Tuttavia, Joe aveva le sue idee a riguardo. Guardandosi tranquillamente attorno, chiese: — In che stanza si trovava, signora Tyrrel, quando ha sentito la voce di Cathy?

— In camera da letto. Volevo provare a riposare un poco. Spero che i suoi colleghi siano tutti molto esperti, signor Keogh! — affermò Sarah Tyrrel, decidendo evidentemente di cambiare argomento.

— Sì, signora, può starne certa. — Anche a Joe non dispiaceva parlare d’altro.

Durante le presentazioni il gruppo si spostò in soggiorno. Maria notò che, per qualche motivo, Brainard lanciava frequenti e nervose occhiate alle finestre.

Seguendo il suo sguardo, Maria notò che il cielo stesso là fuori sembrava composto di cristalli di ghiaccio vagamente luminescenti per le ultime luci del giorno. La temperatura in quella casa era abbastanza fredda da giustificare un pesante maglione: la sola fonte di calore, perlomeno in quella stanza, era un fuocherello che ardeva piano piano nel camino accanto all’ingresso.

— Avete pronto qualche piano per ritrovare mia figlia? — chiese a sorpresa Brainard a Joe.

— Be’, qualche idea l’abbiamo, avvocato Brainard, ma nulla di definitivo. Non ancora.

Brainard scosse la testa e sembrò intenzionato a chiedere altro, ma la vera cliente non era tipo da ammettere intrusioni. Bruscamente Sarah Tyrrel li interruppe, invitando Joe in un’altra stanza per un colloquio a quattr’occhi. Maria ebbe l’impressione che la vecchia signora e suo nipote fossero ai ferri corti su quella e su molte altre faccende. In effetti il disaccordo aveva tutta l’aria di essere cronico, anche se pareva chiaro che Brainard non osasse quasi mai contrastare apertamente le scelte di sua zia.

Joe attese qualche istante prima di seguire la cliente in un’altra stanza. — Perché voi tre non aspettate fuori? Potreste dare un’occhiata ai dintorni ora che ne avete la possibilità — disse ai suoi colleghi.

Come seguendo un impulso, la signora Tyrrel intervenne parlando a Maria. — Lei no, mia cara. Lei stia lì seduta. Fa freddo fuori, sa? — L’asciutta espressione dell’anziana signora si addolcì parlando con lei.

La giovane detective guardò il suo capo, che annuì. John e Bill annuirono a loro volta mentre uscivano dalla casa, al freddo.

— Lei parla spagnolo, mia cara? — chiese la vecchia Sarah non appena la porta si chiuse. — Anch’io parlavo quell’adorabile lingua molti anni fa. Ma adesso…

Maria decise che quello non era il momento migliore per mettere alla prova le capacità della cliente, per cui cercò di disimpegnarsi borbottando qualche scusa.

Con un vago e distratto sorriso, la signora Tyrrel si voltò. — Bene. Venga allora, signor Keogh.

— Certamente — replicò Joe seguendo la cliente in una stanza attigua. Maria riuscì a intravedere la luce giallastra di una lampada da tavolo e una serie di scaffali pieni di libri. Poi la vecchia Sarah chiuse la porta.

L’ingresso a livello della strada pedonale che costeggiava il canyon dava ovviamente sul piano più alto della casa. Il poco che Maria aveva visto dell’interno si adattava perfettamente al luogo in cui sorgeva. Le pareti di tronchi d’albero e il camino di pietra mostravano un gran numero di trofei, fossili e manufatti indiani oltre ad alcune piccole sculture. Nell’ampio salotto le uniche due lampade da tavolo emanavano una luce tanto soffusa da permettere ai bagliori del fuoco di esprimere tutto il loro calore. In altre circostanze, pensò Maria, avrebbe trovato quel posto decisamente piacevole.

Purtroppo in quella circostanza si trovava sola con Brainard, che la teneva sospettosamente d’occhio, come se temesse di avere in salotto una ladra pronta a intascare ciò che poteva al primo attimo di disattenzione.

Per niente turbata da quella che considerava villania pura e semplice, Maria avrebbe dato molto volentieri una sistemata al signore ma, nell’interesse supremo degli affari, decise di lasciar perdere. Si alzò invece dal divano per ingannare l’attesa dando diplomaticamente un’occhiata al peculiare arredamento della stanza, naturalmente senza toccare nulla. Non le ci volle molto prima di accorgersi che molti pezzi di quell’arredamento erano decisamente interessanti. Le sculture che aveva distrattamente guardato prima, piccoli animali bene allineati su lucidi scaffali di legno, le ricordavano qualcosa di molto simile visto da qualche parte… oh, ma certo! Nella vetrina del negozio di souvenir dell’El Tovar.

Voltandosi verso Brainard gli disse, indicando le sculture da una distanza sicura: — Questi devono essere di Tyrrel.

Lui parve in qualche modo ammansito. — Infatti. Oh, naturalmente sono solo riproduzioni. La compagnia assicuratrice non ci lascerebbe mai tenere qui qualche originale. Questa casa resta vuota per la maggior parte dell’anno.

— Ne ho viste anche all’El Tovar. Fanno la parte del leone nei negozi di souvenir.

Brainard annuì, la mente che già vagava altrove. Con aria assente s’accese una sigaretta, senza offrirne una a Maria, né chiederle se il fumo la infastidiva. Be’, era a casa sua… in ogni caso più sua che di Maria.

Dal canto suo la giovane detective non chiese alcun permesso per prendere in mano una delle sculture, una sorta di animale tipo castoro che sedeva invitante sulle zampe posteriori in mezzo a un tavolino. Qualcosa l’attrasse magneticamente verso di essa; prendendola tra le mani, scoprì che vi stava alla perfezione.

Brainard non fece commenti. Forse non la vide neppure. La sua attenzione era tornata alle finestre, perdendosi nel sibilo del vento. E così quel piccolo, grigio oggetto che sembrava tanto vivo agli occhi e al tatto era soltanto una riproduzione…

Nella stanza accanto, la signora Tyrrel chiuse la porta per poi girarsi verso Joe e chiedergli, con tono in qualche modo concitato: — Signor Keogh, mi è stato riferito da fonte attendibile che lei ha una considerevole esperienza nell’indagare su… come dire? Su faccende che sfuggono alla normale comprensione. E vero?