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<<Ma...>>

<<Venga fuori ho detto!!!>>

Appena uscirono; un brusio di chiacchiera si levò lungo tutto l’eco del salone. Anche se ma­gari non era vero, mi sentivo l’argomento di discussione e ciò, mi faceva sentire piccolo-pic­colo. Una mano amica mi bussò amichevolmente sulla spalla, era frate Emanuele che, arri­vando dalle cucine col grembiule tutto imbrattato di sugo, così mi testimoniava la sua com­prensione:

<<Sai Orazio, sono vent’anni che sono qui e non ho mai visto così incazzato frate Luigi!>>

<<Tu dici che è grave?>>

<<Fossi in te; dormirei con un occhio aperto: è un tipo molto vendicativo...>>

Ma era colpa mia o no? Quella povera stellina di Grazia non c’era. Probabilmente quella vi­pe­ra di sua madre l’aveva serrata in camera. Che rimorso, che nodo alle budella... un imba­razzo mi­cidiale mi scese addosso come un’aquila in picchiata, stavo male... proprio male!

Intanto, fuori, nel cortile...

<<Frate Luigi, poco fa lei mi ha sconvolto!>>, tuonò Padre Gustavo. <<Insomma: che le sta succe­dendo?>>

<<Padre, quel ragazzo è un demonio! Se non ce ne liberiamo subito rischiamo di...>>

<<Ma cosa vaneggia?! Quale demonio? Le devo forse ricordare la nostra filo­so­fia? Sveglia frate Luigi! Sveglia! E lei che deve aprire gli occhi, non Orazio.>>

<<Mi sta forse paragonando a quell’essere immondo? Io mi rifiuto di...>>

<<Lei avrà il potere di rifiutare un mio consiglio solo quando non sarò più il priore dell’eremo! Sino a quel momento, è tenuto a seguire tutto quello che le dirò io. Sono stato chiaro?>>

Nessuna risposta.

<<Sono stato chiaro?>>

<<Sì; è stato chiarissimo.>>

<<Bene! Io torno alla meditazione. E lei farebbe bene a farsi un bel esame di coscienza. Anzi, già che c’è, si chieda anche il perché ha scelto di prendere i voti...>>

Un fulmine piombò dal cielo e, in una scarica di fumo, Padre Gustavo, sparì!

<<Ma certo, certo... continuiamo pure con questi fenomeni da baraccone!>>, di­ceva tra sé mentre si allontanava il fumo da sotto il naso. <<L’essenza della fede? La fede afferma che il demonio va distrutto! Annientato! E non sarò certo io l’unico che permetterà ad un eretico di alloggiare in un luogo santo! Lei continui pure a fare pagliacciate da prestigiatore, a viaggiare con la mente tra passato e futuro... io invece resterò qui! A garantire a tutti i fedeli della terra la certezza della preghiera! A morte il demonio, a morte!!!>>XII.       …che darei per lei…

TOC-TOC!

<<Chi è?>>

<<Orazio, sono frate Emanuele.>>

<<Entra pure, è aperto.>>

<<Ciao! Ti ho portato un po’ di latte...>>

<<Grazie, poggialo pure sul comò.>>

<<Ma Orazio che hai? Sei così triste...>>

<<Si vede così tanto?>>

<<Pari un cane bastonato!>>

<<Ma è mai possibile che dovunque metto piede succedono catastrofi, persone che mi vogliono uccidere, dar fuoco, scomunicare, evirare...>>

<<Io non sono capace a dare spiegazioni Orazio ma, posso dirti, che ci sono an­che persone che ti vogliono bene, come Grazia, e altre ti reputano un buon amico... come me.>>

<<Le tue parole mi sollevano...>>

<<Servivano anche per questo.>>

<<Di Grazia sai qualcosa? L’hai più vista?>>

<<Tu gli vuoi proprio bene, vero? E io penso che anche lei ti ami.>>

<<Dio che fardello l’amore! Hai l’obbligo di non deludere mai una persona, di guardarla negli occhi con sincerità, non pensare mai cose sconce, di non strapparle i vestiti di dosso... è una situazione che non riesco a sopportare!>>

<<Comunque, m’è capitato di portare da mangiare nella sua stanza. Ma la madre non mi ha mai permesso di vederla. Sai, da quando è successo l’incidente non è più uscita. Quindi: ne so quanto te.>>

