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Digrignando i denti, Jake si avvicinò alla fessura e cercò nuovamente di vedere quella cosa. Niente da fare. Probabilmente non trovava più l’angolo giusto. Non c’era nulla in quella cavità ammuffita, solo una piccola area della grotta bloccata da una lastra di roccia calcarea. Sulle pareti e sul pavimento spiccavano i segni degli attrezzi del vecchio scultore. Sembrava chiaro che lavorasse duramente quando si trovava là dentro. Ma come entrava? Probabilmente vi era un altro accesso, un passaggio impossibile da vedere nella loro posizione.

Una volta tornati nella casa, Jake affrontò nuovamente Camilla. — E così fino a qualche mese fa hai dormito con lui. E adesso non gli importa se lo fai con qualcun’altro?

— Anche all’inizio, quando sono arrivata qui, sono stata con lui pochissime volte. E forse “stata” non è neppure la definizione giusta. Più che altro, te lo ripeto, gli ho fatto da modella e basta!

— Cosa intendi dire? Forse il vecchio pazzoide non lo fa come al solito?

— No.

— E come allora?

— Ma cosa t’importa? — ribatté Camilla, niente affatto ansiosa di parlare di questo lato della faccenda. — Jake, ascoltami: non hai motivo di essere geloso di Edgar, ma devi stare molto attento a non farlo arrabbiare.

— Credi che sia geloso di me? Credi che mi tenga qui per avere sottomano qualcuno da odiare?

— Oh, no. Edgar non è fatto così. In ogni caso ti ripeto di stare molto attento a lui perché può diventare davvero pericoloso.

— Ba’. Non appena si sveglierà faremo una chiacchierata, e vedrai che non avrò bisogno della doppietta per convincerlo.

— Cosa intendi fare, dargli un paio di cazzotti? — Camilla lo guardò con vaga ironia. — Tanto vale allora che ci provi con la doppietta, tesoro. Comunque, fa’ come vuoi. Immagino che anche tu debba ricevere la tua lezione.

Jake poté solo guardarla perplesso oltre ogni limite. — Dove diavolo dorme? — domandò infine. — Voglio parlargli.

— Ti ho mostrato dove dorme.

— Sciocchezze.

Camilla lo guardò davvero preoccupata. — Tesoro, guarda che Edgar è una persona molto speciale.

Lui sogghignò malignamente. — Già, questo continui a dirlo. Quasi quasi sono disposto a crederti.

— È anche un uomo molto, molto cattivo. Ah, come vorrei che tu e io trovassimo il modo di andarcene da qui!

— Camilla, ce ne andremo non appena avrò parlato un po’ con lui. Continui a dire che è lui a tenerci qui, ma come fa?

— Non so come, ma riesce a controllare il tempo. Apre dei passaggi tra epoche diverse, delle porte che apre e chiude a piacimento.

— Cosa?

— Jake, ti ripeto ancora che il tempo qui non è quello che conosciamo noi. In qualsiasi altro posto i giorni e le ore trascorrono normalmente, ma non qui, non nel Canyon Profondo. Qui si vive con quello che io chiamo il tempo profondo. Edgar ha cercato qualche volta di spiegarmi come funziona, ma io non riesco a capire. Forse puoi chiedergli di spiegarlo anche a te.

— Certo che glielo chiederò. E sarà meglio per lui che la spiegazione sia chiara.

Jake pronunciò quelle parole a bassa voce, ma il modo in cui le disse dovette allarmare Camilla. — Non credere di poter fare il duro con lui. Anche se sembra un vecchio, Edgar è più forte di qualunque uomo io abbia mai conosciuto.

— Davvero?

— Credimi sulla parola, Jake — replicò lei, convinta. Poi, guardandolo, aggiunse: — Non hai nessuna intenzione di credermi sulla parola, vero?

Jake chiuse la mano in un grande, solido pugno e lo guardò. Il suo corpo non mostrava il minimo segno di grasso e i suoi muscoli erano gonfi e induriti dal lavoro di quegli ultimi mesi. — Si direbbe che devo litigarci se vogliamo andarcene di qui. Tu continui a ripetere che in qualche modo solo Edgar può farci tornare là da dove siamo venuti.

