— Inizialmente — spiegò Brainard con un brivido — ho pensato fossero quei gangster che puntavano le loro torce elettriche sulla finestra. Poi ho guardato meglio e ho visto che era dentro… sembrava un insieme di luci. I miei nervi erano sul punto di cedere, e ho sparato.
— Signor Keogh — intervenne Sarah con tono distaccato — alla luce di quanto è avvenuto ieri notte e di quanto sappiamo su questa faccenda, vorrei che lei mi riferisse con obiettiva onestà quante possibilità pensa di avere di ritrovare Cathy e di riportarla a casa sana e salva. — Brainard annuì e guardò Joe con malcelata speranza.
Lo sguardo di Joe andò prima a Brainard, poi alla vecchia Sarah.
— Personalmente non credo che quanto è accaduto ieri notte cambi di molto i termini della questione. Solo, uno dei miei collaboratori è scomparso. Comunque spero di potervi dire entro due giorni quante possibilità abbiamo di ritrovare Cathy; nel frattempo, non dovrete pagarci neppure la trasferta.
Brainard continuò a interpretare la parte del padre in ansia. — Che altro saprà in un paio di giorni che ora non sa?
Joe stava cercando di mettere insieme una risposta quando la sua piccola radio prese a ronzare. Il dispositivo era ancora lì dove l’aveva lasciato, su un tavolino dall’altra parte della stanza. — Scusatemi un attimo.
Si alzò in piedi e raggiunse a fatica il tavolino. Un attimo più tardi udì dalla voce di Maria le parole tanto attese. — Joe? Abbiamo notizie di Bill.
I due visitatori ascoltavano attentamente quanto lui. — Magnifico! E dov’è adesso?
Maria suonò enormemente sollevata. — Non lo sappiamo esattamente, ma gli abbiamo parlato e stava bene. Ci ha detto di aver finalmente trovato la strada giusta. Tra circa un’ora sarà all’imbocco del sentiero del Bright Angel.
Era quasi pomeriggio quando Bill Burdon, con l’aria vagamente stordita, comparve finalmente alla vista sul sentiero del Bright Angel. John e Maria gli corsero incontro scendendo il sentiero per qualche centinaio di metri sul solenne sfondo del Grand Canyon, un panorama abbastanza grandioso da distrarre almeno brevemente l’attenzione di qualunque nuovo arrivato.
— Che diavolo le è successo? — chiese John, andando in collera adesso che il disperso sembrava in salvo.
— Non ci crederete mai — replicò Bill guardando lui e Maria, per poi superarli scuotendo la testa. I due s’incamminarono a loro volta, seguendolo. Quando Bill arrivò sotto casa Tyrrel si fermò a guardarla per qualche istante, come se si aspettasse qualche sorta di rivelazione dall’insolita struttura.
Maria quasi non notò lo strano comportamento di Bill. La sua attenzione andava ad altro in quel momento, a una colonna di turisti simili a formiche che si snodava lungo un sentiero tutto curve molto sotto di loro. Sembrava accigliata, come se stesse calcolando la distanza da qualcosa.
Nessuno dei due uomini le prestò attenzione. Guardando Bill un po’ meglio, John affermò bruscamente: — Ehi, ma ieri sera non aveva la barba! — Questo richiamò di nuovo l’attenzione di Maria.
Bill si limitò a scuotere la testa. Poi allungò una mano e prese brevemente sottobraccio le due persone accanto a lui, come per assicurarsi che fossero vere. La loro solidità lo fece sorridere.
— Dov’è il capo? — chiese. — Ho un rapporto da fargli.
Un’ora dopo circa, Bill sedeva con Joe a un tavolo della terrazza che guardava dall’alto la hall dell’El Tovar e l’autentico, gigantesco albero di Natale che vi svettava. Da qualche parte veniva musica natalizia, turisti a centinaia si divertivano o cercavano di divertirsi e Bill era a metà della seconda versione del suo rapporto. Joe gli aveva offerto un drink, invitandolo a ricominciare daccapo perché la prima versione mancava notevolmente di coerenza. Accanto a Joe, il bastone da passeggio appena comprato faceva bella mostra appoggiato a una sedia.
