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Quel mattino volli andare dal dentista per avere un giorno di ferie tutto qui... voi di­rete: ma come Orazio... non eri diventato il nuovo direttore dell’azienda dopo la dipartita di tuo zio? Esatto! Solo che saltò fuori all’ultimo momento un altro suo parente del 9° grado della scala cugini: uno slovacco di diciotto anni, che ora passa il tempo a schiacciarsi i brufoli e a fare tutto quello che gli dicono gli ex collaboratori di quel mio “caro zietto” che, non appena avrà messo piede fuori dal manicomio, tornerà a rompere, forse con più magniloquenza! Eccola la vita, sempre uguale... e come diceva un mio saggio parente: “A chi tanto e a chi niente!”.

Il giorno dopo, alle quattro del pomeriggio, in azienda, stavo preparandomi per andare a casa...

<<SCATTINI!>>

<<Chi è?>>

<<Sono il vice sostituto consigliere di 3° Livello di tuo zio ed esigo rispetto!>>

<<Beh, non mi sembra di avergliene mancato...>>

<<Tu dici? Hai visto il mio ufficio?>>

<<No, e non ci tengo a vederlo... ora mi scusi: devo andare!>>

<<Aspetta!>>, disse bloccandomi. <<Il mio ufficio è sudicio e lercio come... la tua camicia, Scattini...>>

<<Io non sono più l’addetto alla pulizia degli uffici dirigenti. L’addetto ora è Bongiovanni!>>

<<Bongiovanni è morto! è stato sorpreso mentre si guardava in sala ricreazione un filmetto di Stallone fuori dall’orario...>>

<<E lo avete ammazzato?>>

<<Macché, chi l’ha toccato? Gli ho solo dato una nota di demerito a sfiducia perenne! E ciò ha influito sulla sua pensione futura riducendola dell’ottanta per cento a vita! Non ha resistito: ha ingoiato 2 litri di detergente per i vetri;>> di­ceva ghignando <<l’hanno trovato disteso in terra con gli occhi talmente gonfi che sembravano palle da tennis...>>

<<Sembra che lei ci provi gusto a raccontare queste cose.>>

<<Aspetta quando andrò a raccontare che ti sei tolto la vita iniettandoti per endovena 30 ml. di detersivo per i piatti, perché ti ho ridotto lo stipendio del 98 per cento per via del tuo rifiuto a pulirmi l’ufficio!>>

<<Solo il 98? Lei è veramente un missionario.>>

<<Non prendermi per il culo, Scattini!>>, mi intimò sollevandomi dalla camicia. <<Io non ti ho mai potuto vedere e sai perché?>>

<<N-no.>>

<<Perché solo un fesso idiota e deficiente come te rimane operaio di 2° livello pur avendo uno zio a capo di una simile multinazionale! Non t’immagini io quanti sederi ho dovuto leccare per arrivare dove sono ora...

<< Immagino molti giudicando l’alito...>>

<<E se avessi avuto la tua fortuna? A quest’ora cosa sarei? Multimiliardario! Pieno di donne! E invece? Mi devo accontentare di una Mercedes, un alloggietto di nove stanze... e di un misero due camere con angolo cottura sulla Costa Azzurra... come mi fai schifo...>>, lasciò la presa e caddi a terra. <<Scattini!>>, concluse superficiale. <<Se domani il mio ufficio, la mia seconda auto parcheggiata fuori e tutti gli uffici del parco dirigenti non saranno lustri come un anello papale ti sbatto in mezzo ad una strada, hai capito?>>

<<Hm...>>

<<Bene, lo riterrò un sì! Ed ora: mettiti al lavoro pezzente!>>

Ed uscì dagli spogliatoi, goduto, aggiustandosi la cravatta. E proprio mentre andavo a prendere gli attrezzi, mancò la corrente.

<<Ah, Scattini!>>, sentii urlare da fuori. <<Dovrai fare tutto prima che diventi buio, non possiamo mica sprecare corrente perché un fannullone non adempie per tempo ai suoi doveri... AH! AH! AH! AH! AH!>>

Non ce la facevo più! I nervi mi schizzarono fuori dalla pelle, ed ormai ero deciso! Sarei anda­to ad orinare in tutti i cassetti di quel cafone e poi, una volta licenziato, via per sempre da tutto e da tutti. E proprio mentre stavo tirando fuori dalla patta il “regal augello” sentii una voce in­cantevole chiamarmi...

<<Orazio...>>

<<Chi è?>>, urlai.

<<Orazio...>>

<<Ho capito, ma chi è?>>, ribattei.

<<Orazio...>>

Realizzai che sarei diventato ottuagenario prima di sentire qualcosa di diverso quindi, mi di­ressi direttamente alla fonte. Passai da un corridoio ad un altro senza capire da dove prove­niva la voce che mi chiamava con intermittente insistenza. Girai per due ore e oramai, stordito dalla monotonia del richiamo non sapevo nemmeno più dove mi trovavo. Aperta l’ennesima porta, ora, ero in un corridoio lunghissimo pieno di tubi che andavano in tutte le direzioni e, al suo fondo vi era una lucetta viva in cui, a scanso di equivoci, proveniva finalmente la voce...

