Выбрать главу

— No. Perché? E dove ci troviamo?

— Circa un milione di anni avanti Cristo, dice Edgar, e poi scoppia a ridere — spiegò Camilla, per poi aggiungere: — Non so se parla sul serio o no.

Forse, si disse Jake, questa spiegazione andava ponderata attentamente. Un milione di anni avanti Cristo. Be’, se doveva davvero pensarci quello non era né il luogo né il momento giusto e quindi si diede da fare per esplorare la grotta e le sue numerose cavità, vere e proprie stanze che la rendevano grande almeno quanto una casa. Esplorò ogni luogo al chiarore delle luci di Edgar, ma il fatto di veder bene non lo aiutò minimamente a capire. Cercando perlomeno di scoprire cosa faceva Tyrrel là dentro tutta la notte, Jake guardò il lungo tavolo da lavoro, i buchi nel pavimento, i grumi di roccia tenera appena scolpiti che abbondavano in tal numero da fargli pensare che fossero stati abbandonati dopo i primi colpi di martello.

Camilla era uscita per poi rientrare e lo seguiva dappertutto senza dire una parola.

— Dov’è Tyrrel adesso?

— Sta dormendo.

— Me l’hai già detto almeno dieci volte. Ma adesso ti sto chiedendo dove.

Nessuna risposta.

— Credi forse che intenda stare qui, ovunque sia questo posto, e lavorare gratis per quel bastardo solo perché non riesco ad andarmene? Credi di farmi dimenticare ogni cosa semplicemente dimenando il tuo bel culetto?

— No, Jake, te l’ho detto: ti ho portato qui perché sono disperata. Ho bisogno del tuo aiuto. Voglio andarmene da questo posto almeno quanto te. Anche di più, visto che ci ho passato dei mesi interi! Io non ne posso più! Io… — Di nuovo Camilla sembrò sull’orlo di una crisi di nervi.

— Quella carogna crede che lavorerò per lui perché non ho altra scelta!

Ricomponendosi, Camilla disse: — Vuoi sapere la verità? Io non credo che a Edgar interessi molto se tu lavori per lui o no. Ma lui ti farà lavorare per tenerti occupato, per non farti passare il tempo pensando a qualche modo per dargli dei fastidi. E per quanto mi riguarda, io non gli interesso più come modella, davvero, ma lui… lui non mi lascia andare in ogni caso.

— Perché no? Se davvero non ha bisogno di noi perché ci tiene qui?

Lei non poté o non volle rispondere.

— Ti ho chiesto perché ci tiene qui!

Parlare sembrò costare a Camilla un grande sforzo. Era come se dire la verità risvegliasse in lei i suoi timori più profondi. — Io credo che voglia le nostre vite, in un modo o nell’altro.

Jake sentì rizzarsi i peli della nuca. — Cosa vuoi dire con questo? Come, le nostre vite?

— Non lo so. È solo una sensazione. Ma per adesso non dobbiamo preoccuparci. Rassegnati e resta qui, Jake. Io ho bisogno di te. Tyrrel non ci disturberà mai durante il giorno, e la notte puoi fare qualcosa per lui. Io ho lavorato per lui, e non è stato poi tanto terribile — disse, per poi aggiungere con un sussurro: — Intanto io e te cercheremo di fare qualcosa, di scoprire il modo per andarcene entrambi.

— Il modo? E quale sarebbe?

— È proprio quello che dobbiamo scoprire.

— Ah sì? Camilla, dov’è quella carogna? Voglio parlargli!

— No, Jake! E poi adesso Edgar sta dormendo. Credimi, è meglio non affrontarlo in modo diretto. Quando si sveglierà potrai parlargli con calma.

— Almeno fammi vedere dove dorme!

Camilla sospirò. — E va bene. Non crederai ai tuoi occhi, ma comunque seguimi.

7

Correndo a perdifiato giù per un sentiero a malapena percettibile, completamente preso dal compito di catturare quelle che sempre più apparivano come due fluttuanti figure, Bill Burdon riuscì in qualche modo a restare lodevolmente vicino alle sue prede per i primi cento metri. All’inizio Bill si era aspettato di riuscire a prenderne almeno una, ma quella doveva dimostrarsi una speranza assolutamente vana.

