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<<Ma madre, allora voi, con mio padre?>>

<<Tuo padre non era quella persona di cui ti ho sempre parlato... non morì pu­gnalato da un protestante per render gloria a nostro Signore... era un animale! Un porco simile al tuo Orazio e una sera, abusò di me fuorviando i miei pensieri con l’alcool... ed io... quella notte... mi lasciai trasportare dalla passione e... e... no! No!>>, gridò strozzata nascondendosi il volto tra le mani.

<<Madre calmatevi... io non sapevo che...>>

<<Sì figliola, lo so. Ora vado a compiere un favore a tutta l’umanità e, soprattutto a te. Non sei ancora completa piccina mia. Devo farti dimenticare quella persona.>>

<<Madre, se parlate di Orazio, voi non ci riuscirete mai.>>

<<Non ti preoccupare... ora stringimi forte e ricorda: la tua mamma veglierà sempre sulla tua santità, sempre!>>XV.           Trovata!

<<Eccola lì, sta uscendo dal monastero.>>

<<La seguo, la seguo...>>

<<Come facciamo a sapere se ha aperto il ciondolo?>>

<<Non lo so e... tra 11 minuti il satellite cambierà orbita!>>

<<Non c’è modo di fermarla?>>

<<Un modo ci sarebbe...>>

<<Quale?>>

<<Armare il satellite e lanciargli un raggio laser che la folgorerebbe all’istante!>>

<<Ucciderla?!>>

<<Mi hai chiesto tu un modo Orazio. Io te l’ho detto...>>

<<Non posso farlo. Non ce la farei mai... la fermerò quando ritorna! Guarda! Sta telefonando con un cellulare! Visualizza i numeri, dai!>>

<<Ci siamo, un attimo e ascolteremo la telefonata... ecco!>>

<<Pronto?>>, rispose una voce graziata. <<Agenzia di viaggi il Sacro Cuore.>>

<<Ernesto, deficiente! Sono Donna Valeria!>>

<<Signora Valeria! Oh! Ma dove si trova? La polizia è stata qui, ha fatto domande, i giornali scrivono che lei è un’assassina, gli affari crollano, sono rimasto solo... ma dove si trova?>>

<<Fregatene degli affari, idiota! E raggiungimi stanotte all’una alla stazione ma prima: contatta una ditta che si occupa di scavi.>>

<<Di che?!>>

<<Stolto cretino! Scavi! Scavi! Gente che scava sottoterra, di che pago bene, sbrigati! E trovami un posto dove possa nascondermi. Tornerò coi capelli corti e neri.>>

<<Sì capo, agli ordini.>>

Finita la telefonata.

<<Dunque...>>, dissi a Lucio <<tornerà qui! La raggiungerò e tenterò di fermarla!>>

<<Ma ci sarà anche il suo tirapiedi! Chiama la polizia.>>

<<Devo riavere quel ciondolo! L’ho promesso a quella ragazzina! Quale delle sue agenzie ha chiamato?>>

<<La filiale di piazza Pitagora!>>

<<E allora,>> dissi a me stesso <<andiamo prima a trovare questo Ernesto!>>XVI.      Desidera?

<<Lei è il signor Ernesto?>>

Avevo dinanzi Ernesto Puppo, il direttore esecutivo dell’agenzia: “Il Sacro Cuore”. Un ometto sulla quarantina, calvo, occhiali a fondo di bicchiere, sguardo da beota e voce ed atteggiamenti da super checca! Ed io, coglievo la palla al balzo!

<<Sì... sono io...>>

<<Mi chiamo Battista Giovanni>>, proseguii con voce tenue <<ho avuto il suo nome da un mio caro amico, Mario Maddalena che grazie a lei ha ritrovato se stesso sulle montagne del Burundi. Sa, devo ritirarmi in preghiera a vita... ha per caso da consigliarmi un loco adatto alla mia fede?>>

<<Dipende da quanto vuole spendere...>>

<<Ahhh io non bado a spese...>>

<<Vuol restare solo?>>

<<Sì, solo! Io e la mia anima in pena!>>

<<Allora guardi: abbiamo da proporle un pacchetto viaggio favoloso! Pensi: sul cucuzzolo di una montagna a vita, con tanto di capretta e casetta in legno. Tutto da solo per sempre! Non è meraviglioso?>>, disse sfarfallando le mani in aria.

