— Ha l’aria da jettatore.
— Pienamente d’accordo con te.
E le due donne continuarono a scendere il sentiero.
Trascorsero forse cinque minuti quando Cathy si accorse che Maria non aveva nulla con sé, neppure una borraccia.
— Non credi di aver bisogno di qualcosa?
— No, perché non penso di andare lontano — replicò Maria guardando fisso avanti a sé come rapita da qualche pensiero profondo. Cathy esitò a interrompere quella concentrazione.
— Mi stai seguendo, non è forse vero? Forse per controllarmi, forse per curiosità personale, ma comunque mi stai seguendo. Come fai a sapere dove andremo?
Maria rispose con un’alzata di spalle.
— Be’, non so come ma hai ragione — fece Cathy tirandosi indietro una ciocca di capelli. — Non hai bisogno di nulla, neppure una borraccia, perché non è lontano.
— Lo so. Ma come vi arriveremo?
— Devi conoscere il segreto. Io lo conosco. In alternativa, sono pazza e riesco a inventarmi delle cose incredibili.
— Qual é questo segreto?
— Oh, un trucco che mi ha insegnato mio padre… voglio dire il mio vero padre. Ma ero molto piccola allora. Per tanto tempo l’ho dimenticato, ma una volta che uno impara una cosa importante non se la scorda mai: capisci cosa intendo? Un po’ come imparare ad andare in bicicletta.
Maria non rispose. Continuò a camminare guardando fisso avanti a sé, come se i suoi pensieri andassero in realtà a ben altro.
Un’improvvisa nevicata investì le due donne cadendo tanto fitta da nascondere il sentiero sopra e sotto di loro. La lenta carovana di muli comparve alla vista altrettanto all’improvviso. La guidava un ranger del parco. Cathy e Maria si spostarono il più possibile verso la parete interna del sentiero per lasciar passare gli animali dal passo sicuro e costante, ognuno dei quali trasportava un turista semiassiderato. Gli uomini e le donne sulle placide cavalcature, concentrati solo sul caldo e la civiltà che li attendevano alla fine della corsa, non rivolsero neppure un’occhiata alle due escursioniste in attesa.
Il segreto menzionato da Cathy consisteva, naturalmente, nella conoscenza di una certa tecnica necessaria a chiunque volesse entrare o uscire da quello che i suoi genitori chiamavano il Canyon Profondo. Tuttavia era essenziale conoscerla bene non solo per superare la barriera del tempo, ma anche per riemergere dall’altra parte nell’epoca giusta. La destinazione andava quindi scelta con cura; per Cathy, come lei stessa comprendeva, quel viaggio nel ricordo non era solo necessario, ma anche inevitabile.
Mentre scendevano il Bright Angel, Cathy cercò di spiegare queste cose a Maria, ma senza molto successo.
Infine Maria le prestò abbastanza attenzione da dire: — Per me è tutto nuovo qui. Sei tu che devi guidarmi.
— Oh, guidarti è facile. Da bambina ho percorso questo sentiero più volte di quanto possa ricordare, o meglio più di quanto potevo ricordare: ma adesso che sono qui, tutto mi appare chiaro come il sole.
Ora le due ragazze erano sole, completamente tagliate fuori dall’improvvisa tormenta che aveva obbligato tutti a cercare riparo. Scendendo il sentiero, Cathy continuò a porsi domande sul suo passato: chi era la sua vera madre? In qualche modo si sentiva certa che sua madre, chiunque fosse, era certamente morta da tempo. E chi era suo padre, l’uomo forte e gentile che sempre compariva nei suoi ricordi d’infanzia?
Nel corso della sua vita come figlia adottiva di Brainard, Cathy comprese gradualmente che l’adozione l’aveva resa una parente del vecchio Edgar Tyrrel, un artista famoso e grandemente eccentrico che nei lontani anni Trenta aveva, tra le altre importanti imprese, costruito casa Tyrrel. Ma fino a pochi mesi prima, Tyrrel e i suoi vecchi affari non ricevevano molta considerazione nei pensieri di Cathy, perché in nessun modo si poteva collegare il celebre scultore il cui nome compariva sui libri e nei musei con i vaghi ricordi che aveva di suo padre. Perché, tanto per cominciare, le date non coincidevano affatto.
