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Con una violenza dirompente l’infermiera frantumò il piatto pieno di minestra rovente sul viso del pri­ma­rio poi, presa una siringa, gliela piantò in un occhio.

<<Oh Cristo!>>, imprecò terrorizzato il giovane dottore che lo accompagnava.

<<Cristo? Stupido ragazzino, non bestemmiare pochi minuti prima della tua morte; dinanzi al Signore faresti una brutta figura!>>

<<Non mi ammazzare, ti prego...>>, con voce stridula, il giovane, cadde a terra terrorizzato. Ad i suoi occhi, si presentava uno spettacolo raccapricciante: l’infermiera vera stava seduta sulla sedia con un cucchiaio conficcato in bocca e Ugo, indossato il suo camicie, lo fissava con uno sguardo iniettato di morte.

<<Ma guarda come tremi! Basterebbe un mio soffio per farti esplodere il cuore dalla paura! Vi divertivate sciocchi ragazzotti ad esaminarmi in tutte le po­si­zioni... a ridere di me, di com’ero fatto... e questa puttanella insieme con tutte quelle civette di colleghe; a controllarmi tutti i momenti sotto le mutande... per cinque mesi ho simulato di essere un’ameba senza più vita! Perché controlli e polizia non si preoccupassero più di me; e piano-piano non fui più un pericolo. Ed ora sono solo un ricordo, assolutamente innocuo...>>

<<Ti prego... ti prego, io comprendo la tua...>>

<<Ma cosa comprendi tu?>>, urlò violento Ugo sollevandolo dal camice. <<Voi medici e dottori siete solo buoni a ventilare pietà mentre alle vostre spalle si consumano tragedie! La tragedia di perdere tutto! Di morire dentro! Di vedere tutto il tuo mondo faticosamente co­struito disgregarsi come pane secco! Ma adesso sono tornato in vita, e sono pronto di nuovo a dissetarmi dal calice della vendetta>>, Ugo afferrò la gola del ragazzo e cominciò a stringere. <<Scattini: prepa­rati!!! Aprirò una voragine sotto i tuoi piedi, e ti spedirò dritto all’inferno!!!>>V.                 A destinazione

Assisi, stazione di -. Pomeriggio, ore 13 e 35.

<<Questa si chiama sincronia divina!!!>>, urlò Donna Valeria. <<All’ultimo amen, il treno ferma la sua corsa alla nostra meta. Fedeli!!! Tutti giù! A beatificare il suolo benedetto!!!>>

Io e Grazia ci alzammo all’unisono con ancora le dita intrecciate in quello che oramai era diventato un giochino romantico: accarezzarsi rispettivamente i pollici, pizzicarci le un­ghie... e mille altre innocenti languinerie.

<<Il mio animo ora è pulito.>>, disse Grazia. <<E il tuo?>>

<<Mai sentito meglio! E come se i pesi della vita fossero diventati piume.>>

<<Sai; oggi posso dire di aver conosciuto una persona dolce, gentile, e tanto fedele!

<<E io lo ...lo stesso. Ma aspetta: t’aiuto a portar giù le valigie.>>

Non l’avessi mai detto! I loro bagagli: quattro valigione di color grigio notte del peso approssima­ti­vo di 400 chili l’una; otto zaini tubolari (rosa gentile) alti 1 metro e venti; cinquantaquattro contenitori di cap­pelli (capo d’abbigliamento d’obbligo nella sua famiglia); una statua della Madonna con bam­bino in marmo di Carrara alta 2 metri con tanto di basamento in cemento armato e ser­pente ai piedi; otto tele ad olio raffiguranti santi vari con cornice di legno di faggio; quarantatré rosari, tesori di famiglia, di cui uno del diametro di un metro, scolpito in roccia delle Dolomiti!

Terminai il facchinaggio alle 4 e 21 pomeridiane. Rimasi solo, in stazione. Il sudore entrato negli occhi, mi aveva completamente offuscato la vista. Subito dopo, fui avvicinato da una strana figura di cui riuscivo ammalapena a distinguere i contorni:

<<Mi scusi: è lei il signor Scattini?>>

<<Sì ma... ma per favore... mi chiami solo... solo...>>

Non riuscii a finire la frase. Svenni dalla fatica! Riaprii gli occhi la sera tardi.

