<<Ma madre voi... voi dunque non mi volevate...>>
<<Io... io avevo tanto chiesto al Signore di farmi partorire un santo! E invece...>>
<<Ma madre io... io...>>
<<Ohhh figliola tu non riesci a capire! Sei donna! E le donne sono tutte peccatrici! Dio le punì simbolicamente con la cacciata dal paradiso! Eva rovinò la vita di tutti noi cristiani inducendo al peccato il povero Adamo! E da quel giorno, già punita con il flusso del sangue e i dolori del concepimento, la donna fu gettata in un mondo ove la lussuria regnava sovrana! Ed ella si trovò perfettamente a suo agio! Ed ora è toccato anche a te...>>
<<Madre, io sono sconvolta,>>, diceva Grazia tra i singhiozzi. <<e poi... ho solo detto che mi era simpatico...>>
<<Si comincia con la simpatia, poi con una stretta di mano... e si finisce strappandosi reciprocamente i vestiti!!! Ma non capisci che è tutta una catena? Ti prego: chiedi aiuto al Signore! Già io... con la voce rotta dal pianto lo sto chiamando con la mia anima. Figliola, ti prego, desisti dalle tue fantasie, dalle domande, da tutti i piaceri carnali... fallo almeno per la tua mammina...>>
<<Va bene madre. Lo farò per voi. Ve lo prometto.>>VI. Il Padre Priore!
Colle dell’Eremo, stanza di Orazio. Sabato mattina, ore 3 e 39.
TOC-TOC!
<<Chi... chi... è?>>
<<Mi scusi, sono frate Emanuele; frate Luigi mi ha detto di passare da lei perché dovevate parlare con Padre Gustavo.
<<Sì, va bene, andate pure; ci... ci vado da solo...>>
<<Ehm... mi dispiace ma... ma frate Luigi mi ha detto di accompagnarvi; dice che avete l’occhio del poltrone.>>
<<Beh, il frate ha visto giusto. Ora arrivo! Tempo di vestirmi.>>
Passai davanti allo specchio e saltai dal terrore! Poi guardai bene. Quello riflesso ero proprio io! Un attimo per riprendermi; una sciacquata veloce alla faccia (con un’acqua talmente gelida che m’ibernò temporaneamente i tratti del viso) ed ora, ero quasi pronto... dico quasi perché mancava...
<<IL CAFFÈ! Senza caffè io non parlo neanche con la Madonna!>>
<<Va bene: venga con me in cucina.>>
Io adoro il caffè, niente da dire... solo che quello del giovane frate mi preoccupò alquanto, perché ci mise un quarto d’ora a raggiungere la tazzina!
<<è un po’ forte; qui da noi si usa così. Sa, il lavoro e la preghiera esigono attenzione!>>
Alla fine di quel caffè, mi sentivo un cocainomane!
<<Si sente bene?>>
<<Mai stato meglio!!! Mai!!!>>
<<Allora, andiamo da Padre Gustavo!>>
<<Lui che tipo è?>>
<<è un santo!>>
<<No! Un altro?>>
Frate Emanuele, durante il tragitto, mi raccontava di come i giorni passavano all’eremo; dei momenti di preghiera, di festa, di lavoro, di incontro. E mi raccontava di quella vita con il volto colmo di felicità, con un’enfasi... da tifoso di calcio! Ma nonostante tutto, io continuavo a chiedermi perché, giovane com’era, l’avesse scelta rinunciando a tutto.
<<Entri pure. Questa è la cella di Padre Gustavo>>
<<Grazie del passaggio, ci vediamo dopo...>>
Con molta cautela varcai la soglia di quel lugubre luogo. Proprio di fronte a me, illuminato fiocamente da una candela alla sua destra, c’era Padre Gustavo; inginocchiato e di spalle. La porta si chiuse. Rimasi solo. Insieme con quella figura che, da lontano, pareva un disegno a pastello. Quel moccolo di candela accanto a lui disegnava tutt’intorno alla cella una luce spettrale, che sembrava fosse lì a brillare da un’eternità. In quell’ambiente così chimerico ebbi l’impulso di farmela sotto! Inoltre, con la porta chiusa, tutto il mondo esterno sembrava si fosse cancellato di colpo, ed io e quell’individuo, eravamo gli unici interpreti di una pittura immaginaria. Il quel buio claustrofobico stavo già iniziando a dare i numeri quando, il sangue mi si gelò definitivamente nelle vene!
<<Sei Orazio vero? Vieni avanti!>>
La sua voce sembrò uscire da ogni mattonella della stanza! Persino dal pavimento, persino dal soffitto!
<<Ma lei parla in Dolby Digital?>>
<<Coraggio figliolo, vieni a sederti accanto a me!>>
Mi diressi verso lui e, mentre m’avvicinavo cauto, sbigottito realizzai che la sua figura stava fluttuando a mezz’aria! Le sue ginocchia erano sospese a circa trenta, quaranta centimetri dal suolo in un continuo lento ondeggiare.
<<Sa... salve...>>
<<Accomodati pure!>>
<<Ehm... grazie...>>
Quando mi sedetti rimasi di sale vedendo che il suo volto pareva un dipinto! Fisso! Immobile! Con gli occhi serrati!
<<Ti aspettavo ieri pomeriggio.>>
Parlò, ma le sue labbra non si mossero per niente!
<<Lei è una specie di ventriloquo?>>
<<Orazio, non ti sto parlando con la mia voce... ma con la mia mente!>>
<<Ah, sì-sì, certo, la sua mente, e già...>>
<<Cos’è, non mi credi?>>
<<Io? Ma che dice? Certo che le credo! Solo che voi francescani siete molto... molto pittoreschi, non c’è che dire...>>
<<Tu pensi che il corpo sia la parte più importante di noi stessi Orazio?>>
<<Credo di... di sì...>>
<<Orazio, è la nostra mente che comanda! La mente! La mente Orazio! La mente è il potere! Un concetto astratto che non ha nulla di materiale che comanda ciò che è assolutamente materiale! Avverti anche tu il sottile gioco che vi sta dietro? Il nostro corpo è solo un guscio in continua mutazione; il suo fine ultimo è la decadenza, poi la morte! Se viviamo mettendo prima di tutto il nostro corpo, si finisce col far invecchiare prima la nostra mente! Quel continuo ondeggiare pulsante di energie dal potere strabiliante contenute nel nostro cervello! Ed io, in decine di anni di ininterrotta meditazione, posso dire di essere arrivato a controllarle tutte!>>
<<Ah sì?>>
<<Ma certo! La mia mente spazia ormai nel passato e nel futuro, in questo e in altri mondi... sai Orazio: sono anni che t’osservo!>>
<<Lei mi osserva?>>
<<Io sapevo che tu saresti venuto qui già prima che tu nascessi...>>
<<Ma va? Lei è proprio una forza! Se ha tempo mi fa una schedina?>>
<<Orazio, tu sei un ragazzo molto interessante!>>
<<Ah... ah sì?>>
<<Ho visto le tue gioie, le tue sfortune, le tue delusioni, le tue amarezze... e ho visto anche come ogni volta sei riuscito a tirarti su e a ricominciare tutto daccapo... ma ora sei dinanzi a me... e voglio esaminarti meglio! Voglio entrare nella tua mente!>>