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— Uno che fa le ricerche. Se voi avete perduto un bottone, per esempio, lui ve lo trova in quattro e quattr'otto. Lo stesso se perdete un battaglione di guardie o se vi scappano i prigionieri: lui non ha che da mettersi gli occhiali e ve li scova seduta stante.

— Quand'è così, mandate a chiamare un investigatore.

— Ne conosco uno che fa al caso nostro, — propose il dignitario, — si chiama Mister Carotino.

Ecco, adesso sapete chi era Mister Carotino. Appena arriva vi dico anche com'era vestito e di che colore erano i suoi baffi.

No, questo non ve lo posso dire, perché Mister Carotino non aveva i baffi. Invece aveva un cane, un cane da caccia, di nome Segugio, che lo aiutava a portare gli strumenti. Mister Carotino infatti non andava mai in giro senza una dozzina di cannocchiali e di binocoli, un centinaio di bussole, una decina di macchine fotografiche, un microscopio, una rete per prendere le farfalle e un sacchettino di sale.

— Del sale che cosa ve ne fate? — gli domandò il Principe Limone.

— Col permesso di Vostra Eccellenza, io metto il sale sulla coda dei prigionieri fuggiti, poi li prendo con la rete per le farfalle.

Limone sospirò:

— Ho paura che questa volta il sale non vi servirà: i prigionieri fuggiti non hanno la coda.

— Il caso è molto grave, — osservò severamente Mister Carotino, — se non hanno la coda come faccio a prenderli? Dove glielo metto il sale? Col permesso di Vostra Eccellenza non si dovrebbero mai lasciar fuggire i prigionieri dalla prigione. O almeno, prima di lasciarli fuggire bisognerebbe attaccargli una coda, così da poterli riprendere.

— Ho visto al cinema, — intervenne il dignitario di cui vi ho parlato prima, — che qualche volta gli evasi si prendono mettendo loro il sale sulla testa.

— E' un sistema sorpassato, — ribattè con aria spregiativa Mister Carotino.

— E' un sistema molto, molto sorpassato, — ripetè Segugio.

Il cane dell'investigatore aveva questa particolarità: che ripeteva spesso le parole del suo padrone, aggiungendovi alcune semplici osservazioni personali.

— Ho un'altra idea, — disse Mister Carotino.

— Noi abbiamo molte, molte altre idee, — ripetè Segugio, dondolando le orecchie con aria d'importanza.

— Si potrebbe adoperare il pepe, invece del sale.

— Giusto, giusto, — approvò entusiasticamente il Governatore. — Voi gli gettate il pepe negli occhi e quelli si arrendono subito.

— Lo credo anch'io, — osservò Pomodoro, — ma per gettargli il pepe negli occhi prima bisogna trovarli.

— Questo è più difficile, — ammise Mister Carotino, — ma con l'aiuto dei miei strumenti mi ci proverò.

Mister Carotino era un investigatore come si deve: non faceva mai nulla senza i suoi strumenti. Per esempio, per andare a dormire adoperò tre bussole: una per trovare la scala, la seconda per trovare la porta della sua camera, e la terza per trovare il letto.

Ciliegino passò di lì per dare un'occhiata e vide Mister Carotino e il suo cane Segugio, sdraiati sul pavimento, che consultavano la bussola discutendo animatamente.

— Che cosa fanno, lor signori per terra? Forse cercano i buchi nel tappeto, che per caso i prigionieri non siano scappati di lì?

— Cerco il mio letto, signor Visconte. Tutti sono capaci di trovare il loro letto a occhio nudo. Ma un investigatore deve agire scientificamente. Il mio dovere professionale è di consultare prima di tutto gli strumenti tecnici del caso. La bussola, come lei mi insegna, è dotata di un ago magnetico sempre puntato verso il nord. Andando in quella direzione io troverò infallibilmente il mio letto.

Accadde invece che andando in quella direzione l'investigatore sbattè la testa contro lo specchio dell'armadio e siccome aveva la testa dura mandò lo specchio in mille pezzi. Il cane Segugio si tagliò la coda e gliene rimase solo un mozzicone.

