Prima ancora che Jake potesse pensare a una risposta, Camilla cominciò a piangere. Ma con il pesce in una mano e il coltello nell’altra non poteva asciugarsi molto bene le lacrime, per cui se le asciugò dapprima con le maniche, poi con la camicia di Jake appoggiando la testa sulla sua spalla. Jake provò un tuffo al cuore per il rimorso. Ma no, non era colpa sua. Era colpa di quel vecchio bastardo. Cosa le aveva fatto, cosa stava facendo a tutti e due?
Il gatto, il cui interesse andava ora alle interiora del pesce gettate a terra da Camilla, mosse con aria furtiva verso il suo banchetto avviluppandosi dopo pochi istanti in un groviglio di intestini rosa e verdi.
Ma tutte le lacrime del mondo non servivano a toglierli dai guai. Per spingere Camilla a controllarsi, le chiese: — Che accadrebbe se invece di scendere verso il fiume provassi a salire verso il ciglio del canyon?
— Lo stesso. Voglio dire, non si finisce comunque da nessuna parte — fu la replica. Non riusciva più a parlare bene, notò Jake, quando qualcosa la sconvolgeva.
Lui le disse: — Adesso devi mangiare. Poi io e te ce ne andremo di qui. Non so se ci riusciremo, ma ci proveremo comunque tutto il giorno.
Lei esitò, per poi rispondere: — E va bene. — Ma il suo tono di voce suonò sconfitto già in partenza. In ogni caso smise di piangere e riprese a pulire il pesce.
Una volta terminato, Camilla portò il pesce in casa e lo passò nella farina per poi friggerlo con un po’ di lardo.
Quindi cercò di persuadere Jake a mangiarne almeno uno. Non dovette faticare troppo. Jake si arrese pensando che i prossimi pasti parevano, dopotutto, abbastanza incerti. E senza dubbio quella specie di trota era deliziosa.
Ancora nessun segno del vecchio Tyrrel, né fuori né dentro la casa. Jake e Camilla si guardarono bene dal parlare di lui.
Una volta terminato il pranzo, Camilla si alzò e cominciò a lavare i piatti.
— Cosa stai facendo? Lascia che ci pensi quel pallone gonfiato una volta tanto.
Di nuovo, come se volesse assecondare Jake in ogni cosa, lei rispose: — Va bene. — Poi riempì d’acqua la padella e la lasciò a mollo nel lavandino.
Finalmente i due uscirono di nuovo, con Camilla che portava il fucile in spalla come la sera prima.
Stavolta fu Jake a guidare la marcia in silenzio. In alcuni punti l’alta rupe da cui la cascata precipitava in più balzi non pareva troppo difficile da scalare, soprattutto se ci si allontanava un po’ dal torrente. In ogni caso, prima di cominciare la scalata, Jake si ricordò di riempire la borraccia.
Salendo dopo Jake, Camilla gli passò la doppietta per superare un punto difficile.
Il ragazzo prese l’arma e la esaminò velocemente. Tutto sembrava in ordine. — Cosa direbbe Edgar se mi vedesse con un fucile in mano? — domandò, aiutando Camilla a salire.
— Nulla credo. Perché? — rispose lei con voce dolce e persuasiva.
Jake la guardò per un istante e scosse la testa.
Presto i due raggiunsero la sommità della prima cresta rocciosa. Non vi erano altre creste in vista sopra di essa, nessun’altra arrampicata, solo una distesa di massi che si estendeva a perdita d’occhio in ogni direzione su un terreno arido e regolarmente inclinato. Alcuni dei massi erano grandi come una casa, altri più modesti.
Lui voleva andare a est, naturalmente, ma ancora la strada risultava praticamente bloccata.
Jake insistette e pochi minuti di ostinata arrampicata lo portarono in cima a una gobba del terreno che doveva essere il ciglio definitivo del canyon. Tuttavia, quella dura scalata sotto il sole era durata più o meno quanto quella dal fiume alla casa. Era come se il canyon dovesse ancora formarsi e il ciglio fosse solo un centinaio di metri sopra il fiume Colorado.
In piedi su quella strana versione dell’altopiano, Jake guardò verso il sole e scoprì di poter vedere per miglia e miglia. Nulla ricordava il territorio da cui era passato quattro mesi prima, e naturalmente non c’era segno di Canyon Village. Per quanto poteva dire dalla sua posizione, quello strano e innaturale paesaggio sembrava totalmente disabitato.
