Con Bill che apriva la strada, i due entrarono nella hall attraverso una doppia porta che creava una sorta di camera termica indispensabile per tener fuori il freddo d’inverno e la polvere d’estate.
La hall dell’El Tovar consisteva di un grande locale, o meglio due grandi locali come subito notò Maria, alti due piani ognuno. Il soffitto a punta della prima sala era sostenuto da travi e montanti di legno, rozzamente lavorati ma caldi per l’inconfondibile effetto del tempo. E nonostante i moderni negozi di souvenir su entrambi i lati dell’ampio locale e la profusione di luci elettriche, le pareti e il soffitto mostravano una sorta di profonda solidità che confermava la loro esistenza da circa un secolo. Dentro, la vociante massa di turisti imbacuccata nei giacconi da sci con la videocamera a tracolla non riusciva a nascondere del tutto il gran numero di stelle di Natale sistemate ovunque su tavoli e scaffali. Fantasiose composizioni di rametti di vero abete dotate di luci intermittenti e pigne colorate rallegravano le robuste travi e le scure pareti; teste impagliate di animali, alcune con le corna, altre con le zanne esposte per un’ultima, improbabile difesa, guardavano tutti dall’alto in basso con aria di disapprovazione.
Un albero di Natale alto due piani occupava il centro della sala più interna. I suoi rami più alti si perdevano in una sorta di soppalco dalla ringhiera di legno in cui la gente sedeva a mangiare. La reception dell’albergo si trovava in quella sala, sulla destra, appena dietro l’albero.
Mentre Bill si fermava al banco della reception per chiedere un’informazione, Maria si voltò bruscamente per esaminare la folla e vedere se lo strano signor Strangeway li aveva seguiti fin dentro. Ma non ne vide alcuna traccia.
Come ogni buona turista, Maria prese un opuscolo prima di lasciare il lungo e affollato banco dietro cui si affaccendavano diversi impiegati. Un attimo più tardi seguì Bill lungo uno dei corridoi a pianterreno che partivano dalla hall. Lanciando intanto distratte occhiate al suo opuscolo apprese che l’albergo era stato costruito nel lontano 1905, cosa a cui poteva facilmente credere dopo aver visto da vicino le pareti di legno e le vetuste travi del soffitto. Ovviamente l’impianto elettrico, il condizionamento e, si sperava, i servizi delle camere dovevano essere molto più recenti.
Dopo aver passato una dozzina di porte, Bill si fermò e bussò alla tredicesima.
Una cauta voce proveniente da dentro pronunciò poche e incomprensibili parole, almeno per lei; ma Bill rispose e la porta si aprì mostrando un uomo robusto e di media statura che indossava un pesante maglione da sci. I capelli color sabbia cominciavano a mostrare qualche sfumatura grigia: doveva essere sulla quarantina. L’uomo li esaminò entrambi dalla testa ai piedi, poi disse: — Entrate pure. Sono Joe Keogh.
La suite di Keogh comprendeva un salotto, un bagno e una piccola camera da letto, il tutto arredato con pessimo gusto in una sorta di stile pseudo-vittoriano. Attorno al tavolo del salotto facevano bella mostra quattro sedie, tutte spaiate. Una di esse era già occupata. I due giovani detective vennero immediatamente presentati al cognato di Keogh, John Southerland, venuto con lui da Chicago per dare una mano nelle indagini. Southerland aveva circa ventotto anni, la stessa età di John. Alto quasi uno e novanta, sembrava massiccio e affidabile. I suoi capelli castani tendevano irrimediabilmente ad arricciarsi. La barba corta e ispida spinse Bill a pensare che i casi fossero due: o stava facendosela crescere, oppure aveva bisogno di una bella rasatura.
Studiando in silenzio il volto duro e astuto di Keogh, Maria decise che aveva davvero la faccia giusta per quel mestiere. La sua scheda era stata avara di notizie, ma pareva assodato che facesse l’agente di polizia a Chicago prima di sposare la sorella di Southerland e mettersi in proprio con i suoi soldi.
— Sedete, ragazzi — disse Keogh indicando le sedie attorno al tavolo. Parlava con voce bassa, quasi neutra. — Sono felice che siate arrivati adesso. Sembra che debba cominciare a nevicare da un momento all’altro.
Qualsiasi scambio di commenti sul tempo venne interrotto da un battito alla porta. John Southerland si alzò per far entrare, in qualità di fidato collega, il piccolo e sospetto signor Strangeway.
John fece le presentazioni del caso. Da qualche parte spuntò una quinta sedia, diversa anch’essa da tutte le altre, e presto i detective sedettero attorno al tavolo.