<<Che darei per rivederla.. la mia casa, i miei soldi, tutta la mia collezione di astronavi... (no, quella no!)>>

E intanto passavano i giorni. Io, tra una lezione di pulizia e l’altra, m’intrattenevo con Ema­nue­le ed altri frati in monumentali partite di poker notturne al limite della bestemmia. Ci gio­ca­vamo di tutto: porzioni di dolce, bottiglie di vino, pagnotte di pane. Frate Oronzo, l’ad­detto alla ma­celleria, se ne arrivò una sera con un quarto di bue! Frate Carmine, il bibliote­cario, era il più fortunato. Una sera vinse centoundici fette di torta di mele, cinquantotto bottiglie di Verdic­chio, ventotto salami e settantasei pacchetti di sigarette! Il più sfortunato era frate Egisto che, in una sera, giocò e perse la porzione giornaliera di dolce per novantotto anni! Frate Egisto era soprannominato “Gasolio” perché adorava più d’ogni al­tra cosa il vecchio furgone che si usava per scendere in città e non se ne separava mai. Lo tene­va sempre lustro come una moneta d’oro, e non man­cava spesso di parlargli come se fosse una persona. Inoltre l’aveva fornito d’ogni attrezzo pos­sibile. Lui di­ceva sempre: “Non si sa mai; metti caso che dobbiamo disinnescare un mis­sile”. Tra una partita e l’altra poi, c’era frate Ema­nuele che si abbandonava in piccoli spetta­coli ove imitava la voce e i tic dei presenti e non (il suo cavallo di battaglia era frate Luigi che malediva una spiaggia di nudisti).

Ma le domeniche pomeriggio, erano le più micidiali! Scattavano le sfide a pallone tra frati e preti! Io, fungevo sempre da arbitro. Una volta, durante i tempi supplementari del torneo “Avvento del Regno” (ove gli ipotetici vincitori avrebbero avuto un posto in prima fila al giu­di­zio universale), mi trovai in mezzo ai due religiosi più ben nutriti del mondo cristiano: don Gino e frate Mimmo! Che, correndosi incontro per il possesso della palla mi schiaccia­rono con i loro capientissimi stomaci. In quello scontro di giovialità e guance rubiconde, ci rimisi la ragione per tre giorni!

Ma, nonostante l’allegria, ogni volta che passavo dinanzi alla stanza di Donna Valeria una morsa al cuore mi toglieva il respiro. Cosa faceva Grazia? Cosa pensava? Non la vedevo ora­mai da molti giorni e, lentamente, stavo perdendo ogni speranza...

Stanza di Donna Valeria. Venerdì: mezzogiorno in punto.

TOC-TOC

<<Chi è?>>, sbottò Donna Valeria.

<<Apra; sono frate Luigi!>>

<<Cosa vuole?>>, domandò scontrosa facendo sbucare la testa dalla porta.

<<Mi faccia entrare: devo parlarle!>>

Il frate venne fatto accomodare e subito ai suoi occhi si presentò uno spettacolo racca­pric­ciante! Sull’inginocchiatoio: c’era Grazia, con le ginocchia rosse e lorde di sangue raggrumato che, uscendo, aveva tinto tutto il pavimento circostante. Questa pozza di dolore, le disegnava attorno un perimetro rosso degno del più sofferente dei martìri. Nell’aria un maleodo­rante olezzo di muffa da far lacrimare gli occhi. Provocato dai piatti di cibo, neanche sfiorato, che so­sta­vano in terra accanto a lei ormai da giorni. Ma ella, imperterrita, continuava a fissare, con le mani giunte in se­gno di preghiera, il gigantesco crocifisso che la sovrastava.

<<Bontà divina! Ma che è successo a sua figlia?>>

<<Sono oramai due settimane che non si alza di lì! Vuol farmi credere che si è redenta, che sta pregando! Ma io non le credo! Nella sua mente continua a macinare fantasie e fornicazioni degna della più lercia delle prostitute! Ed io le sento! E come se le vedessi! Sono oramai diventati incubi che mi aprono il cuore la notte! Ma lei continua... continua a giacere con la mente insieme con quel maiale che indisturbato alloggia ancora in questo santo luogo! Ahhh, ogni attimo che passa prego con tutto il cuore che i fulmini dell’ira divina lo folgorino all’istante! Ma non sono esaudita... Dio mi ha abbando­nato...>>