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Una volta uscita fu notata subito da uno dei soldati che stava salendo sull’ultimo camion.

<<Ehi tu, bambina! C’è qualcun’altra là dentro?>>

Valeria, tremante, fece cenno di no col capo e, improvvisamente... un violento fragore si udì alle loro spalle! La casa, sotto i loro occhi, si accasciò come un incerto castello di carte, sollevando un grigio nuvo­lone di pulviscolo.

<<Sei proprio sicura che là dentro non c’era più nessuno?>>, le intimò il soldato.

<<Sì!>> rispose Valeria sicura. Il militare ora la sistemava sull’autocarro e, sotto la polvere che ancora cadeva, andava a portare le bambine verso il loro labile ed incerto futuro.IV.            Il futuro

Durante il viaggio, e durante tutti gli anni passati Valeria, che in seguito fu adottata da una ric­chissima famiglia americana, cercò in tutti i modi di aprire il pendaglio rubato, anche fino a fa­rsi sanguinare le dita, ma non ci riuscì mai.

In America, Donna Grant (questo era il suo nuovo nome) studiò nelle migliori scuole religiose del paese. Ma a soli ventun’anni divenne di nuovo orfana, perdendo i genitori adottivi, e tutti i nuovi parenti, in un misterioso incidente aereo ove tutti i piloti s’addormentarono sotto il tor­pore di un tè forse troppo “zuccherato”.

Ora, ricchissima, tornava in Italia cambiando il cognome in Valeria, in ricordo dei tempi pas­sati ed apriva, nel 1958, un’agenzia di viaggio denominata: “Il Sacro Cuore”. E da quel giorno, ricca e potente, Donna Valeria poteva permettersi di tutto... tranne ancora l’amore che, nel corso degli anni, non era ancora riuscita a conoscere.

Nell’inverno del 1974, Donna Valeria si trovava per motivi di lavoro a Venezia: doveva cata­logare minuziosamente tutte le chiese che poi avrebbe presentato in un giro estivo con la sua agenzia. E qui, il suo futuro, le si presentò sotto forma di un cortese invito:

<<Un odore eccezionale si sprigiona dal vostro collo, posso sapere il nome del suo profumo?>>, chiese gentilmente un affascinante signore dai capelli lunghi e lisci completamente vestito di nero.

<<Io non uso profumi...>>, disse aggiustandosi timidamente gli occhiali e continuando a scri­vere sul suo taccuino.

<<Se questo è il vostro odore naturale, sto accanto una donna ecce­zionale... permetta che mi presenti: Orazio Strauss!>>

<<Orazio Strauss? Il famoso violinista austriaco?>>

<<Esatto! Ehh... chi ho il piacere di avere meravigliato?>>, domandò prendendole la mano.

<<Mi chiamo... Do... Donna Valeria...>>

<<è un piacere conoscerla; la sua bellezza è pari solo all’arte di questa città!>>, declamò facendo il baciamano con un coreografato inchino.

<<Voi siete un adulatore signor Strauss... di... divento rossa come una ragazzina... mi scusi... devo andare...>>

<<Aspettate! Abbiate la cortesia di essere mia ospite questa sera al Teatro “La Fenice” dove terrò un concerto...>>

Il fascino degli Orazi è sempre unico, con occhi fissi e penetranti attaccati alle pupille di Va­leria attendeva la sua risposta.

<<Io... io non so... forse ho da fare...>>

<<Forse? Se voi non vi presenterete stasera, non suonerò; lo giuro!>>

<<Non si giura mai, lo sapete?>>

<<Vi giuro che il mio violino non emetterà vibrazioni se voi non ci sarete!>>

<<Va... va bene, stasera verrò...>>

<<Avrete un posto nel loggione centrale, ove siedono solo re e regine>>

<<Grazie ma... ora... ora devo andare scusate...>>

Con passo timido e casto Valeria abbandonava la chiesa. Gli occhi di Orazio Strauss seguivano minuziosamente ogni centimetro della sua silhouette e, con un sorriso da diavoletto, già ventilava fantasie su dove l’avrebbe portata ad ubriacarsi dopo il concerto.

