— E la bambina? — chiese Joe.
— Anche questo corrisponde. A quei tempi avevo una figlia. Ma adesso ditemi di mia nipote: è per questo che vi pago.
La reazione della vecchia Sarah a quanto Bill le disse su Cathy fu nettamente positiva. I suoi occhi divorarono avidamente le due fotografie.
— Sì, sì, è lei! — esclamò. — Ed era da sola a campeggiare? Ma allora può esserci speranza, signor Keogh!
Pochi minuti più tardi Joe e Bill tornarono nella loro stanza all’albergo El Tovar, dove avevano lasciato John a fare da guardia del corpo a Brainard.
Fu John ad aprire loro la porta. — È arrivata un’intercontinentale mentre voi eravate fuori, da Strangeway in Inghilterra.
Joe si fermò nell’atto di togliersi la giacca. — Cos’ha detto?
— Ha suggerito di chiamare Angie a Chicago e di farle iniziare una ricerca su tutte le persone scomparse in quest’area. Secondo lui debbono essere numerose, almeno nel corso degli anni.
— Okay. — Joe parve enormemente sollevato nel sedere finalmente su una sedia. — Allora chiamala.
Un attimo più tardi Joe parlò a sua sorella, la giovane moglie di John. Angie venne incaricata di cercare in tutti gli archivi e di vedere quante persone scomparse nel canyon negli ultimi decenni erano legate alla famiglia Tyrrel in qualche modo.
Poi, prima di agganciare, aggiunse: — Nulla toglie però che anche quelli che non avevano nulla a che fare con i Tyrrel possano essere scomparsi per colpa del vecchio Edgar.
Quando Joe appese il telefono, Brainard, che aveva cautamente guardato fuori dalla finestra tutto il tempo, si voltò e disse a bassa voce: — Signor Keogh?
— Cosa c’è?
— C’è uno di loro là fuori proprio adesso, uno degli uomini che mi cercano. È là fermo sul viale, come per accertarsi che lo veda.
Joe prese il bastone e si alzò in piedi. Guardò fuori anche lui con cautela, oltre la tenda che Brainard teneva un po’ spostata. — Il tipo grosso con il bavero di pelliccia? — chiese.
— Sì.
— Ne è certo?
— Come potrei sbagliarmi? Dopo ciò che mi hanno detto, le garantisco che non li scorderò tanto facilmente.
— Questo qui si è presentato con un nome?
— Si fa chiamare Preston. Il signor Smith e il signor Preston, così si sono presentati. Naturalmente non ho idea di quali siano i loro veri nomi — rispose l’avvocato Brainard con una fatalistica scrollata di spalle, lasciando lentamente morire le parole.
— Va bene. Vado a dirgli ciao — fece Joe, allungando la mano per prendere la giacca. Infilandosela, lanciò un’occhiata a Bill e John, per poi tornare con gli occhi sul primo. — Bill, lei sembra più grosso e cattivo. Esca con me e mi guardi le spalle. Non dica e non faccia nulla a meno che la situazione non precipiti. John, sta’ qui e tieni gli occhi aperti.
Il sedicente signor Preston, carnagione olivastra, sopracciglia scure e folti baffi neri perfettamente in tono, li guardò immobile come una statua. Un altro uomo, lineamenti bruschi, più piccolo, ma tarchiato e muscoloso, sbucò da qualche parte per unirsi a lui mentre Joe e Bill, quest’ultimo un paio di metri indietro, si avvicinarono lentamente a loro dall’hotel. Tutti e quattro tennero le mani in tasca mentre Preston e Smith guardavano gli altri due avvicinarsi senza abbozzare la sia pur minima reazione.
Joe si fermò a un paio di passi di distanza. — State guardando le mie finestre. Posso fare qualcosa per aiutarvi, signori?
— Non credo proprio — ribatté Smith, dando evidentemente una grande importanza alla domanda. I bruschi lineamenti si allargarono in una smorfia. — Se avrò bisogno di un lustrascarpe te lo farò sapere.
Il tipo grosso con il bavero di pelliccia decise per un approccio più diretto. — Sei uno sbirro? — domandò.
