<<Potete fermare!>>, il fotogramma si fissò su Donna Valeria euforica, con le braccia al cielo. <<A cosa abbiamo assistito esimi dottori? Al delirio di una folle, indubbiamente. Una folle che inveiva in continuazione su questo... Orazio Scattini, rendendolo colpevole di... di assurdi crimini. Quale sarebbe allora il nostro errore? Quello di dare libertà ad una donna che andrebbe a minacciare la nostra comunità, avventandosi contro questo Orazio, ed una volta eliminato, contro altri che ella vedrà come pericolo. Dare libertà ad una persona con stabilità mentale labile! Quel filmato è stato ripreso circa due mesi fa... ma se adesso andiamo a cercare Donna Valeria, la mia cliente, dove la troveremmo secondo voi? Nel parco del manicomio sì... ma non più a dar sfogo alla sua pazzia, ma bensì, a dar da mangiare ai non autosufficienti, a tener compagnia ai più anziani, ed a leggere, con voce calma e serena, la Sacra Bibbia! E se voi, eminenti dottori, andrete da ella a chiederle che cosa pensa di Orazio Scattini, ella vi risponderà: “...Orazio? Un povero cristiano che ha perso la via...”. Ecco cosa vi risponderà Donna Valeria! Una donna che, non dimentichiamoci, ha fatto opere di bene a nove zeri per la chiesa, per i bambini e per il nostro paese! Una donna che sarebbe molto riconoscente con coloro che l’aiuteranno a ritrovare la serenità. Vi dico che commettete un grave errore a tenerla rinchiusa. La mia proposta è un periodo di libertà vigilata di quattro mesi sotto la mia tutela, e poi, dopo un vostro controllo finale, se lo riterrete opportuno, la completa libertà della mia cliente!>>
<<Non so se siamo più di fronte ad una pazza avvocato Mariano.>>, diceva il primario del manicomio lucidandosi la sua mano meccanica. <<Lei sostiene che questa donna non è più un pericolo, ma chi ci assicura che la sua mente, una volta respirata l’aria della libertà, non ritorni ancora più malata di prima?>>
<<Mi scusi,>> prese parola un dottore con una benda da pirata su di un occhio <<io sono favorevole ad accordare fiducia all’avvocato Mariano. In fondo, è ormai tempo che Donna Valeria non ci dà più problemi anzi... ultimamente s’è messa anche a dare una mano in cucina... io dico di darle una possibilità!>>
<<Dottori?>>, interrogò il primario rivolto ai colleghi. <<Obiezioni?>>, nessuno fiatò. <<Bene! Se non ci sono questioni, quello che rimane da fare sono le pratiche per farla uscire. Ed ora, tutti a pranzo!>>
Durante il pasto, l’avvocato provvide diligente a ringraziare con assegni in bianco passati da sotto il tavolo, tutti i dottori che avevano collaborato al rilascio della sua cliente. E, il mattino dopo, la luce della libertà, avrebbe battuto nuovamente sul volto di Donna Valeria!X. L’ingegnere
Ero ancora negli spogliatoi, con il mio nome che mi rimbombava nel cervello, non so che ore fossero, era buio. E dall’odore metallico del mio alito mi ero fatto cinque o sei ore di sonno belle e buone! Mi diressi verso la porta e... sorpresa! Chiusa a chiave. Questo non ci voleva. Mi accasciai sulla panca rassegnato a passare la notte in quel luogo che emanava sempre un fragrante profumo di calzini marci! Ma dopo alcuni secondi, un’altra sorpresa... ancora una voce! Stavolta mi pizzicai dodici volte per essere sicuro di non dormire, e poi cercai di individuare la provenienza di quello che sembrava... un canto! Ed esattamente... la canzone di... di “Goldrake”! “...mangia libri di cibernetica, insalate di matematica e a giocar su Marte va...”. Ma chi era questo strano, stonatissimo nostalgico? Tutto sembrava fuoriuscire da dietro uno degli armadietti. Lo scansai dal muro e... arisorpresa! Nessun muro; ma una piccola porticina da cui usciva una flebile luce arancione! Era aperta. Entrai e seguii il rimbombo della voce. Scesi delle ripidissime ed infinite scale, e arrivai dentro a quello che sembrava un gigantesco e modernissimo laboratorio pieno di computers e lucette lampeggianti! Nel suo centro, seduto ad un tavolo, c’era colui che cantava, un individuo con una scimmietta sulla spalla, i capelli tutti sparati e una decina di fili che gli uscivano dalla testa e andavano a collegarsi ad un gigantesco elaboratore sulla parete. Era intento ad armeggiare sui diodi di una scheda elettrica mentre continuava a cantare.
<<...VAAA DISTRUGGI IL MALE VA...>>
<<...ALABARDA SPAZIALE!!! >>, continuai.
Si girò e lanciò un urlo di terrore!
<<Chi-chi-chi sei? Ti prego, non mi arrestare no!>>, urlò andandosi a nascondere, insieme alla sua scimmietta, sotto il tavolo.
<<Ma io non voglio mica arrestarti...>>
<<Sì invece, tu vuoi arrestarmi! Ma io ho fatto il bravo, ho pagato tutte le multe tutte!>>
<<Sì, va bene, ma non aver paura, alzati pure...>>
<<No, tu mi vuoi fare del male, vuoi arrestarmi!>>
<<Io?! Al massimo potrei consigliarti un insegnante di canto.>>
<<Come sei entrato qui?>>
<<La porta era aperta.>>
<<Nooo! Ho lasciato di nuovo la porta aperta! Ora il Signor Scattini mi darà tante botte!>>
<<Stai parlando di PierVincenzo Scattini? Il padrone di quest’azienda?>>
<<Di lui, sì!>>
<<è in manicomio! Ed uscirà, spero, quando i miei figli saranno trisnonni! Io sono il nipote: Orazio!>>
<<Allora tu potrai dirgli che io sono stato bravo, che sono sempre qui a fare il mio dovere... glielo dirai vero?>>
<<Sì, glielo dirò, va bene...>>
<<Grazie! Ora, devo aggiustare questa scheda!>>
Lentamente riprese la sua postazione. Era giovane, sulla trentina, portava un paio di occhialoni con montatura nera, rotti a metà e aggiustati con il nastro adesivo, una tuta bianca che gli sembrava cucita addosso e, sulla spalla, l’inseparabile scimmietta che nutriva in continuazione con delle arachidi che, ogni tanto anche lui spizzicava. La cosa però più impressionante erano quei fili che gli partivano dalla testa ed andavano a collegarsi dentro un gigantesco macchinone lampeggiante alto più di sei metri e largo altrettanto.
<<Che cosa stai facendo?>>, chiesi gentilmente.