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<<Ah già, è vero... (boh!)>>

<<E sai perché ci avevano chiamati?>>

<<N-no!>>

<<Perché veniva ad inaugurare la sede il vescovo... don Egisto Forte! Quel po­sto doveva essere lindo e pulito come il sedere di un neonato. Doveva brillare al sole! Un pavimento così terso che ci avresti potuto mangiare sopra! Per­ché sai qual era il vizio di don Forte?>>

<<Non saprei... vestirsi di pelle e farsi frustare?>>

<<...non mettere alla prova la mia già labile indulgenza...>>

<<...sì...>>

<<Il vescovo ha il brutto vizio di baciare i luoghi che visita... solo che non si sa dove! E sai dove è andato a posare le sue labbra immacolate in segno di sa­luto?>>

<<N-no!>>

<<Nello stipite della porta nell’aula N°31 al secondo piano! Quale era la tua stanza Scattini?>>

<<La... la 31 al secondo piano?>>

<<Esatto! Ed ora abbiamo un vescovo di ottantaquattro anni bloccato in casa con un herpes devastante alla faccia! Lo devono nutrire con una cannuccia a pompa... non può neanche a succhiarsi il brodo da solo... SCATTINI!!!>>

<<Presente!>>

<<Tu sei la mia rovina!!!>>

<<Ah... ah sì?>>

<<Sei un fannullone! Sei l’emblema assoluto della poltroneria... SCAT­TINI!!!>>

<<Presente!>>

<<Devi saltare come una molla quando ti chiamo!!! Sull’attenti!!! Io non sono come tutti quegli sciacquapiatti che conosci tu...>>

<<Sì! Sì! Sto saltando! Non vede che sto saltando? Ma che ci posso fare io se un prete si mette a baciare gli stipiti delle porte? Non ha di meglio da fare nella vita? Dio solo sa quanto olio di gomito ho buttato per pulire quella stanza... quattro volte ho passato e ripassato per terra... io sono un buon operaio, non un fannullone come dice lei... che ci posso fare se ho lasciato in vita qualche povero germetto... il sangue c’ho buttato in quel posto...>>

Dormii tutto il tempo su di un bancone.

<<Non credere di convincermi coi tuoi piagnistei da donnicciola... deficiente! Tu saresti uno Scattini? Dal niente la nostra famiglia ha creato quello che ora io ho fatto diventare un impero multinazionale! E ai miei tempi un simile menefreghismo nel lavoro era punito con le trentasei nerbate di una frusta spessa un dito! Oooh, ancora ricordo il sangue che colava a fiumi dalle mie ferite, mentre mio nonno mi prendeva a pietrate in faccia di fronte ai miei compagni di lavoro solo perché avevo chiedere un bicchiere d’acqua! Quelli erano tempi... i tempi del rispetto! I tempi dell’obbedienza! Ricordo come fosse ieri il giorno che andammo a pulire il Colosseo a Roma... ci chiamò il Duce in persona! Eravamo un pugno di uomini, 20 giorni ci lavorammo... giorno e notte... instancabil­mente... ci pagavano quattro lire... ma ogni minuto sempre con più forza, con più vi­gore! La furia e il sudore che buttavamo nella fatica del lavoro era il no­stro elisir... la nostra energia! Gli operai della premiata ditta di pulizie: “Scattini & Figli” erano un esercito! L’acciaio fuso ci correva nelle vene! E guardami negli occhi mentre ti parlo!!! Apprezza il pianto di un uomo che getta il suo dolore in un ricordo che fu! Cosa sei adesso tu? Un uomo? Ti definisci tem­prato dalla vita? La società per te una culla! Cosa ti scorre nelle vene? Sangue? Balle! La nu­tella ci passa... la marmel­lata... peggio! Ora­zio: tu hai il moccio nelle vene! Scattini!!! Devi saltare di un metro quando pronunzio il tuo nome!>>

<<Sì! Sì! Sì! Io... io ci... ci provo...io...io...>>

<<Melma! Tu sei melma! La feccia della società! Una società accomo­data in un ozio oramai inestirpabile... e la colpa è tutta tua!!!>>

<<Mia?! Ma che centro io?>>

<<Silenzio!!! E ora ascolta: caro il mio mollaccione; ho in serbo per te una gustosa sorpresina...>>

<<(Oh Dio adesso m’ammazza!)>>

<<Devi sapere che, fortunatamente, prima dell’increscioso incidente... ero riu­scito ad ottenere l’appalto per la pulizia, in occasione della festa del loro santo patrono, di un luogo di culto famoso in tutto il mondo.>>

