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<<Chi... chi è lei?>>

<<Voglio sapere dove si trova Orazio Scattini!>>

<<Perché vuole saperlo?>>

<<Voglio salutarlo e stringerlo forte! è tanto tempo che non lo vedo... al­lora: dov’è?>>

<<Queste sono informazioni riservate! Lei potrebbe essere della concorrenza; io non posso...>>

<<Che lei non possa... è ancora da vedere!>>

<<Ma insomma, si può sapere cosa diavolo vuole?>>

<<Gliel’ho detto! Voglio sapere dove si trova Orazio Scattini. Me lo dica! E nessuno qua dentro si pentirà di essere nato!>>

<<Ma che razza di... se ne vada subito! Ha capito? Io non dico niente a nessuno! Fuori! Altrimenti chiamo la polizia!>>

<<Lei non chiama un bel niente!>>, il tizio lo sollevò dal bavero della giacca tenendolo sospeso in aria.

<<...oh Cristo!>>

<<Un altro che impreca quando l’angelo della morte viene a fargli visita! Ma insomma? Non c’è più rispetto neanche per il figlio del creatore?>>

<<Ma chi è lei? Cosa vuole da me?>>

<<Io sono uno che è venuto a regolare un po’ di conti! Per l’ultima volta: mi dica dove si trova Orazio Scattini! O le lascerò tante dita quante ne occorrono per contare fino a tre!!!>>

Nello strattonare mio zio gli cadde il cappello rivelando la sua identità.

<<Oh Dio lei... lei è quel folle che gli ha sparato!>>

<<Mi ha riconosciuto... ciò mi lusinga ma... mi spiace, ora sono costretto a mandarla a suonare l’arpa su qualche nuvoletta!>>

<<No, aspetti...>>

<<Non avrà mica paura di morire? Su, non si preoccupi. Lascerà questo mondo con dignità! Perché quando ammazzo qualcuno... gli faccio veramente male!>>

<<Non ha capito! Io e lei potremmo... potremmo metterci d’accordo! Lei vuole la testa di mio nipote tanto quanto la voglio io! Mi lasci: e insieme organizze­remo un piano che lo toglierà dalla faccia della terra una volta per tutte!>>VIII.   La pulizia

Assisi, cortile dell’Eremo. Mattina, ore 9.

<<Salve a tutti! Pregato bene?>>

Nessuna risposta.

<<Va beh; possiamo finalmente cominciare! Allora: io sono Orazio! Voi tutti ben sapete che il consiglio francescano ha accettato di rinnovare completa­mente gli attrezzi di pulizia con quelli della “Scattini S.p.A.”. E qui arriviamo al nocciolo! Con i nostri attrezzi non si tratta solo di cambiare detersivi, ma anche metodo e organizzazione delle pulizie! Ma veniamo al punto cominciando dalle scope. Sono utraleggere e collegate a questo computer centrale tramite un sensore attaccato al vostro braccio. Il com­puter, cal­colerà esattamente la superficie dell’area ramazzata; ognuno di voi avrà una precisa zona da rispettare. Dei guanti magnetici fanno restare at­taccate le mani alla scopa, e solo quando si sarà ottemperato esattamente al metraggio da scopare le mani si sbloccheranno dal manico. Una setola della scopa, una a caso, possiede un sensore sensibile alla pol­vere, che farà cal­colare la superficie passata al computer! Ma solo in pre­senza di polvere! Ora: il de­tersivo per i piatti. Ne basta una goccia per 1000 litri d’acqua! Ed è con­tenuto in queste piccole boccette con contagocce. Il liquido, uscendo cambia la sua com­posizione chimica e se l’acqua dove si trova rimane senza movimento per più di 20 secondi il composto si tra­muterà in acido sol­forico! L’odore che emana il detersivo a noi può sembrare comune lavanda... ma in realtà è un sofisticato segnale di riconoscimento per il sensore del con­tenitore che, a sua volta, collegato al computer, l’avverte che voi state lavorando. Il segnale scompare solo quando l’odore s’allontana in pratica, quando si toglie il tappo dal lavan­dino! Le spugne: si aprono in due e al centro contengono la boccetta del li­quido. Premendo con l’indice al centro si avrà l’esatta erogazione di de­ter­sivo per coprire 35 metri quadri di superficie da pulire (o sono 45? Va beh; è lo stesso!). Quando si pigia per erogare il deter­gente, al cervello elettronico viene mandato un avviso che dice che la spugna è in funzione. Mentre la usate, una bolla d’aria sistemata all’interno, continuamente sollecitata, rassicura il computer sul fatto che state la­vorando. Se la bolla d’aria non riceve più sollecitazioni per più di 48 secondi avviene la detonazione di una piccola carica di esplosivo al plastico sistemato in un punto segreto e... avete 9 secondi per allontanarvi in un raggio di almeno 60 metri! Le spugnette vanno bene per tutto: dalla pulizia dei mobili a quella dei vetri. Ora... ehm, i... i lavapavimenti a rullo: funzionano a batterie nucleari e sono a comando vo­cale. Mentre siete occupati in altri lavori, gli dovrete dire la superficie in me­tri quadri che intendete fargli pulire. Ma occhio: esso fun­zionerà solo se voi state la­vorando ad altre applicazioni. Perché vi ricordo: tutto è collegato al computer centrale; e fate molta attenzione perché se accendete un lava­pavimenti e poi vi dimenticate di dargli precise istruzioni... qui finisce che in tutta l’Umbria non cresceranno alberi per un bel pezzo. Va bene? Dimen­ti­cavo: ogni attrezzo scelto sarà vostro per sempre, una sofisticata memoria interna gli permetterà di riconoscere la vostra voce. Per oggi è tutto! Do­mande?>>

