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<<(Adesso Egisto...)>>

<<Eh? Cos’è? Bastardo! Vuoi impiccarmi?>>

<<(Adesso...)>>

<<Avanti, parla maiale... basta, ora la lancio nel vuoto! Guarda come mu...>>

Un rombo di motore echeggiò per tutta la valle. La corda entrò in tensione sino al collo di Ugo. Egli, di strappo, sbalzò all’interno portandosi dietro anche Grazia che rotolò in terra, salva. Ugo tirato per il collo strisciava sul pavimento e, in un lamento strozzato, si dirigeva verso l’uscio della porta. Arrivato, di scatto, s’aggrappò agli stipiti. Il camioncino sotto si bloccò di colpo. Ugo continuava con strozzati sforzi gutturali a tentare di spezzare la presa. La corda era tesa all’inverosimile. Le ruote del camioncino oramai giravano a vuoto nel terreno fangoso e, in un ultimo urlo sofferto, Ugo spezzò la presa facendo saltare il paraurti posteriore del furgone: era di nuovo libero.

Io, ero vicino Grazia, svenuta. Passarono alcuni secondi con i tuoni che illuminavano la figura di Ugo a terra, stremata. Iniziò ad alzarsi, lento. Aggrappandosi alla porta per non cadere. Passò quattro dita tra la corda e il collo e, con un secco gesto, la spezzò!

<<Bravo!>>, esordì tossendo. <<Un ottimo piano. Ma ti è servito a poco. Ora siamo qui, io e te, e stavolta non c’è corda che tenga. Voglio Grazia!>>

<<Prima dovrai passare sul mio... ehm... mio cadavere...>>, gli dicevo mentre proteggevo l’esile Grazia alle mie spalle.

<<Mi inviti a nozze... ma prima: guarda!>>

Lentamente si tolse le bende e sotto c’era l’orrore di un volto gonfio, maculato e pieno di ci­ca­trici!

<<Dopo la plastica mi dissero di stare tranquillo, a riposo, altrimenti avrei rischiato questo ma, come vedi: non m’importa più di nulla! La faccia non serve quando la tua vita è stata cancellata.>>

<<Ma insomma: smettila di farmi causa delle tue sventure!>>, gli urlai. <<Io non centro! Era la tua vita sbagliata! Prendevi in giro te stesso, prendevi in giro Sara. Prima o poi avrebbe scoperto com’eri, con o senza il mio aiuto.>>

<<Nooo! Sara e la palestra erano tutto quello che avevo! E tu ti sei voluto in­tromettere nella vita di due persone! Perché? Sara era mia! E mia era la vita che conducevo, anche se tu la ritenevi sbagliata! Dovevi restarne fuori! Era giusto che non t’intromettessi! Era giusto! Ma ora basta sceneggiate: adesso v’ammazzo tutti!>>

Ugo mi s’avventò al collo e cominciò a strozzarmi! Tra la morsa di quella fortissima presa ero assolutamente incapace di reagire. Sentivo le forze che m’abbandonavano. E, pensando alle ultime parole di Ugo, per un attimo, mi sentii pure tristemente in colpa. Ma poi, pensando alla fine che, dopo di me, avrebbe aspettato Grazia ten­tai di reagire. La mente però mi si offuscava sempre più. Il respiro mi abbandona­va... sinché: con un disperato appello mistico: chiesi aiuto alla Madonna! In un attimo, venni avvolto da un calore fortissimo e uno scat­to di nervi convulso fece partire un improvviso destro alla mascella di Ugo! Egli si fermò... lascio la presa... e cadde secco all’indietro. Ero salvo!

Mi diressi subito verso Grazia.

<<Grazia, Grazia sono io: Orazio! Su, riprenditi!>>

I suoi occhi spenti lentamente ripresero vita ma, presto, mi resi conto di non essere al centro della sua attenzione.

<<...la Madonna...>>

<<Come?>>

<<...la Madonna è dietro di te...>>

Mi girai ma non vidi nulla.

<<Dove? Grazia... io non vedo nessuno.>>

<<...è dietro di te, mi sta salutando...>>

Mi voltai di nuovo ma... niente.

<<Sei sicura? Guarda meglio. Perché se c’è, le chiediamo almeno un auto­grafo...>>

Grazia alzò la mano in segno di saluto e svenne.

Al mio ritorno sul piazzale della basilica c’erano ad accogliermi, come un eroe, tutti i frati dell’Eremo. Intanto erano arrivati anche polizia, carabinieri e soccorsi.