Joe scosse la testa. — Non più — replicò soavemente — ma gli sbirri non sono lontani. Smith e Preston, eh?
Smith volse la testa verso Preston. — Di’, hai sentito anche tu? Lo scarafaggio dice che chiama le giubbe rosse. Ci faccio telefonare dall’avvocato?
Preston diede l’impressione, probabilmente a lungo praticata, di uno che stava rapidamente perdendo la pazienza. Uno sputo partì nella generica direzione delle scarpe di Joe, che vide Bill partire in avanti con la coda dell’occhio per poi fermarsi.
Due ranger del parco nelle loro belle uniformi e con il loro cappello grigio fumo si avvicinavano lungo la passeggiata tra il consueto schiamazzare dei turisti. I ranger parlavano tra loro e, per il momento, non prestavano la minima attenzione a quei quattro uomini isolati dalle facce infelici. Bilanciandosi sul suo bastone, Joe si allungò in avanti e rubò la sigaretta dalle dita di Preston spegnendola sul bavero della costosa giacca del mafioso. Un bianco filo di fumo si levò nell’aria tersa del pomeriggio invernale. Il gesto fu veloce e discreto, come se avesse semplicemente spazzolato un po’ di polvere.
Preston sobbalzò e si contorse, neanche il cappotto fosse stato la sua pelle. Dicendo tre parolacce a bassa voce, mosse un passo avanti.
Conscio della presenza dei ranger, Smith allungò un braccio per trattenerlo. Fu poco più di un gesto, ma funzionò.
A Joe, Smith disse con tono minaccioso: — Di’ a Brainard che farà meglio a pagare i debiti. Pagare i debiti è una legge di natura, capito, scarafaggio? Prima o poi tutti pagano i debiti. Tutti.
— Va bene — disse Joe deciso. — Riferirò.
La vecchia Sarah sedeva con gli occhi chiusi, cercando di ricordare. Era solo la sua immaginazione o davvero nella sua mente aleggiava il fantasma di un evanescente ricordo, quello di un giovane uomo stranamente vestito incontrato fuori dalla porta della casa del canyon un caldo pomeriggio d’estate dei primi anni Trenta?
Ma negli anni Trenta le erano capitate tante di quelle strane cose! Quando una viveva con un vampiro, quando una viveva con Edgar Tyrrel, che differenza poteva mai fare un giovane uomo stranamente vestito?
E quel giovane uomo era rimasto fin dopo il tramonto, fino alla comparsa di Edgar, oppure era davvero riuscita a salvargli la vita come le pareva di ricordare?
Gli anni Trenta però erano andati, erano fuori dalla sua portata e, si augurò, da quella di Edgar. La cosa più importante adesso era naturalmente la moderna prova fotografica fornita da Bill Burdon che dimostrava oltre ogni dubbio che Cathy era viva e non veniva trattenuta contro la sua volontà.
Nulla che potesse aiutarla con Edgar, comunque. Quali notizie positive potevano mai arrivare da lui? L’unica notizia positiva, in effetti, sarebbe stata sentire che era morto. Poiché tutti, anche un nosferatu, dovevano morire prima o poi. Tuttavia nel caso di Edgar, un uomo che tanto spesso piegava il tempo al suo capriccio (o forse che tanto spesso veniva piegato dal capriccio del tempo), neppure un certificato di morte avrebbe garantito la fine del pericolo da quel momento in poi.
Sarah rabbrividì.
Non aveva in effetti mai compreso il lavoro a cui suo marito dedicava la sua vita: la ricerca, l’arte, qualunque fosse il nome più appropriato, che tanto lo aveva affascinato e a cui ancora si dedicava per intero oltre i limiti consentiti all’umano interesse.
No, il suo lavoro non l’aveva mai capito; tuttavia, aveva imparato a temerlo più di ogni cosa.
Rientrando nella sua camera d’albergo, Joe disse a un trepidante Brainard: — Se ne sono andati, per adesso.
— Grazie.
— Por nada. Non credo proprio che si siano spostati di molto.
— Lo so.
— Comunque, anche loro adesso hanno qualcosa a cui pensare. Posso mettermi in contatto con certi amici miei, se vuole, e vedere se quelle due carogne sono ricercati per qualcosa.