Seguì una pausa. Maria ebbe la netta impressione che fossero loro il problema: Keogh non sapeva spiegare ai rinforzi da Phoenix il lavoro da fare.
— Quello che abbiamo davanti può, o meglio potrebbe, venire classificato come un caso insolito — disse Keogh infine per poi tacere, agitarsi sulla sedia e lanciare una strana occhiata a Strangeway, che lo guardò impassibile.
Il vento, che sempre si alzava sul finire del giorno invernale, cominciò a gemere alla finestra.
Bill si schiarì la gola. — Chi è il cliente? — domandò direttamente a Keogh.
Approfittando di una nuova esitazione di quest’ultimo, Maria intervenne per dire: — A Phoenix ci hanno detto che si tratta di una sparizione, una ragazza di diciassette anni, e che il caso presenta dei risvolti insoliti.
Strangeway sedeva con le braccia conserte, impassibile e attento a ogni parola.
Keogh guardò Southerland. — Parla tu. Forse è meglio.
Il giovane uomo si schiarì la gola e cominciò: — La cliente si chiama Sarah Tyrrel ed è una vecchia di ottant’anni, anno più, anno meno. Suo marito, Edgar Tyrrel, era uno scultore attivo negli anni venti e trenta. Nato in Inghilterra, trascorse qui nel canyon la maggior parte dei suoi anni creativi. Le sue sculture sembrano tornate di moda ultimamente, e quindi la signora Tyrrel non avrà problemi a pagare il nostro conto.
Nessuno commentò. — La ragazza scomparsa — riprese John — è Cathy Brainard, sua nipote… o forse bisnipote?
— Bisnipote — confermò Strangeway seccamente. Tutti si volsero a guardarlo.
— Il padre di Cathy, che è un padre adottivo (qualunque cosa significhi), è un certo G.C. Brainard, un mercante d’arte con studio d’avvocato. La nostra entrata in campo lo lascia perlomeno indifferente. Secondo me qualcosa gli dà un gran fastidio, non ho idea di cosa sia ma… Per farla breve, qualcuno ha raccomandato la nostra agenzia alla vecchia e lei ha continuato a chiamare finché non abbiamo accettato. Lui ironizza ogni volta su di lei per questa sua insistenza, ma immagino sia normale per chiunque prendere un po’ in giro la vecchia e ricca zia. Che ne dici, Joe? Secondo te è il modo giusto di mettere le cose?
Keogh si limitò ad annuire in un modo che Maria Torres giudicò non molto convinto. John guardò allora Strangeway, che rispose con un amabile sorriso ma senza far commenti.
— La signora Tyrrel ha preso una stanza qui? — chiese Bill, constatando che nessuno sembrava ansioso di parlare.
— Sta qui, certo, ma non in albergo — spiegò Keogh. — C’è una casa chiamata giustamente Casa Tyrrel a circa mezzo miglio a ovest di qui, proprio sul ciglio del canyon. Era la casa di suo marito all’inizio degli anni Trenta, la casa dove loro due hanno vissuto. Adesso appartiene alla direzione del parco, ma l’accordo stipulato tra lei e le autorità le consente di usarla ogni volta che desidera. In questo momento si trova là con Brainard.
— E Cathy era con loro in quella casa quando è scomparsa? — domandò Maria.
— No — replicò Keogh scuotendo la testa. — La faccenda è più complessa. Lei alloggiava in uno degli alberghi, non questo, con un gruppo di amici della scuola. Tutti hanno confermato che Cathy non era mai stata qui prima di quella visita a fine novembre, nel periodo del Ringraziamento.
“I ragazzi hanno fatto quello che si fa di solito nel Grand Canyon, passeggiate, picnic, eccetera. Avevano tende e sacchi a pelo e inizialmente volevano andare a dorso di mulo giù al Phantom Ranch, mezza giornata di viaggio tra andata e ritorno con pernottamento fuori, ma alla fine hanno deciso di lasciar perdere. Poi, il secondo giorno, Cathy ha cominciato a comportarsi in modo strano. Anche qui i suoi compagni sono tutti d’accordo. Alla fine lei se n’è andata borbottando qualcosa circa una passeggiata. Gli altri hanno pensato intendesse una passeggiata qui, nel parco o al centro commerciale, invece è sparita. C’è un testimone oculare che afferma di aver visto una ragazza somigliante a Cathy e vestita come lei prendere il sentiero del Bright Angel con un grosso zaino sulle spalle, come se intendesse dormire fuori.