La sera, Donna Valeria si presentò al teatro con mezz’ora di ritardo; ovviamente il concerto, nonostante le promesse, era già cominciato!

Venne fatta accomodare, da un gaglioffo del violinista, al terzo piano del teatro ove i loggioni erano altamente pericolanti e l’accesso era vietato al pubblico.

Al termine, Donna Valeria andò a salutare il grande artista nel suo camerino...V.                 Il marpione in azione

<<Accomodatevi Signora Valeria>>, disse Orazio Strauss con una punta di meraviglia nel vederla.

<<Signorina, prego...>>

<<Scusatemi, ma non sono pratico con i convenevoli italiani.>>

<<No, no! Lo siete sin troppo! Comunque, complimenti! La vostra esecuzione de “Il Trillo del Diavolo” di Tartini è stata di un virtuosismo eccezionale, anche se l’ho sentita già cominciata...>>

<<Ehm... ma come è possibile? Il direttore m’aveva assicurato di avervi fatto accomodare...>>

Non era affatto vero!

<<Ah si?>>

<<Certo! Era venuto personalmente a dirmi che avevate preso posto...>>

<<Beh, vi hanno mentito.>>

<<Non è possibile: protesterò!>>

<<Suvvia si calmi. Il concerto l’ho pur sempre visto...>>

<<Sapete,>> disse con tono romantico il bel violinista accarezzandole le mani <<oggi dovevano esserci i regnanti di Spagna, ma li ho cacciati sostenendo che ben altra regina sarebbe oggi intervenuta...>>

Nel mentre un giovane fattorino spalancò la porta del camerino.

<<Il re e la regina di Spagna le mandano questo cesto di fiori e la ringraziano dei posti che gli avete riservato!>>

<<Stolto cafone! Non si usa bussare nel tuo paese?>>

<<Mi scusi...>> disse il giovane arrossendo.

<<Gli avranno sicuramente trovato delle terze o quarte file...>>, disse Strauss a Valeria.

<<Mi scusi...>>, riprese il fattorino <<mi mandano anche a dirle che il servizio nel loggione centrale è stato impeccabile e... la invitano a corte il giorno...>>

<<MA TE NE VUOI ANDARE LURIDO MORTO DI FAME???>>, gridò furioso tirandogli dietro una scarpa di vernice nera. <<Non prestate ascolto alle sue parole, avranno trovato posto al primo piano, insieme a villici e pezzenti.>>

<<Comunque, ora vado.>>, disse Donna Valeria. <<La ringrazio di tutto signor Strauss, arrivederci.>>

<<Come? Va già via? Il mio cuore Valeria... lo riducete in frantumi. Per pietà,>> l’implorò in ginocchio <<permettetemi di invitarvi questa sera al ristorante più esclusivo di Venezia voglio parlarvi, conoscervi!>>

<<Non potete signor Strauss, mi dispiace...>>

<<Perché? Ditemelo!>>

<<Veramente io...>>

<<IVANFABIO!>>, chiamò Strauss urlando verso la porta.

<<Sì signore!>>, disse irrompendo nel camerino l’autista del signor Strauss.

<<Fai venire immediatamente davanti al teatro una carrozza trainata da 32 cavalli bianchi... ALL’ISTANTE!>>

<<Temo che non sia possibile signore!>>

<<Buzzurri italiani... neanche un paio di cavalli bianchi a disposizione... comunque,>> rimbeccò Orazio <<l’intenzione c’era!>>

<<Va bene, verrò con voi ma... vi farò solo compagnia per pochi minuti. Domani m’aspetta una lunga giornata.>>

<<Il mio muscolo cardiaco torna a battere Donna Valeria! E il solo pensiero di scortare una donna di simile bellezza mi fa inebriare come una lunga tirata d’oppio!>>

<<Se lo dice lei...>>