<<Oh, divino! La possibilità di esistere in solitudine con me solo... non vedo l’ora! Così potrò combattere contro la mia natura deviata!>>

<<Che cosa? Non capisco...>>

<<Mi scusi, non volevo farla partecipe delle mie angosce...>>

<<No, anzi, parli la supplico!>>, disse accarezzandomi la mano.

<<Vede... è da tempo ormai che sogno di congiungermi carnalmente con un uomo. La sola idea mi fa sentire come una pentola piena d’acqua bollente pronta per ricevere tutti gli spaghetti! L’idea di carezzare un petto villoso, intrecciare tutti quei peli ricci con le dita e poi abbandonarmi tutto tra le sue braccia sudate e forti io... io... no, no, come faccio schifo, no! Finirò all’inferno!!!>>

<<Parli, si confidi; è la cosa migliore...>>, mi consigliò abbracciandomi.

<<Io... io sono un deviato!>>

<<Anche lei? Anch’io!>>

<<Davvero?>>

<<Sì, e da molto ormai. Non so più che cosa fare... la sola idea di giacere con un uomo mi fa letteralmente impazzire.>>

<<Anche lei dunque vive in quest’angoscia... siamo dei pervertiti!>>

<<è vero... ma mi parli di lei: dunque, vuole fuggire da tutto per sedare i suoi lerci e innaturali istinti?>>

<<è vero voglio sedere ehm... sedare tutto me stesso... ma la solitudine... io... fugga con me!>>

<<Io?!>>

<<Sì lei, io l’amo!>>

<<Ma cosa dice? Non mi conosce neppure.>>

<<L’amore è muto e cieco; io l’amo dal primo momento!>>

<<Io... io sono sconvolto...>>, esclamò Ernesto.

<<La prego, stasera, stasera stessa!>>

<<Io stasera... stasera non posso, ho un impegno...>>

<<E allora tu... tu non mi ami! Mi hai illuso! Porco! Sei come tutti gli altri!>>, urlai tirandogli il timbro dell’agenzia in fronte.

<<Ma cosa dici? No... io... io anch’io ti amo ma...>>

<<E allora stasera all’una all’aeroporto! Prenderemo l’aereo dell’una e uno per il Nepal... via da tutto e da tutti!>>

<<Sì! M’hai convinto!>>, esclamò <<E ora baciami!>>

<<Ehm... no... io... aspetta, che foga... no! Io... non sono ancora pronto ecco. Coraggio; avremo tutto il tempo poi.>>

<<Allora corro a prepararmi amore. Via da tutto!>>

<<Via da tutto, ciccino!>>

E con passo da ballerina classica volò via a fare le valigie. Ed ora, libero dalla “zia”, potevo in­contrare da solo Donna Valeria.XVII.  Spiriti!

Arrivai alla stazione con 4 ore d’anticipo. La facciata di questa, si presentava buia... con una nebbia a strati che la tagliava in più punti e con una luna gialla e misteriosa che gli spuntava sul lato sinistro. Era oramai mezzanotte inoltrata. Da più di tre ore controllavo ogni treno che pro­veniva dall’Umbria. Ero nervoso e preoccupato. Ogni minuto formulavo le congetture più sva­riate su come Valeria avesse potuto procurarsi il Graal. E poi, io ero adatto per tutto questo? Protettore io di un simbolo così sacro e inviolabile? L’ultimo treno tra dieci minuti sarebbe ar­rivato con tutto il suo carico di mistero.

Nell’atrio binari erano rimasti solo dei barboni e qualche poliziotto. Faceva sempre più freddo. Camminavo agitato a destra e a sinistra mentre l’aria condensata del mio respiro usciva fumosa dalle mie labbra.