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<<Sto riparando un filtro decodificatore di dati monitorati a scansione multipla leggera con chip di espansione per linguaggi macchina a banda larga. Grazie a questo riesco a leggere tutti i dati criptati di qualsiasi paese e di qualsiasi civiltà extraterrestre. Ma è molto delicato e si rompe ogni quaranta decimi di secondo. Ora gli sto sistemando un piccolo microprocessore che controllerà in sequenza tutti i passaggi di lettura, così facendo, avrà danni solo ogni tre o quattro secondi.>>

<<Beh, è un’altra vita... ma... perché fai questo?>>

<<Tuo zio mi ha chiesto di farlo.>>

<<Ah sì? E dimmi: cos’altro ti ha chiesto di fare mio zio?>>

<<Di costruire tutto quello che vedi.>>, diceva continuando ad armeggiare con la scheda.

<<E... cosa vedo?>>

<<9 computer per operazioni di lettura dati con microprocessore platinato a 87 vie capace di 61 trilioni di operazioni al secondo, un centro di archiviazione dati che si erge lì sulla parete e che scende sino a 71 metri di profondità, una settantina tra generatori di energia e prelevatori... e il computer centrale a linguaggio trinario direttamente collegato col mio cervello!>>

<<E... perché tutto questo?>>

<<Per sapere tutto di tutti e per controllare tutto! Questi computers sono in grado di dominare il mondo intero! Tutte le centrali elettriche, tutti gli aeroporti, tutti i satelliti, tutti gli armamenti... li ho interfacciati con tutto! Mi ci sono voluti anni di ininterrotto lavoro ma finalmente, tuo zio avrà ciò che voleva, così potrò tornare libero.>>

<<Mio zio ti tiene chiuso qui dentro?>>

<<No! Sono io che ci voglio stare... perché fuori... fuori ci sono i vigili!>>

<<I vigili?>>

<<Sì, mi aspettano dietro ogni angolo, ad ogni strada per farmi la multa e... e io non voglio uscire. Tuo zio mi disse che gli avrebbe parlato e li avrebbe convinti che... che Lucio Lamborghinis non è cattivo, che non mette mai la macchina in divieto di sosta, che attraversa sempre la strada col verde... gli avrebbe parlato lui, se gli costruivo tutto questo.>>

<<(Mio zio era pazzo ancor prima di finire in manicomio...) E... dimmi Lucio: con questi computers, tu sei in grado di sapere proprio tutto?>>

<<Qualsiasi cosa che si trovi archiviata e che viaggi nella memoria di un computer in tutto il mondo...>>, diceva orgoglioso mentre la scimmietta continuava a nutrirsi dalla sua mano.

<<E i satelliti?>>

<<Sono in grado di deviare la traiettoria di qualsiasi satellite orbitante e di arrivare a leggere, grazie a quelli spia, persino la marca di un orologio di un tizio che sta guardando l’ora di notte!>>

<<No, mi basta molto meno...>>

Lucio nel frattempo mi raccontò di lui, dei suoi brillanti risultati in intelligenza artificiale, ro­botica, ingegneria, medicina... e di come capitò il fattaccio che gli provocò tanto terrore verso la polizia municipale.

Stava tornando a casa con la macchina, era notte, cercava da più di quaranta minuti un posteggio; dopo l’ennesimo giro dell’isolato senza successo, decise di sistemare la sua umile Opel Kadett nera del ‘78 sulle strisce pedonali all’angolo della strada. Ma, una volta sceso dall’auto, una luce fortissima gli piombò dal cielo! Era un elicottero dei vigili. Che gli in­timava di mettere le mani sull’auto e di non muoversi per alcuna ragione!

<<Ma cosa ho fatto?>>, gli urlò impaurito.

<<Silenzio!>>, gli intimarono col megafono dall’alto. <<Fa ciò che ti diciamo senza fiatare... hai capito? CANE!!!>>

Subito dopo, arrivarono sette macchine della polizia municipale. Il vigile appena sceso gli allungò subito una randellata sul muso e Lucio, stordito, si accasciò a terra.