Tutti erano a bocca aperta con gli occhi sgranati.

<<Ci avrei giurato... bene! Familiarizzate pure con la roba e poi passate da me che immettiamo nel cervellone i codici e le vostre voci!>>

<<Orazio?>>

Era Grazia!

<<Grazia! Che bello rivederti! Prima non mi hai salutato; pensavo che...>>

<<Scusami; è mia madre che non vuole.>>

<<Tua mamma? E perché?>>

<<Non fare domande, ti prego! Io... io penso che non potrò più parlarti e... e allora...>>

<<Ma Grazia, io e te non ci siamo mai parlati! Voglio dire: conosciuti! Non so qual è il tuo film preferito, il tuo numero di scarpe... che deodorante usi, che misura di reggiseno porti... (anche se la posso benissimo immaginare...)>>

<<Orazio, tu sei il l’unico ragazzo per cui ho pianto... io... io credo di amarti. Ma devo dirti addio!>>

<<Grazia, aspetta...>>

<<Orazio!>>, m’interruppe con gli occhi gonfi di lacrime <<Io soffro ma... ma non devo più vederti.>>

<<Grazia, ascolta: questa notte, verso le tre, vediamoci giù in cortile!>>

<<Ma non...>>

<<Di nascosto, di nascosto da tutti! Ti prego. T’aspetterò sino all’alba!>>

Una voce insistente la chiamava.

<<Oh no, mia madre! Mi credeva chiusa in stanza... adesso chi la sente? Orazio...>>

<<Non dire nulla: a stasera.>>

E si allontanò; lasciando nell’aria quella scia d’innocente sensualità che la caratterizzava. Che ragazza, che tenera fanciulla: pazza di me! Ed io? Io non lo sapevo... percepivo solo l’odore di una ragazza che era capace di piangere per me! E questo, mi faceva sentire un maschio schi­fo­so e fiero di esserlo! E di nuovo quella tristezza riprendeva ad assalirmi... quel sentirmi falso. Ma cosa cercavo io? Cosa volevo da lei? Era neanche due giorni che mi trovavo nell’Eremo e già mi pen­tivo di tutte le mie malefatte! Ma non volevo, non volevo perdere la mia identità! Ero fatto così e allo­ra? Amavo Grazia ma era colpa mia se vedevo prima il suo fondoschiena e poi il suo cuore?

Sotto il grosso porticato Donna Valeria attendeva l’arrivo della figlia.

<<Madre, io...>>.

<<Silenzio! Non dire nulla! Entra in stanza... e vai a pregare!>>

Ci misi un intera mattinata per catalogare le voci e i codici di tutti, e dovevo essere preciso, al­tri­menti se un arnese non riconosceva la voce del proprietario andava in corto circuito e si au­to­distruggeva! Meritato fu il pasto alla mensa dei francescani. Ma non vidi lì né Grazia né Donna Valeria. In compenso mi consolai con: mozzarelle di primo latte con pomodori e ci­polline; trenette tartufate con pesto di giornata; arrosto di cervo in salsa mille odori; fettona di crostata con marmellata ai frutti di bosco; frutta di stagione e... l’Amaro dei Francescani: 78 gradi! Che scese nello stomaco a trovare i già venti bicchieri di verdicchio che allegramente m’ero scolato! E quando cominciai a cantare “Laudato sii” in ebraico antico, i frati capirono che qualcuno l’aveva da portarmi a riposare nel mio letto!IX.            Pentiti!