La barba di Bill attraeva sguardi incuriositi, perché adesso cresceva soprattutto su un lato solo del viso. Aveva cominciato a radersela, ma poi aveva deciso di lasciarla per il momento per corroborare in qualche modo la storia che doveva raccontare.
— Era là vi dico, e campeggiava tranquillamente per conto suo. Mi ha fatto l’impressione di una ragazza bisognosa più che altro di rimettere insieme le idee, tanto per dire.
A conforto di questa sua affermazione, Bill Burdon estrasse le polaroid tenendole per gli angoli con la sua forte mano destra. Poi, come un giocatore che ha in tasca una mano che non si aspettava di vincere, le posò insieme sul tavolo a faccia in su.
Joe prese le foto e le esaminò attentamente. — Già, in effetti sembra proprio la ragazza che ci è stata descritta.
Con un cenno alle foto, Bill replicò: — Oh, quella è Cathy Brainard, potete starne certi. Non ho il minimo dubbio. Ha qualche problema familiare e quindi è logico che non sia voluta tornare con me. Su questo la ragazza è stata inflessibile, e non potevo certo trascinarla con la forza.
— Uhm, capisco. E poi cos’è successo?
— Mi ha indicato quella che doveva essere, almeno in teoria, la giusta direzione. Io l’ho seguita, e… — Bill tacque per un lungo periodo. Poi bevve in un sol sorso una buona metà del suo drink e sogghignò: — Adesso arriva la parte a cui non crederete mai.
Joe bevve un sorso dal suo bicchiere. — Qui potrebbe anche aver torto. Perché non prova?
— Okay. Sono salito per un po’ e alla fine ho trovato casa Tyrrel. Solo che non era questa casa Tyrrell, non la casa che sorge sul ciglio del canyon proprio adesso.
— Continui — lo incoraggiò Joe.
Con vago tono di sfida, Bill disse: — Era casa Tyrrel negli anni Trenta, prima che divenisse un museo. E Tyrrel in persona vi viveva con la sua famiglia.
— Aspetti un attimo: ha parlato con Tyrrel?
— No.
— Con chi, allora?
— Con… con la signora Tyrrel.
Joe restò in silenzio per un attimo. — Vuol dire la signora Tyrrel per cui lavoriamo?
Bill annuì lentamente. — Credo che sia la stessa persona, capo, solo sessant’anni più giovane. E poi…
— Cosa?
— Poi c’era una ragazzina con la giovane signora Tyrrel. Sua figlia, immagino. Una bambina di tre, quattro anni.
— Continui.
— Quella ragazzina assomigliava in modo prodigioso a Cathy Brainard…
A quel punto Bill lanciò un’ansiosa occhiata a Joe Keogh, che sorrise e disse: — Okay. Andiamo a parlare con la nostra cliente.
Lasciando l’albergo e muovendo ancora una volta verso ovest lungo il viale pedonale che costeggiava il canyon, Bill camminò pian piano accanto a Joe che avanzava appoggiandosi al bastone. Trovarono la vecchia Sarah intenta a scaldarsi tranquillamente le mani al caminetto del salotto.
— Signora Tyrrel, ho una domanda molto importante da porle: ha mai incontrato Bill prima della scorsa notte?
L’anziana donna guardò prima uno poi l’altro dei due uomini che aveva di fronte. — Lo sapevo che vi sarebbe stata qualche complicazione — disse. — C’è forse qualche guaio con il tempo, signori?
— Non lo so — replicò Joe. Con la bocca leggermente aperta, Bill guardò con una qualche apprensione il suo capo e poi la signora Tyrrel.
— Giovanotto — disse Sarah guardando Bill. — Quando l’ho vista l’altra sera ho subito pensato di averla già incontrata. Tuttavia tante di quelle stranezze mi sono accadute nel periodo relativamente breve in cui ho vissuto con Edgar da non ricordare esattamente quando è stato.
In modo conciso ma completo, pressato da Joe, Bill raccontò la storia del suo recente girovagare.
Sarah lo ascoltò con attenzione. — Credo che il suo racconto non sia affatto inverosimile. La descrizione della casa sembra corretta. E in quegli anni mi pare di ricordare la visita di un giovane uomo che sembrava del tutto fuori posto. Credo di avergli indicato la strada da seguire per tornare a casa prima che calasse il sole.