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“L’unica volta che un esperto ha messo in dubbio l’autenticità di un’opera, io riferii le sue obiezioni a Tyrrel, e le statue che mi diede da quel giorno in poi erano fatte in modo tale da risultare innegabilmente autentiche. Immagino che qualcuno abbia ancora qualche dubbio di tanto in tanto, ma riesco sempre a trovare un buon numero di clienti che comprano senza fare difficoltà.”

— E Tyrrel cosa le ha chiesto in cambio di tutta questa ricchezza?

— Materiale, soprattutto materiale. Non ha mai voluto dei soldi, dicendo che non sa cosa farsene. Una volta mi ha detto che ha una specie di caverna, giù nel canyon, che nessuno riesce mai a trovare.

— Davvero le ha detto questo?

— In un certo qual modo… sa, piccole cose dette in una conversazione. Sembra incredibile, comunque, che nessuno sia mai riuscito a trovare il suo rifugio. Sembra, finché uno non viene qui e lancia un’occhiata a questo posto — ribadì Brainard, indubbiamente convinto della plausibilità di ciò che diceva.

— Che genere di materiale esattamente gli ha portato? — domandò Joe.

— Be’, gli procuro dei cataloghi e lui sceglie ciò che vuole e mi dice quali attrezzi comprare. Qualche volta mi ha chiesto dei prodotti chimici, e io ho dovuto cercarli presso i laboratori. E poi, di quando in quando mi chiede degli esplosivi. Quelli sono difficili da comprare perché ci vuole la licenza, ma per fortuna conosco qualcuno. Comunque, in genere mi chiede corda, componenti per un generatore e tute da lavoro della sua misura. Ah, una volta anche pennelli, colori e un cavalletto, e un abito da sera…

— E questo è continuato per trent’anni?

— Sì, praticamente sì. Mi ha detto che ha cercato altri modi di procurarsi questa roba prima di incontrarmi, ma che incorreva in un problema dopo l’altro. Comunque, non è entrato in particolari.

— E alla fine lei ha rotto l’accordo, raccontando a Sarah di averlo incontrato.

Brainard annuì. — Sì, è stato un paio d’anni dopo il primo incontro. Io continuavo a saltare fuori con nuove statue, e non potevo certo tenere la cosa segreta a Sarah. Tutti sapevano delle vendite, e lei conosceva troppo bene il lavoro di suo marito e i suoi affari. Sapeva che non esisteva alcuna riserva di statue, così dovetti spiegarle da dove venivano.

— E quale fu la sua reazione?

— Più o meno uguale alla vostra — sospirò Brainard. — Non ne fu affatto sorpresa, non perlomeno quanto mi aspettavo. Mi pose un sacco di domande su Tyrrel, indirette, allo stesso modo in cui lui mi chiedeva di lei.

— Tuttavia non volle incontrarlo, vero?

— No, e non cambiò mai idea. Fu sempre riluttante a venire da queste parti e, le poche volte, vi rimase di giorno, rifiutandosi però di dormirvi la notte. E questo è andato avanti per molti anni, praticamente fino alla scomparsa di Cathy.

— E Tyrrel non ha mai saputo che il vostro accordo non era più così segreto?

Brainard rispose con una stanca alzata di spalle. — Se lo ha saputo non ha detto nulla. Non credo s’illudesse troppo, comunque. Tutte quelle vendite postume non potevano venire nascoste in eterno alla moglie. Probabilmente ha deciso di lasciar correre.

La radio di Joe prese a ronzare e qualcosa nella qualità del suono suggerì, perlomeno a lui, che era urgente. Quando rispose udì la voce di Maria.

— Capo? Cathy Brainard è viva e sta bene, e sta tornando su.

— L’avete vista?

— Sono qui che la sto guardando, qui vicino al recinto dei muli. Sta risalendo dal sentiero del Bright Angel esattamente come Bill.

I tre uomini si guardarono l’un l’altro per un lungo e silenzioso minuto, ognuno sorpreso a modo suo.

Joe prese il suo bastone da passeggio mentre Maria alla radio continuò a riferire i dettagli. Un attimo più tardi avanzò, arrancando al suo miglior passo, notevolmente più veloce dopo il massaggio di Drakulya, cercando di non farsi distanziare dagli altri due. Con piacere scoprì di riuscire a tener dietro senza troppa difficoltà al fiacco e sbuffante Brainard.