<<Eccolo qui, il bastardo! Sono anni che ti diamo la caccia, e finalmente t’abbiamo beccato!>>

<<No, che dite... mi state scambiando con un’altra persona...>>

<<Silenzio!!!>>, urlò l’urbano tirandogli un calcio alle costole. <<Ti piace lasciare l’auto dove ti pare, vero? Ostruire il passaggio a ciechi, bambini e anziani... ma adesso ti togliamo noi la voglia di fare il furbo... sotto ragazzi!>>

Il povero Lucio fu preda dei violentissimi calci e pugni dei tutori della circolazione che dopo averlo pestato per bene, lo lasciarono in terra mezzo morto.

<<Queste>> proseguì uno di loro <<sono 148 contravvenzioni per divieti di sosta, resistenza a pubblico ufficiale, omissione per non aver aiutato a far attraversare la strada ad una vecchietta eccetera, eccetera; e ti conviene pagarle tutte nel più breve tempo possibile altrimenti... torneremo!>>

<<Ehi colleghi...>> urlò col megafono un vigile dall’elicottero <<toglietevi un attimo...>>

Costui, con atroce perfidia, lanciò il suo manganello da 56 metri che, con millimetrica preci­sione, andò a finire sulla faccia del martoriato Lucio! Disteso, in terra, mezzo morto, rimase privo di conoscenza per 31 ore poi, arrivò finalmente un’ambulanza della Croce Verde. Rimase in ospedale un mese, e una settimana la passò in prognosi riservata. Dopo il ricovero, venne dimesso insieme con un sacchetto di plastica con dentro le sue cose e con una busta piena zeppa delle contravvenzioni che doveva pagare. Terrorizzato, andò a chiedere un lavoro a mio zio che, avendo capito chi si trovava dinanzi ad un genio, iniziò a sfruttarlo sino all’osso promettendogli che avrebbe sistemato le cose se avesse fatto ciò che gli ordinava. Dopo avergli fatto automatizzare tutta l’azienda in modo assolutamente perfetto, mio zio capì che grazie a lui sarebbe riuscito a diventare addirittura pa­drone del mondo! E ce l’avrebbe anche fatta se solo (per fortuna), il manicomio non fosse arri­vato prima. Lucio, aveva conseguito quattro lauree e l’ultima, in robotica, con 110 e lode, diritto di stampa, bacio accademico e diritto di prelazione per sposarsi la figlia del rettore! Riuscì a progettare il primo computer a linguaggio tri­nario, prendendo come modello lo stesso cervello umano! L’unico problema era che per riuscire a replicare esattamente un cervello, ci sarebbero voluti 87 anni di lavoro e una camera per contenerlo lunga trecento metri e alta diciotto! E così, per risparmiare tempo, collegò i terminali direttamente al suo!

<<Ecco, adesso... stringi sull’immagine...>>, gli dicevo mentre entrambi osservavamo sul monitor del computer <<così... ancora... bravo! Ora, resta così! Così!>>

<<Quella Orazio... non è una donna che si sta spogliando?>>

<<Sì esatto! Guarda che corpo, una statua! Che seni... oh... il reggipetto così... che favola, che musica... quella non è una donna, è un angelo! Tshhhhh, adesso si sfila la calze... guarda che grazia, che danza erotica!>>

La mia lingua intrisa di bava, ormai arrivava a toccare il pavimento quando sul più bello, l’im­magine andò via. Ciò mi provocò uno shock temporaneo che bloccò i miei movimenti per 35 minuti!

<<Che significa Lucio... falla tornare!>>, gli dicevo con le lacrime agli occhi una volta ri­preso.

<<Impossibile; sino alla prossima orbita Orazio... mi dispiace...>>

<<Io amavo quella donna Lucio. Volevo farla felice... portarla a scoprire terre meravigliose e poi, invecchiare al suo fianco... guardare i nostri figli crescere ed essere seppelliti insieme. Lei con le braccia attorno alla mia vita ed io, con le mani sulle sue tette che, grazie alla chirurgia estetica, sarebbero rimaste di una per­fezione sferica assoluta! No! Io volevo morire con quei capolavori al silicone stretti nelle mie mani e l’ho persa per sempre...>>, distrutto, piansi a dirotto per un’ora e venti.XI.            La lettura del sogno