<<Oooh Cristo che mal di testa...>>

<<Ehm... mi scusi; se proprio deve fare esclamazioni di carattere re­ligioso, gradirei che si riferisse a Giuda, o a qualcun altro...>>

<<Chi è lei? E do... dove sono?>>

<<Io sono il vicario: frate Luigi; e lei si trova nell’Eremo delle Carceri: nella dimora dei francescani!>>

<<Oh cazz... cioè oh ...oh ca... cavolo! Avevo un appuntamento alla basilica que­sto pomeriggio...>>

<<Lei è Orazio Scattini, giusto?>>

<<Ehm... sì.>>

<<Non la vedevamo arrivare. Così, ho mandato frate Egisto a prenderla; non ci aspettavamo ci cadesse letteralmente ai piedi... poi Donna Valeria ci ha spiegato tutto.>>

<<Ah sì? E ade... adesso dove sono?>>

<<Lei e sua figlia vuole dire? Alloggiano qui con noi. Sono persone di gran fede.>>

<<(Perfetto!)>>

Frate Luigi mi scrutava con ciglio cattivo dall’alto della sua autorità. Aveva una cinquantina d’anni con barba e capelli curati che gli arrivavano fino alle spalle. Ma era il suo aspetto che mi incuriosiva. Se non fosse un frate, avrebbe potuto essere uno di quei tanti imprenditori rampanti abbronzati di mezza età.

<<Se le interessa,>>, disse <<anche lei alloggerà con noi. In quanto alla sua, di fede, ho molto da dubitare...>>

<<Non si preoccupi: può fidarsi! E adesso, cosa si fa?>>

<<Adesso si dorme! Se sta parlando delle sue lezioni di pulizia, per quanto credo possano servire, tutto è slittato a domani. La merce della sua ditta è già qui da una settimana... comprese le scope con display a cristalli li­quidi...>>

<<Ah, quelle! Vanno collegate con un sensore al braccio e poi, una volta por­tati i dati nel...>>

<<Mi risparmi la sua lezione su come si ramazza! Una volta c’erano scope di saggina con manico di legno... e adesso in lega di titanio... puah! Dorma bene. La sveglia domani è alle 4 del mattino!>>

<<Le quattro?! Non si può fare un po’ più tardi? Verso mezzogiorno?>>

<<Le vuole parlare il nostro priore: Padre Gustavo! Lui si libera dalla medi­ta­zione solo a quell’ora.>>

<<Ci discuto nel pomeriggio! Non mediterà mica tutto il giorno?>>

<<Lui medita tutto l’anno! A domani; signor Scattini...>>

<<Per favore, mi chiami solo...>>, e uscì sbattendo (molto cordialmente) la porta. <<Orazio...>>

Intanto mi accasciai sul cuscino imbottito di paglia, completamente distrutto! Non feci neanche in tempo a chiudere gli occhi... che m’ero già addormentato.

Colle dell’Eremo, stanza di Donna Valeria. Sera, ore 22 e 35.

<<Madre?>>

<<Cosa c’è? Immacolata figliola!>>

<<Cosa pensate di quel ragazzo? Quello che avete redento sul treno?>>

<<Ma bambina mia; ma cosa stai dicendo?>>

<<No madre è che... io... io, lo trovo simpatico... tutto... tutto qui!>>

<<Ohhh povera la mia piccina, vieni tra le braccia della tua mamma e stringimi forte! Lo sapevo, lo sapevo che prima o poi il demonio sarebbe venuto a met­terti alla prova! A tentare la tua purezza! Perché Signore? Perché anche alla mia figliola? Proteggila, tu che puoi! Ed io, che t’avevo accudito con tanto amore; perché?>>

<<Ma... madre, voi piangete.>>

<<Perché è venuto il momento, non capisci? Quando venisti al mondo, io, nei tra­vagli del parto, ebbi una visione! Un’immagine di santo m’apparve innanzi di­cendo: “Donna Valeria, le tue preghiere non sono state accolte! Il maschio che hai tanto cercato e chiesto non è disponibile in magazzino; ci dispiace! Purtroppo per te, ti daremo una bambina! Sai già i problemi che attenderanno te e la tua fede cristiana! Il sesso femminile è più incline alle lascivie della carne, essendo ogni carne... generata da una donna! Ma il Signore ha fede in te! Educa la tua creatura nell’adorazione della parola e guidala verso una vita di beatifi­cazione e di preghiera penitente! Ma attenta! Dietro ad ogni an­golo Satana è pronto ad impadronirsi della sua innocenza! Più volte ti met­terà alla prova! E quando i pruriti della tua bambina si faranno sentire con più eco, il diavolo sferrerà il suo poderoso attacco finale! Solo la tua fede nel Signore potrà salvarla! Solo le tue preghiere alla Madonna la pro­teggeranno dal peccato...”. Ora capisci bambina mia?>>