Fecero sette passi a destra e andarono a finire in un cespuglio di ortiche.
Segugio si punse quel suo povero rimasuglio di coda. Carotino si punse il naso che in pochi minuti divenne rosso come un peperone; rosso.
— Ci dev'essere un errore, — ammise l'investigatore.
— Ci debbono essere molti, molti errori, — approvò tristemente Segugio.
— Proviamo un altro numero.
— Proviamo molti, molti altri numeri.
Questa volta uscì il numero trenta e Mister Carotino ne dedusse che dovevano fare trenta passi a sinistra.
Fecero i trenta passi e andarono a cadere nella vasca dei pesci rossi.
— Aiuto! Affogo! — gridava il celebre poliziotto privato.
— Eccomi, padrone, — rispose volenterosamente Segugio, e afferratolo per la collottola con i denti, in poche bracciate lo trasse in salvo.
Si sedettero sull'orlo della vasca a farsi asciugare gli abiti.
— Ho fatto una scoperta preziosa, — disse Carotino.
— Molto, molto preziosa, — approvò Segugio, — ma anche abbastanza umida.
— Immagino che i prigionieri siano fuggiti attraverso la vasca dei pesci rossi.
— Forse essi hanno scavato una galleria proprio sotto la vasca.
Fecero chiamare Pomodoro e gli chiesero di dare disposizioni perché si scavasse sotto la vasca: gravi indizi facevano supporre che i prigionieri se la fossero svignata da quella parte. Ma Pomodoro si rifiutò recisamente di rovinare la vasca. Carotino sospirò e scrollò il capo.
— Ecco la gratitudine del mondo, — disse, — io sto sudando lette camicie, anzi mi sto addirittura prendendo un bagno dopo l'altro, e invece di aiutarmi nel mio lavoro le autorità locali mi ostacolano con ogni mezzo.
Per fortuna passava di lì Ciliegino, come per caso, e l'investigatore gli chiese se conoscesse un'altra uscita dal parco che non fosse una galleria scavata sotto la vasca dei pesci rossi.
— Certamente, — rispose Ciliegino, — il cancello.
Mister Carotino riflette rapidamente e concluse che l'idea poteva essere buona. Ringraziò con calore il Visconte e, seguito da Segugio che non finiva di scrollarsi l'acqua di dosso, si diresse verso il cancello.
Ciliegino non lo perdeva d'occhio e quando lo vide uscire dal cancello e imboccare la strada del bosco, si mise due dita in bocca e lanciò un fischio.
Carotino si voltò di scatto.
— Dite a me?
— No, no, signor Carotino. Stavo avvertendo un passero che gli ho messo delle briciole sul davanzale.
— Che animo gentile, signor Visconte. — Mister Carotino fece un inchino e proseguì la sua passeggiata.
Al fischio di Ciliegino, come potete immaginare, rispose un altro fischio, non così sonoro, naturalmente, ma soffocato e discreto, e un cespuglio si agitò proprio a destra dell'investigatore, sulla soglia del bosco: Ciliegino sorrise, i suoi amici vegliavano. Egli li aveva avvisati dell'arrivo di Mister Carotino e aveva preparato con loro un piccolo piano di battaglia.
Anche l'investigatore vide il cespuglio agitarsi. Si buttò a terra, subito imitato da Segugio e rimase immobile.
— Siamo circondati, — bisbigliò l'investigatore sputando la polvere che gli era entrata in bocca e nel naso.
— Siamo molto, molto circondati, — sussurrò il cane, dirimando.
— Il nostro compito, — proseguì Carotino, — si fa di minuto in minuto più difficile. Ma noi dobbiamo trovare i prigionieri ad ogni costo.
— Noi dobbiamo trovare molti, molti prigionieri.
Carotino si concentrò per riflettere, poi studiò il cespuglio con un binocolo da montagna.
— Non c'è più nessuno, — osservò. — I pirati si sono ritirati.
— I pirati? — domandò Segugio. — Abbiamo a che fare anche con i pirati?
— Certo! — esclamò severamente Carotino. — Chi si nasconde di solito dietro i cespugli e provoca il loro agitarsi discreto ma misterioso, se non i pirati? Abbiamo sicuramente a che fare con una terribile banda. Non ci resta che seguirne le tracce: esse ci porteranno sicuramente nel nascondiglio degli evasi.