Per nulla scoraggiato compì un tentativo di esplorazione verso est. Ma i grossi massi inclinati che tanto chiaramente gli bloccavano la strada continuarono semplicemente a farlo, e nessun tipo di sentiero comparve tra di essi. Era praticamente impossibilitato a muovere in quella direzione. Il torrente era scomparso. La sorgente doveva trovarsi sotto uno di quei massi. Più tardi l’avrebbe cercata, ma prima doveva trovare qualche altro tipo di risposta.
Vista la situazione pensò di tornare indietro e muovere verso ovest, per poi compiere un largo giro attorno a quei massi. Ma avanzare verso ovest su quel tipo di terreno risultò difficile quanto muovere a est. Eppure doveva esistere un modo di passare.
Con cautela, Jake discese la gobba del terreno e tornò al torrente, salendo e scendendo dai massi inclinati.
Camilla lo aspettava esattamente nel punto dove l’aveva lasciata.
Lui posò la doppietta e la strinse con entrambe le braccia, senza usare forza ma solo fermezza. Molta fermezza. — Adesso devi dirmi la verità, Camilla. Tu sapevi che una volta superato quel vostro Canyon Profondo non sarei più riuscito a tornare indietro. Perché è là che è successo, vero? E tu lo sapevi!
Camilla cercò di liberarsi, ma Jake non glielo permise. Per cui lei si rilassò e rispose: — Sì, è là che è successo. Io… Jake, mi spiace così tanto, ma non potevo evitarlo. Dovevo fare qualcosa, capisci?
La trota mangiata per pranzo stava diventando un sacco di piombo nello stomaco di Jake. — Insomma, lo sapevi.
— Dovevo portarti qui. Avevo bisogno di te!
— Per fare cosa?
— Per andarmene — rispose piano Camilla, abbassando gli occhi a terra. — Per andar via da Edgar. Lui crede che ti abbia portato qui per fargli da aiutante, perché già da un po’ mi sta dicendo che ha bisogno di qualcuno. Ma non è per questo che l’ho fatto. Il vero motivo è che in due sarà più facile trovare il modo di andarsene… almeno spero.
Lui la guardò per un lungo momento in totale silenzio.
Camilla cercò di sorridergli radiosamente. — Inoltre adesso mi sto innamorando di te, Jake, e non potrei più lasciarti andare. Tu puoi avermi tutte le volte che vuoi. È bellissimo farlo con te. Mi piace quasi al punto da impazzire — disse con una mossa sensuale delle anche che non le riuscì proprio perfetta.
— Oh, allora è questa la mia ricompensa?
— Jake, non essere in collera con me. Tu mi piaci. Baciami. Prendimi. Vuoi tornare alla casa? Possiamo anche farlo qui, sai? Nessuno ci disturberà… perché non c’è proprio nessuno in questo posto orribile! — E Camilla scoppiò in una lunga serie di singhiozzi.
Senza dire una parola, Jake la guardò piangere per quello che parve un tempo interminabile. Provava l’impulso di stringerla a sé e consolarla in qualche modo, ma il pensiero di ciò che lei gli aveva fatto intrappolandolo in quel posto maledetto lo trattenne.
Infine lui disse: — Andiamo. Ci sono un paio di altre cose che voglio sapere.
Cedendo alle insistenze di Jake, Camilla lo portò nella grotta dove il vecchio scultore lavorava di notte. Lui la convinse anche ad accendere le forti luci, dicendosi certo che Tyrrel non vi stava dormendo in quel momento.
Di nuovo l’interesse di Jake andò alla strana forma delle lampade. — Ma da dove saltano fuori? Non ho mai visto nulla del genere.
— Edgar dice…
— Cosa?
— Una volta mi ha detto che le ha trovate da qualche parte negli anni Novanta. Ha usato proprio queste parole. Ti ho detto che gli anni sono tutti mischiati in questo posto.
— Lo ha detto tanto per dire — commentò Jake senza troppa convinzione. — Giusto per prenderti un po’ in giro.
— Forse — replicò Camilla. E poi, dopo una pausa: — Sai dove dice che ci troviamo adesso? Sai perché il Grand Canyon non è profondo come dovrebbe ed è popolato da strani animali?