<<EHI, TU!>>, urlai.

<<Orazio...>>

<<E daje! Cambia musica; chiamami Scattini! (Ma che dico!?)>>

<<Orazio...>>

<<Ho capito, ho capito, adesso arrivo! Strano...>>, pensai <<non ricordavo dei cunicoli così lunghi...>>

Arrivai alla fine dopo una lunga camminata e, con meraviglia, realizzai che l’artefice di tutto era una minuscola ragazzina scarna e pallida. Mi guardava con occhi timidi ed era vestita con una vestaglietta povera, e calzava grosse e logore scarpe invernali.

<<Tu sei Orazio vero?>>, disse con un filo di voce.

<<Mi sa che per un po’ odierò anche il mio nome...>>, le risposi inginocchian­domi.

<<Mi devi aiutare Orazio! Ho tradito la fiducia di Suor Assoluta. Mi sono fatta rubare la collana dalla mia amica Valeria. Tu sei l’unico che può fare qualcosa, aiutami!>>

<<Ma che significa? E poi chi sei? Come ti chiami?>>

<<Orazio, tutto ciò che vedi e conosci sta per andare in frantumi. Tutto sta per terminare sotto cieli di sangue... il pendaglio non deve essere aperto se no le stelle cadranno e i defunti si alzeranno dalle loro tombe mossi dal demonio in persona! Solo tu puoi fermare la fine del mondo!>>

<<Ma cos’è tutto questo “epicismo”? Mi vuoi dire chi sei? Così, dopo la fine del mondo... ti porto a mangiare un gelato? Va bene?>>

<<Orazio, ritrova ciò che è stato rubato, ti prego!>>

<<Va bene te lo prometto, ma parla chiaro: cosa ti è stato rubato?>>

<<Non dimenticarmi, perché io non sono morta...>>

Allungò un dito verso la mia fronte e, non appena mi toccò, venni sbalzato all’indietro con spin­ta di potenza eccezionale e, nel giro di pochi istanti percorsi tutto il corridoio volando all’in­dietro sino a frantumarmi sulla parete. Al rumoroso contatto col muro, apri nuovamente gli oc­chi: mi trovavo nello spogliatoio e stavo di nuovo sognando! Ma cosa mi stava succedendo?IX.            La matta è fuori

In quel momento, in un altro loco...

<<Possiamo vedere il filmato prego...>>, disse un individuo elegantemente incravattato a dei dottori.

Al suo ordine, nella stanza calò il buio e, su di un telone, venne proiettata la ripresa in que­stione.

<<Siamo tutti in pericolo... la nostra vita, le nostre famiglie, i nostri amici più cari!>>, era, ovviamente, Donna Valeria che, da su un palchetto improvvisato, pistolettava ad una folla di folli. Gioco di parole a parte, il suo pubblico erano gli occupanti del manicomio. <<Un infimo individuo vaga indisturbato per il creato minacciandoci tutti! Egli viaggia a braccetto col demonio! Si confida con lui ed esegue tutti i suoi ordini! E dall’alto della sua perfida autorità, trama con il maligno spregevoli disegni sul come annientare tutta la razza umana! E soprattutto su come abusare indi­sturbato di tutte le fanciulle del creato! Esse timide, piccole ed indifese, come la mia bambina... non sanno che costui, con occhi malvagi, le guarda tutte dalla sua boccia di vetro! E fantastica, immagina di congiungersi carnalmente con tutte loro, renderle, ancor fanciulle, sue concubine! Per poi mettere al mondo un esercito di mostri che, guidati all’attacco da Belzubù con egli al suo fianco, andrebbero ad estirpare tutti noi testimoni della fede in Cristo! Possiamo permettere tutto questo? Possiamo restare a guardare una bestia, solo all’apparenza umana, agire indisturbata a contatto con i nostri bambini? Egli mente con tutti; la sua lingua è falsa ed ingannevole! Si aggira curvo per i parchi giochi e promette balocchi e luoghi meravigliosi ai nostri virgulti e, dopo averli ad­dormentati con i vapori di caramelle intrise di sostanze, li trasporta nella sua umida e squallida cantina. Ed essi vivono lì, in sospensione perenne, in un sonno eterno, ed egli gode a sentire i pianti delle madri private dei loro figli, egli si nutre delle sofferenze altrui! Costui, questo aberrante individuo, si chiama Orazio Scattini! E noi, cristiani! Abbiamo il compito di trafiggergli il cuore con il santo crocifisso! E poi, dopo averlo arso, gioire della morte del demonio con coppe di vino e feste sino all’alba! Render quel giorno festivo e glorificarlo ogni anno come il giorno dei cavalieri di Dio che hanno annientato con la forza della Bibbia l’avanzata del maligno sulla terra!!!>>