Segugio non finiva di meravigliarsi per l'acutezza del suo padrone.
I pirati intanto si ritiravano, muovendosi abbastanza visibilmente tra i cespugli. Ossia non si vedevano i pirati, ma si vedevano i cespugli agitarsi, e Carotino sapeva che là dietro si nascondevano i pirati, i quali si ritiravano per sottrarsi alle sue ricerche ed all'inevitabile cattura.
I pirati non si vedevano anche per un'altra ragione, che poi vi dirò.
Dopo un centinaio di metri la strada penetrava nel bosco. Carotino e Segugio la imboccarono senza esitazioni, fecero qualche passo, poi si fermarono all'ombra di una quercia per riposarsi e fare il punto sulla situazione.
L'investigatore trasse dal sacco dei suoi strumenti il microscopio e cominciò ad esaminare accuratamente la polvere del sentiero.
— Nessuna traccia, padrone? — domandava con ansia Segugio.
— Nessuna traccia, amico mio.
Proprio in quel momento si udì un fischio prolungato, poi una voce lanciò un grido lamentoso:
— Ooooh! Ooooh!
Carotino e Segugio si gettarono a terra.
Il grido si ripetè due o tre volte. Non c'era dubbio, ormai. I pirati si facevano dei segnali.
— Siamo in pericolo, — costatò Carotino, senza battere ciglio, mettendo mano alla rete per farfalle.
— Siamo molto, molto in pericolo, — gli fece eco il cane.
— I pirati hanno interrotto la ritirata ed hanno iniziato una manovra di aggiramento per prenderci alle spalle. Tieniti pronto con il pepe. Appena essi si fanno vedere, tu lancerai loro il pepe negli occhi, ed io li catturerò con la rete.
— Il piano è molto audace, — disse Segugio con ammirazione, — ma ho sentito dire che i pirati sono armati di colubrine. Che cosa succederebbe se essi, una volta catturati, fuggissero sparando?
— Maledizione! — ammise Carotino. — A questo non ci avevo pensato.
— Io credo, — propose il cane, gongolando per essere riuscito a mettere in difficoltà il celebre poliziotto privato, — io credo che possiamo usare il sistema «lepre e cacciatore».
— Ossia? — domandò Carotino.
— E' un sistema che viene usato all'estero per la caccia alla lepre. Si tende una corda molto resistente da un albero all'altro, in un punto dove presumibilmente la lepre si troverà a passare in giornata. Accanto alla corda si pone un coltello che non taglia. Quando la lepre, inseguita dai cacciatori, giunge presso la corda, esclama: "Maledizione!" — Ma subito vede il coltello e dice: "Meno male, mi servirò di questo coltello." Afferra il coltello e comincia a tagliare. Ma, come vi ho detto, i cacciatori hanno scelto un coltello che non taglia. La lepre suda, si affanna, bestemmia e inveisce ma non c'è verso: non riesce a tagliare la corda e i cacciatori le sono addosso.
— E' un sistema molto ingegnoso, — ammise Carotino. — Ma sfortunatamente io non ho con me un coltello che non taglia. Ho solamente lame affilatissime, di primordine, di marca spagnola. E a pensarci bene non ho con me nemmeno la corda.
— Allora non c'è niente da fare, — concluse Segugio.
In quel momento una voce soffocata gridò, a pochi passi dai due poliziotti sdraiati nell'erba.
— Mister Carotino!
— Una voce di donna, — costatò l'indagatore, stupefatto.
— Mister Carotino! — continuò la voce in tono supplichevole.
Segugio arrischiò un'osservazione personale.
— A mio parere, — disse, — si tratta di una donna in pericolo. Forse essa si trova nelle mani dei pirati, che la vogliono usare come ostaggio. Credo che dobbiamo fare il possibile per liberarla.
— Non possiamo, — disse Carotino, seccato dall'invadenza del suo aiutante. — Dobbiamo catturare degli evasi, non liberare dei prigionieri. Siamo stati assunti con un compito preciso, non possiamo fare proprio il contrario di quello che siamo pagati per fare.