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<<No, Donna Valeria! Dio non ci ha abbandonato.>>, ribatté con entusiasmo. <<è arrivato il giorno che l’emis­sario del Signore cavalchi sul sentiero della vendetta e con lo zoccolo del suo destriero dagli occhi di ghiaccio travolga con una furia devastante il maligno che s’è insediato nel cuore della sua bambina e nella fede di tutti noi cristiani!>>

<<Ma cosa dice?>>

<<Sì, Donna Valeria! è giunto il momento! Dobbiamo prepararci all’avvento del cavaliere di Dio!>>XIII.   Il soffio del castigo

Era buio. Un vento gelido passava per la città, sostando in ogni casa, incuneandosi in ogni fes­sura, come se dovesse cercare qualcuno. Sibili spettrali, facevano cantare alberi e foglie. Suoni lontani di creature notturne echeggiavano all’orizzonte, facendo prendere a quella notte, già particolare, un’immagine da incubo. Una coltre di nubi nere, come è nera la notte, uscivano dalle montagne e, in breve tempo, sarebbero andate a cancellare tutte le stelle dal firmamento. Il tempo, ora, sembrava si fosse fermato.

D’un tratto: una scarica folgorante andò a squarciare in due il cielo illuminando per un istante tutto il panorama visibile. Una pioggia pesante e spessa, non si fece attendere e, nel giro di po­chi secondi, il paesaggio si presentava come un concerto di fragori e suoni possenti che pa­re­va­no la ninna nanna del diavolo. Nell’eremo, quello scatenarsi degli elementi, sembrava am­plifi­carsi ogni minuto. Ma tutti dormivano. Nella stanza di Donna Valeria la situazione era sempre la stessa. Quella notte, come in tutte le notti, Grazia, continuava imperterrita nella pre­ghiera. Alle sue spalle, la finestra s’illuminava a momenti; i lampi facevano scorgere di fuori il cortile coperto dalla pioggia e facevano vedere, adesso, una figura! La maniglia iniziò a girare... lentamente e un’ombra entrava. L’odore umido di vestiti bagnati riempiva la stanza e quella parvenza tetra e mo­numentale era, adesso, alle spalle della ragazza.

<<Grazia!>>, la chiamò una voce profonda.

<<Chi sei?>> le rispose.

<<Sono il tuo Dio!>>

<<Sei venuto finalmente. Vuol dire che le mie preghiere sono state esaudite?>>

<<No Grazia. Le tue suppliche non possono ricevere compimento.>>

<<Allora io, non ho più un motivo per restare in vita.>>

<<Infatti, sono venuto per scortarti nel regno dei cieli... alzati!>>

Con le spalle ancora rivolte a quella voce la giovane si alzò e, subito, alla sua bocca, venne sistemato un fazzoletto imbevuto di chissà quale sostanza. Le braccia forti di quel­l’om­bra la sorressero dalla caduta e, sollevata sulle braccia ora, veniva portata fuori.

Cortile dell’Eremo. Mattina, ore 5 e 41.

La pioggia continuava a scendere fitta. Una donna in vestaglia vagava nervosa sotto il porti­cato.

<<Grazia! Grazia, dove sei?>> chiamava con insistenza Donna Valeria. <<Dove sei piccina mia... dove?>>

D’un tratto, un terribile presentimento l’assalì.

<<MAIALEEE!!!>> Urlò scaraventandosi come una pazza contro la mia stanza.

Ricordo solo che fui travolto sul letto da una porta di circa trecento chili!

<<Dove hai messo il mio tesoro, dove? Melmoso suino!!!>> sbraitò con le unghie strette al mio collo. <<Dove hai portato coi tuoi piedi caprini la mia bambina, eh? Hai abusato della sua innocenza e voluttà e poi l’hai uccisa, vero? Parla lurida bestia!!!>>

<<Ma che dice Donna Valeria: io non so niente...>> le dicevo a strozzato con un esile filo di voce.

Intanto, le urla di Valeria si fecero sentire per tutto l’eremo; e la mano pesante di frate Oron­zo mi salvò da una morte certa per soffocamento.

<<Lasciatemi! Lo voglio spolpare vivo!!!>> gridava scalciando come un puledro.