In una barella sistemai Grazia e l’accompagnai, stringendole la mano, sino all’ambulanza. Nel mentre sopraggiunse Donna Valeria.

<<Bambina mia! Tesoro di mamma, parla! Dimmi: cosa t’ha fatto questo maiale?>>

<<Maiale?! Ho salvato la vita di sua figlia e lei mi ringrazia così?>>

<<Lascia stare, Orazio.>>, sospirò Grazia riprendendosi. <<Madre: ho visto la Madonna! Ella mi ha salutato e riempito ancora di più il cuore di fede. Voglio dedicarmi per sempre alla preghiera. Voglio entrare in un convento e lodarla per tutta la vita.>> poi, rivolgendosi a me: <<Orazio: grazie! Di cuore! Tu mi hai fatto conoscere l’amore, e te ne sarò sempre grata, ma ora, mi dedicherò alla castità per fede.>>

<<Io, oramai, mi ci dedico solo per forza...>>

<<Addio Orazio...>>

<<Addio stellina.>>

E con le porte dell’ambulanza che si chiudevano, si chiudeva anche la piccola, platonica sto­ria con quella ragazza meravigliosa.

<<DIO!!!>>, urlava con le braccia al cielo Donna Valeria. <<Non mi hai abban­do­nata!!! Hai ridestato la fede della mia piccina, Dio!!! Tu sei qui ora... dammi un segno! Dammi un segno della tua presenza!!!>>

<<Dio...>>, pensai tra me, <<se davvero sei qui... falla stare zitta!>>

Un pezzo d’intonaco si staccò dalla basilica e la colpì in piena faccia.

<<Ti ringrazio!>>

Intanto mi corse incontro frate Emanuele.

<<Orazio, ce l’hai fatta... sei un eroe!>>

<<No: ce l’abbiamo fatta! E il merito è anche tuo.>>

<<E anche della Madonna!>>

<<Padre Gustavo! Lei qui?>>

<<Orazio, ti sono stato sempre vicino, in ogni momento...>>

<<Ah si? Poteva venirmi a dare una mano!>>

<<La mano l’hai chiesta alla vergine Maria, non a me. Anzi, ho un messaggio per te da parte sua... dice che sei molto simpatico!>>

<<Accuso e ringrazio! Hm, se la rivede, me la saluta?>>

<<Non mancherò: promesso.>>

Mentre tornavamo all’eremo, un carabiniere diceva al suo brigadiere:

<<Signore, un tizio ha chiamato con un cellulare da un casolare vicino all’e­remo, dice di raggiungerlo con un’ambulanza... sta male, ha bisogno di soc­corsi...>>

Il mio soggiorno dai francescani durò i sessanta giorni stabiliti. Tra lezioni di pulizia, pranzi, cene colossali, partite di poker e di pallone. Del quartetto di matti, Luigi e Donna Valeria com­presi, non ne seppi più nulla. Frate Emanuele mi disse che erano stati assicurati alla giusti­zia, ma, sin­ceramente, non me ne importava. Grazia era entrata nell’ordine di clau­sura delle Monache di Santa Chiara: “Le Clarisse”; il più restrittivo e, di sicuro, non l’avrei mai più rivista sia fuori che dentro il convento. Nell’ultima mia settimana di permanenza guidai i lavori per la pulizia della basilica, in occasione della festa di San Francesco. E, alla mia partenza, di mattina pre­sto, tutti i frati erano alla stazione a salutarmi. A sorpresa, arrivò anche Emanuele.

<<Ehi, oggi non è domenica.>>, gli dissi. <<Saresti dovuto restare su, a vegliare sulla tua casa.>>

<<Ma per un vero amico è giusto fare uno strappo alla regola. Arrivederci Orazio e, a nome di tutti, ti dico che qui, sarai sempre il benvenuto!>>

<<Ciao Emanuele!>>

E con un forte abbraccio a quel caro amico, si chiuse... la mia avventura ad Assisi!XVI.      L’epilogo finale

Manicomio criminale. Ore 24.00

<<Pensa che stamattina ne sono arrivati quattro di fila.>>, diceva l’infermiere a un secondino. <<Un frate, una donna, un vecchio molto distinto e uno pieno di cicatrici grosso come una casa. Tutti che inveivano, dai sotter­ranei in iso­lamento, su un certo Scattini... se presti attenzione forse li senti ancora...>>