— Ti conviene non affrontarlo apertamente, tesoro — fece Camilla avvicinandosi a lui. — Jake, mi senti? E quella doppietta lasciala perdere. Ti ripeto che non può fargli nulla. Può solo mandarlo su tutte le furie se pensa che volevi ucciderlo.

— Come non può fargli nulla? Vuoi dire che una fucilata gli fa solo il solletico?

Lei si appoggiò al tavolo e rispose, sicura di sé: — E va bene, fa’ come vuoi allora. Spara a Edgar e vediamo cosa succede. Ma poi non lamentarti delle conseguenze.

Jake non disse nulla. Forse avrebbe potuto sparare a sangue freddo a qualcuno, ma solo come ultima risorsa per salvare la pelle.

Camilla si avvicinò di nuovo a lui sorridendo e i due si baciarono. Ma anche quelle labbra carnose, anche quel corpo snello e sensuale non riuscirono a distrarlo più di qualche istante.

— Hai visto qualcuno oltre a Edgar in questo periodo?

Lei esitò. — Ho visto un paio di persone.

— Chi?

Nessuna risposta.

— Per esempio il tizio che gli ha tirato una fucilata?

Un cenno di assenso.

— Un uomo, quindi.

— Sì.

— Insomma, queste persone sono riuscite ad andarsene? Hai idea di come abbiano fatto?

— Nessuno se ne va, Jake — rispose lei d’istinto. E poi: — L’uomo che gli ha sparato è morto.

Per quanto provasse, Jake non riuscì a cavarle altri dettagli su quell’episodio.

— Va bene, mi arrendo allora. Comunque, Edgar dorme nella caverna al di là della collina, giusto? E al tramonto ne uscirà cambiando forma e passando attraverso quella stretta fessura.

Camilla annuì.

Al tramonto Jake attraversò il torrente e valicò la piccola collina, fermandosi davanti alla caverna a non più di dieci metri di distanza. Quando il sole calò del tutto accadde ciò che doveva accadere: un battito di palpebre e Tyrrel era lì davanti a lui. Jake non riuscì neppure a capire come accadde.

— Ah, vedo che Camilla ti ha parlato di me — disse il vecchio senza tradire la minima rabbia o sorpresa.

Stupefatto, Jake non riuscì a spiccicare parola.

Il vecchio annuì lentamente. — E va bene, forse è meglio così. Che parli pure. Forse adesso comincerai a crederle. Spero tu sia pronto per apprendere il lavoro.

Jake ignorò ogni cosa. — Voglio andarmene.

— Quello che tu vuoi non conta nulla. Ti ho chiesto se sei pronto per apprendere il lavoro.

— Al diavolo il suo lavoro. Le ho detto che…

Lo schiaffo a mano aperta arrivò con tale velocità da impedirgli di scansarlo o di pararlo, e lo colpì sulla testa così violentemente da fargli ronzare entrambe le orecchie. Jake barcollò e mosse qualche passo indietro.

Ma un attimo più tardi, non appena tornò a sentire le gambe, il giovane uomo si lanciò all’attacco con un potente gancio diretto proprio alla mascella di Tyrrel…

…che alzò senza sforzo una mano bloccando in volo quel pugno tremendo. Camilla strillò in sottofondo. Jake cercò di liberarsi da quella stretta micidiale, ma senza alcun successo. Il suo braccio destro sembrava bloccato dalla presa di un lottatore, un enorme ammasso di muscoli che stringeva e torceva il suo polso con tutta la sua forza. Ma quando alzò lo sguardo disperato e abbattuto vide che c’era solo il piccolo Tyrrel che lo teneva con una sola mano senza mostrare il minimo sforzo.

— Non voglio farti davvero male — gli disse pazientemente il vecchio quando smise di divincolarsi. — Perché tu devi lavorare, e io spero che tu sia tanto intelligente da imparare ciò che devi senza troppa sofferenza.

Sempre con una mano, Tyrrel strinse le dita ancora un poco, molto poco, e Jake lanciò un urlo di dolore e di impotenza cadendo in ginocchio.

— Ti basta?

— Sì, la prego…

— Lavorerai per me? Accetterai i miei ordini?

— Sì, tutto ciò che vuole.

Tyrrel lo lasciò andare. Poi si voltò e si allontanò, fermandosi a mezza strada per fargli cenno di seguirlo. — Vieni con me. Ti mostrerò i tuoi compiti. Per domani a quest’ora ti converrà avere già fatto qualcosa.