<<Che succede qui?>> domandò imperioso frate Luigi.

<<Questo cane ha tolto la vita alla mia piccina!!!>>

<<La smetta Donna Valeria con queste accuse!>> disse frate Emanuele accorso insieme agli altri.

<<E chi lo dice che sono solo accuse?>> sentenziò frate Luigi. <<Guardate sul suo letto!>>

<<è pieno di capelli!>> dicevano in coro i frati. <<E sono pure biondi! Lì, sul cu­sci­no... bontà divina! Ma ci sono macchie di sangue!>>

<<Un attimo: io non capisco... ma che succede?>> esclamai stupefatto.

<<Osi pure ostentare meraviglia?>>

Donna Valeria sgusciò dalle braccia di frate Oronzo e si avventò a mani aperte sul mio volto. Il colpo dell’impatto si sentì per tutta la provincia. Ci vollero undici persone per to­glie­rmela di dosso. Mi provocò tanti di quei graffi che, sulle mie guance, ci si poteva gio­carci a tris!

<<Orazio! Allora: come spieghi i capelli? E il sangue?>> accusò frate Luigi.

<<Non lo so. Per tutta la notte ho dormito come un sasso!>>

<<Al nostro Orazio succede spesso di compiere atti osceni e poi non ricordarsi nulla...>> diceva frate Luigi rivolto agli altri. <<Vero? Od osi negarlo?>>

<<Ma io...>>

<<Osi forse negare che da ormai diverse settimane tu con molti frati sciagurati, ti trattieni in partite a carte che durano sino a notte inoltrata ove, insieme con loro, be­vi e cialtroni per ore ed ore?>>

<<Non lo nego, voglio dire che...>>

<<Io voglio dire che quest’ateo miscredente s’è nuovamente imbottito ad iosa di alcool e poi, mosso dall’empietà, si è diretto nella notte nella dimora della povera Grazia promettendole ore lascive e lussuriose! Ella, essendo donna, quindi debole di carne, l’ha seguito accecata dalla visione di esperienze peccaminose! Poi, questo essere deviato, dopo aver abusato ignobilmente della fanciulla, ha voluto spingerla anche in pratiche libidinose contro na­tura! La povera Grazia, rendendosi conto, ma oramai lorda di peccato, si è sottratta alle sue lerce carezze ed egli, offuscato dall’ira del rifiuto e dai litri di vino, l’ha ripetu­tamente percossa sino a provocarle ferite e chissà: arrivando persino ad uc­ciderla!!!>>

<<Ma cosa dice?! Lei è pazzo!!! Io non mi sono mosso da qui!!!>>

<<Sono pazzo?!>> urlò carico di odio. <<E allora difenditi da tutto questo! Nega di aver vagato com­pletamente nudo per il cortile, nega di aver scioccato a vita una ragazzina, nega di provare dell’attenzione per la figlia di Donna Valeria... nega!!! Avanti: stiamo aspettando!!!>>

<<Io nego solo di provare attenzione per la figlia di Donna Valeria... io... io credo... credo di amarla!>>

<<Tu non sai neanche cosa sia l’amore!>> disse sprezzante. <<E presto noi tutti faremo un favore al­l’umanità regalandoti, con la nostra testimonianza un carcere a vita! O voi volete difenderlo anche davanti ai fatti?>>

Nessuno fiatò.

<<Bene! Che la giustizia dello stato e quella divina, facciano il loro corso!>>

Rimasi in piedi. Senza fiato. Raggelato da tutti quei macchinosi eventi che, chissà chi, aveva montato so­pra di me.XIV.      Il gioco si svela

In un casolare non lontano dall’Eremo. Mattina, ore 6 e 11 min.

<<Vittoria!!! C’è l’abbiamo fatta!>> mio zio, insieme con Ugo, si rallegrava di ciò che era successo. <<Grazie a quel frate e a Donna Valeria, finalmente, ora, non trovando più la ragazza, ac­cu­seranno mio nipote di omicidio, rapimento, abusi e chissà che altro! Ma guardala com’è tenera...>> disse rivolto a Grazia. <<...completamente assente. E proprio la persona che a chiunque piacerebbe avere prigioniera!>>