Cinque minuti dopo il terzetto arrivò al recinto dei muli, a quell’ora deserto dato che il convoglio mattutino di turisti era già partito da diverse ore e mancava ancora molto al ritorno pomeridiano.

Di conseguenza l’unica persona in vista era Maria, che li attendeva in compagnia di una ragazza che poteva essere solo Cathy Brainard. Vedendo gli uomini arrivare, Maria si allontanò quasi correndo, gridando loro che voleva informare la signora Tyrrel.

Joe vide Strangeway seguire Maria con sguardo leggermente accigliato. Cathy invece restò immobile, guardandoli stancamente. Un grosso zaino che poteva solo essere suo giaceva a terra ai suoi piedi.

Brainard, le sue paure del tutto dimenticate in quel momento, si fermò davanti a sua figlia guardandola con grande sollievo. — Grazie a Dio sei tornata!

— Ciao — replicò la ragazza con qualche riserva nella voce. Di nuovo stancamente accettò un impacciato abbraccio.

Tenendola per entrambe le spalle, il rigido Brainard disse alla figlia adottiva: — Ho avuto paura. Speravo che tu non fossi stata coinvolta nei miei guai. Non ho mai voluto…

— I tuoi guai? — replicò Cathy, dando a Joe l’impressione che non sapesse neppure di cosa parlava il padre e non provasse neppure a capirlo. Sembrava quasi che dovesse compiere un grande sforzo per dimenticare momentaneamente i suoi problemi.

E neppure sfuggì a Joe che Cathy evitò in ogni modo di chiamare Brainard “papà”.

— Ragazza mia… — fece Brainard. — Cathy, non ho nessuna intenzione di chiederti nulla. Semplicemente, sono contento che tu sia tornata. — E goffamente le carezzò i capelli.

— Ne sono felice, perché sono io che ho intenzione di chiederti un po’ di cose. A te e alla zia Sarah — rispose Cathy, per poi guardare i due sconosciuti. — Tuttavia, credo che dovrò aspettare ancora un po’.

Guardandola allibito, Brainard mosse un passo indietro.

Poi Cathy volse lo sguardo su Strangeway. L’occhiata che gli lanciò, inizialmente casuale, divenne fissa e profonda. — Lei chi sarebbe? — domandò, con la franchezza di qualcuno determinato a concentrarsi su faccende più importanti.

Strangeway s’inchinò leggermente, il volto ombreggiato dalla larga falda del cappello. — Un amico di sua madre, signorina Brainard.

Joe intervenne. — Lavora per me — disse, per poi doverle spiegare chi era lui e le ragioni della sua presenza lì.

Una volta chiarito questo lato della faccenda, Cathy guardò gli investigatori con una qualche amarezza oltre alla stanchezza. — Be’, sono tornata. Credo quindi che la caccia sia finita.

— Cathy! — urlò la voce di zia Sarah. Si stava avvicinando da casa Tyrrel con tutta la velocità consentitale dagli anni. Cathy corse verso di lei con le braccia aperte, e i presenti poterono finalmente assistere a una riunificazione molto più emozionante.

Pochi attimi più tardi Joe, in compagnia di John e di Strangeway, tornò arrancando verso l’albergo. Sarah, Cathy e Brainard li avevano preceduti. Durante la prima parte della passeggiata il silenzio regnò sovrano.

— Immagino che possiamo cominciare a fare i bagagli — suggerì John a un certo punto, più o meno a metà del cammino.

— Non io — replicò Strangeway.

— E perché no? — domandò John.

— Perché sto pensando, signori — fece il loro speciale collega — a L’origine della specie.

Joe Keogh tacque per un attimo.

— Intende forse dire il libro di Charles Darwin?

Occhi scuri si volsero su di lui.

— Non tanto il libro, quanto l’argomento: le leggi che governano lo sviluppo della vita sulla Terra. Il vero interesse di Tyrrel sembra andare a queste fondamentali leggi di natura, che Darwin cominciò a studiare più di un secolo fa. La mia gente e la vostra sono entrambe soggette a queste leggi. Perché siamo tutti esseri umani, tutti figli della Terra.