E neppure aveva mai provato un particolare desiderio per visitare la casa di Canyon Village. Poi, nel suo diciassettesimo Giorno del Ringraziamento qualcosa era cambiato.
Cathy sapeva che suo padre adottivo si recava talvolta al Grand Canyon per misteriosi affari, anche se Brainard discuteva raramente di queste cose con lei. Nessuno nella casa dove viveva parlava mai di casa Tyrrel, e lei crebbe senza dare la minima importanza alla faccenda.
Fino a quando non era venuta al canyon con gli amici. Le bastò una sola occhiata per riconoscerla: quella era la casa dov’era nata e cresciuta!
Assorta nei suoi pensieri, Cathy quasi passò la svolta giusta per mettere in opera la tecnica insegnatale da suo padre. Tuttavia all’ultimo momento, nonostante la neve, riuscì a riconoscere il posto. Le due giovani donne abbandonarono quindi il battuto sentiero del Bright Angel per seguire quello che pareva un sentiero di capre che non conduceva da nessuna parte. Ma Cathy avanzò decisa, senza neppure voltarsi.
Nella coscienza di Cathy fluttuavano senza alcuna ragione apparente delle vecchie immagini di Edgar Tyrrel, fotografie trovate nel corso degli anni su giornali e riviste. Era certa di aver visto almeno una di quelle foto incorniciata nella casa di Canyon Village, e le sembrava di averne notata un’altra nella guida turistica del canyon regalata dall’albergo a lei e ai suoi amici nel corso della visita di un mese prima.
Anche nella casa di Long Island zia Sarah teneva una o due di quelle foto in bianco e nero, scattate da una delle vecchie macchine fotografiche a scatola degli anni Trenta. Nei piovosi pomeriggi della sua infanzia, la giovanissima Cathy, persa in un passato del quale disperava di trovare mai l’origine, aveva contemplato quelle foto molte volte. E talvolta quelle foto si erano confuse, o perlomeno così pensava da tempo, con i veri ricordi di un uomo che lei chiamava papà.
La neve smise di colpo di cadere e l’aria divenne più calda. Il cielo restò nuvoloso ma la luce cambiò, suggerendo un annuvolato tramonto nel Canyon Profondo: un tramonto non più invernale. La visibilità era perfetta.
— Sì, il posto è questo — disse Cathy con molta calma. Si trovavano in qualche canyon laterale, una gola selvaggia e decisamente più piccola del Grand Canyon. Un torrente abbastanza stretto da poterlo attraversare con un salto scendeva gorgogliando a valle. Il sentiero di capre c’era ancora, solo che adesso seguiva serpeggiando il corso del torrente. Procedendo in fila indiana le due ragazze giunsero a una macchia composta da strani pioppi nani oltre cui, a una cinquantina di metri di distanza, videro un piccolo cottage in una pianeggiante radura. Neppure una luce illuminava le finestre, e il luogo sembrava ostile e deserto.
Cathy arrestò il suo cammino osservando il piccolo edificio. Maria si fermò incerta accanto a lei.
— Io vivevo in quella casa un tempo — disse Cathy. — Non per molti anni, no. Comunque sono certa di avervi vissuto.
Il suo sguardo andò a Maria che, silenziosa e con occhi sognanti, era ovviamente immersa nei propri pensieri e non prestava molta attenzione a lei o alla casa.
Strano comportamento per una detective, si disse Cathy; tuttavia aveva altro a cui pensare. Ad alta voce aggiunse: — Scommetto che mio padre vive ancora qui, forse non nella casa, ma comunque nei paraggi. Ne sono quasi certa.
Questo attrasse l’attenzione di Maria. — Tuo padre? Gerald Brainard?
— Oh no! — esclamò Cathy, seccata da quell’ottusità. — Il mio vero padre, quello che ricordo da bambina.
Lentamente le due giovani donne si avvicinarono alla casa deserta. Un leggero ma continuo ronzio di sottofondo, semiattutito dal gorgogliare del ruscello, suggeriva un qualche tipo di macchina al lavoro.