E quindi fece appello al suo miglior tono da sergente ordinando ai due di fermarsi.

Ma l’effetto di quell’ordine tanto imperativo fu esattamente l’opposto di ciò che sperava. L’unico dei due intrusi ancora in vista davanti a lui accelerò sensibilmente il passo senza neppure voltarsi indietro. Ora sì che Bill stava definitivamente perdendo terreno.

Ancora venti secondi di folle corsa e anche il secondo intruso penetrò la fitta coltre di nebbia che ristagnava nel canyon, svanendo completamente. Bill sentì un rumore di rami spezzati e sassi che cadevano, e un attimo più tardi si tuffò a sua volta nella nebbia. Subito dovette, suo malgrado, ridurre il passo poiché il terreno davanti a lui divenne quasi del tutto invisibile.

Le sue dita cercarono l’interruttore della torcia elettrica. Il piccolo cono di luce accese strani riflessi nella coltre biancastra rivelando qualche particolare del terreno fortemente inclinato, ma risultò completamente inutile per localizzare i fuggitivi.

Nulla più rompeva il silenzio del canyon, neppure i rapidi passi dei due intrusi.

Bill rallentò la corsa e prese ad avanzare camminando. Esaminando attentamente il terreno con l’aiuto della torcia, riuscì a trovare e a seguire un sentiero a malapena visibile che scendeva serpeggiando tra le rocce, i cespugli spinosi e i fichi d’india. Qua e là si scorgevano tracce di neve, rimasta evidentemente dall’ultima nevicata caduta giorni prima. Certo che cercare qualche traccia, qualche ramo spezzato o impronta di piede umano, era pura follia in quella nebbia e su quel terreno duro e sassoso.

Tuttavia Bill continuò a seguire il sentiero per qualche minuto, fermandosi diverse volte per sentire un eventuale movimento nel buio. Non gli piaceva affatto dover usare la torcia elettrica, ma non sembravano esservi molte alternative.

E infine, quando neppure la luce della torcia sembrò più in grado di identificare il sentiero, Bill dovette fermarsi. Con rabbia spense il suo piccolo lume.

Chiunque fossero coloro che fuggivano, si disse, erano senza dubbio riusciti a seminarlo; tuttavia, visto che la pazienza restava la dote migliore di un detective decise di continuare a provare. Di nuovo riprese a scendere la ripida scarpata, avanzando adesso lentamente e con circospezione, attento a ogni fruscio e a possibili riflessi di luce provenienti da sotto.

Qualsiasi presenza umana fosse svanita in quella direzione si era nascosta molto bene, oppure si trovava tanto lontana che lui poteva anche onorevolmente arrendersi. A giudicare dal silenzio che l’avvolgeva poteva anche essere il solo uomo in tutto il dannato canyon. Di nuovo si rammaricò di non aver potuto studiare il territorio di giorno, ma purtroppo non ve n’era stato il tempo.

Il walkie-talkie prese a ronzare nella tasca della sua giacca. Sospirando, Bill estrasse il piccolo dispositivo e cercò di mettersi in contatto con i suoi colleghi, ma putroppo ogni tentativo fallì.

Rimettendosi in tasca l’inutile radiolina, cambiò direzione alquanto demoralizzato e riprese a salire la parete del canyon in direzione di casa Tyrrel… solo per trovare la strada bloccata da una grossa frana d’imponenti macigni. Ora si sarebbe quasi detto che aveva dei problemi a ritrovare il sentiero, la pallida imitazione di sentiero, da cui era sceso.

La sua confusione era, viste le circostanze, abbastanza facile da capire. Questo tuttavia non giusticava il fatto che si fosse perso. Be’, in ogni caso se saliva sarebbe per forza di cose sbucato da qualche parte di Canyon Village.

Girando attorno l’immediato ostacolo, Bill salì muovendo pazientemente un passo dopo l’altro. Ma presto trovò la strada nuovamente sbarrata. Aggirando anche il nuovo ostacolo, riuscì a salire ancora un po’ solo per fermarsi ancora più confuso di prima. Quando accese la torcia, la confusione fu totale: al posto della scarpata ripida ma regolare che ricordava, si trovava quasi sul ciglio di un piccolo precipizio. La luce rivelò chiaramente la punta di abeti e altre piante metri e metri sotto di lui.