<<Di che si tratta? Se è lecito chiedere?>>

<<Della Basilica di Assisi!>>

<<Ah!>>

<<Mi hanno chiesto di mandare lì il nostro materiale migliore e una persona di massimo credito. Questa, dovrà insegnare ai frati francescani le tecniche di pulizia, con cui la nostra ditta, è diventata famosa in tutto il mondo. Ciò mi permet­terà, uno: di rimediare il fattaccio; due: di riconquistarmi la fiducia del por­porato; tre: di raggiungere sempre di più il mio sogno... San Pietro! Oh, già vedo i miei de­tersivi che scorrono sulle sante mattonelle di marmo nel luogo simbolo della chiesa cattolica... le mie ramazze che s’incuneano discrete nelle stanze del vaticano... sino su... sempre più su... nella dimora del Papa! Oh Dio, per­dona il mio ardire: sono solo un uomo!>>

<<Ehm, senta, io non penso di essere adatto per questa crociata, e poi l’ha detto lei: sono un mollaccione! Lasciamo perdere, eh? Le trasferte per me sono sempre un peso anzi, se non le dispiace, vorrei tornare a pulire le fer­mate degli au­tobus...>>

<<Scordatelo Scattini! Troppo comodo! Effettivamente potrei mandare ad Assisi una persona di mia fiducia... oppure andarci io stesso... ma voglio darti una responsabilità! Partirai domani con il treno delle quattro di mattina! E tra sessantatré giorni esatti ci sarò io, lì, a vedere come hai svolto i lavori insieme ai frati e... attento: personalmente andrò dal primo che mi capita a chiedergli l’esatta composizione chimica del liquido per la pulizia del water, e se non mi saprà rispondere... manderò in fallimento la mia ditta spedendo ad ogni azienda del globo una lettera di diffida nei tuoi confronti dimodoché nessuno sulla faccia della terra vorrà averti a lavorare con lui! Questa volta ti ho in pu­gno, e godrò come un pazzo a vederti cadere nel baratro della miseria! AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH!!!>>II.             Le lezioni

Al rogo! Al rogo! Ecco dove a mio zio piacerebbe mandarmi. Fossimo nel medioevo, avrebbe già arrostito il mio deretano dietro ad un mucchio di risate. E non vede l’ora di arri­va­re ad Assisi per accendere la sua miccia! Insegnare le tecniche di pulizia... io? Che amma­la­pena so come si usa lo spazzolino da denti! Ricordo ancora anni fa le lezioni che teneva quell’inva­sato sulla costruzione delle ramazze, composizione di detersivi e altre diavolerie del gene­re. Per lui l’azienda è stata sempre come una specie di setta religiosa! Obbligava i nuovi operai, ap­pena as­sunti, me compreso, a seguire un corso intensivo di preparazione di novanta giorni a paga dimezzata, sette giorni su sette, diciotto ore al giorno! Egli stesso fungeva da insegnante! Si co­minciava alle tre di mattina spaccate! I corsi si svolgevano in un sotterraneo umido, fatto sca­vare appositamente sotto i magazzini della ditta; un fitto andiri­vieni di strettissimi cunicoli che facevano da cornice ad un ambiente cupo e tetro, illu­mi­nato solo da candele e torce a mu­ro. E dopo quattro ore di preghiere al santo protettore dei netturbini cominciava la predica!

<<Il mondo è una pozza! Un liquame schifoso che avanza sempre di più! E cosa stiamo rischiando? Stiamo rischiando di venire sommersi! Sommersi da una schiuma pu­trida che gli uomini contribuiscono a creare! Fatta di rifiuti! Di scarichi fo­gnari! Di vizi di una società capitalista, che getta gli scarti del suo benessere come se fossero grandi contenitori trasparenti di merendine! Dove stiamo andando? Cosa troveranno i nostri figli? Una foresta! Una foresta fatta di monumentali inceneritori di ri­fiuti! E quando al cielo alzeranno le loro in­nocenti testoline, ci saranno nubi perenni a salutarli! Nubi che non fa­ranno capire la dif­ferenza fra il giorno e la notte! E vivranno al massimo sino a trent’anni! Tra i dolori e gli spasmi di malattie incurabili! In un futuro cupo e grigio, perderanno sentimenti e co­scienza, e il caos regnerà sovrano! Forse, un domani, si troverà rimedio per le malattie oggi incurabili. Ma die­tro alla porta ci sarà sempre un nuovo morbo pronto ad appestarci! A ren­dere la nostra vita piena di paure e incertezze! Nelle nostre cantine esistono miliardi di virus e germi creati da noi stessi, pronti a saltarci addosso per di­sgregare le nostre stesse esistenze! Sotto ad ogni letto, nei meandri di ogni angolo buio, c’è un brulicare nervoso di mi­nuscole vite, che non vedono l’ora di eliminare noi uomini dalla terra, per sostituirci in un nuovo regime! Questo è il futuro! Il futuro se non ci fossimo noi: “Gli Operatori Ecologici”!>>