— I nostri calcoli devono essere sbagliati, — disse Carotino.

— Devono essere molto, molto sbagliati, — sospirò Segugio.

— Cerchiamo un'altra strada.

— Cerchiamo molte altre strade, — approvò Segugio, — e possibilmente che non vadano a finire contro gli specchi.

Questa volta, invece della bussola, Mister Carotino usò uno dei suoi potentissimi cannocchiali di marina. Ci ficcò l'occhio e cominciò a girarlo a destra e a sinistra.

— Che cosa vedete, principale? — domandò Segugio.

— Vedo una finestra: è chiusa, ha le tende rosse ed ha quattordici vetri per parte.

— La scoperta è molto importante, — esclamò Segugio, — quattordici e quattordici fa ventotto: se andiamo in quella direzione possiamo produrci ventotto tagli in testa e quanto a me non so che cosa mi resterà ancora della mia coda.

Carotino girò il cannocchiale in un'altra direzione.

— Che cosa vedete, principale? — domandò Segugio preoccupato.

— Vedo una costruzione in ferro battuto. E' molto interessante: ha tre gambe, legate insieme da un giro di ferro. In cima alla costruzione c'è un tetto bianco, apparentemente smaltato.

Segugio era sbalordito per l'abilità del suo padrone.

— Principale, — osservò, — se non sbaglio nessuno fino a questo momento aveva scoperto tetti smaltati.

— Noi saremo i primi, — continuò Carotino. — Un investigatore deve saper trovare ogni sorta di cose misteriose in una semplice camera da letto.

Marciarono nella direzione della costruzione in ferro battuto con il tetto bianco smaltato, non prima di essersi sdraiati per terra e di aver ascoltato con l'orecchio sul pavimento, per essere sicuri che nessun cavallo si aggirasse nelle vicinanze. Dopo una marcia di una decina di passi arrivarono sotto la costruzione di ferro, e ci arrivarono tanto sotto che il tetto si rovesciò.

Quale non fu la meraviglia e la sorpresa del valente investigatore e del suo valentissimo cane Segugio quando dal tetto piovve sulle loro teste e sulle loro spalle una doccia freddissima. Rimasero immobili per timore di altri danni e lasciarono colare pazientemente l'acqua sui capelli, sul viso, nel collo e nella schiena.

— Penso, — borbottò Carotino, scontento, — penso che si trattasse di un catino.

— Penso, — aggiunse Segugio, — si trattasse di un catino con molta, molta acqua, destinata alle abluzioni del mattino.

Carotino si alzò, imitato dal suo fedele aiutante. Scoprì senza difficoltà il letto, da cui distava un metro e mezzo, e vi si diresse dignitosamente, continuando a fare profonde osservazioni come questa:

— Nella nostra professione bisogna affrontare dei rischi; ci siamo lavati la testa con l'acqua del catino, ma in compenso abbiamo trovato il letto.

— Ci siamo molto, molto lavati la testa, — osservò per conto suo il cane.

Al quale, del resto, non arrise la fortuna: gli toccò di dormire sul tappeto, con la testa appoggiata alle pantofole del suo padrone. Carotino russò tutta la notte e si svegliò solamente con il primo raggio di sole.

— Segugio, al lavoro, — chiamò affettuosamente.

— Padrone, sono pronto, — rispose il cane, balzando a sedere sul mozzicone di coda che gli era rimasto dopo il disastro dello specchio.

Non si poterono lavare la faccia perché tutta l'acqua si era rovesciata. Segugio si accontentò di leccarsi i baffi, poi diede una leccatina anche alla faccia del suo padrone. Indi scesero entrambi in giardino e diedero inizio alle ricerche.

L'investigatore estrasse prima di tutto un sacchetto di quelli che si adoperano per giocare a tombola, con dentro i novanta numeri del lotto. Pregò il cane di dargli un numero. Segugio introdusse la zampa nel sacchetto e tirò fuori il numero sette.

— Dobbiamo fare sette passi a destra, — concluse l'investigatore, dopo aver riflettuto per qualche minuto.