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<<Lei è proprio una macchietta!>>, esclamò ridendo

<<Però, mi raccomando: non dica nulla a Claudia; è tanto gelosa...>>

<<Certo, come desidera. Questo è il mio indirizzo.>>

<<Via Ventre, 31. Gra-grazie, allora: a venerdì! Arrivederla!>>

Era andata! Era andata!!! Olé, olé, olé...Yè! Venerdì avrei dovuto sfoderare tutta la mia simpatia, tutto il mio sex-appeal! (sempre che ne avessi uno...)

<<Claudia, sono a casa!>>

<<(Ciao... e il ginger?)>>

Oh cavolo!

<<Qua... quale ginger?>>

<<(Quello che eri sceso a prendere... per me.)>>

<<Ah sì! Il ginger, certo! Eeeh... m’è scivolato! Cioè, caduto! Per terra! Sì, un lago! Che tragedia...>>

<<(Ma Orazio che dici?)>>

<<Scusa amore era... era finito! Sai com’è: oggi giorno tutti bevono gi... gin­ger...>>

<<(E non hai preso nient’altro?)>>

<<Ehhh no... so che bevi solo quello allora...>>

<<(Oggi sei strano... ma ti senti bene?)>>

<<Mai stato meglio mai!>>

<<(Sei tutto... “elettrico”!)>>

<<Io elettrico? Ma dai...>>

<<(Ha telefonato papà. Ha detto che sarà qui stasera.)>>

<<Di già? Neanche il tempo di abbandonare sua madre...>>

<<(Piantala! Hanno perso l’aereo per Roma: partiranno la settimana pros­sima.)>>

<<I soldi son loro...>>

<<(Ti fermi a cena?)>>

<<Certo amore, certo...>>

Alle 11 e mezza di sera arrivarono i genitori.

<<Claudia, siamo a casa!>>, esclamò l’avvocato. <<...Ah! C’è anche Orazio...>>

<<Salve avvocato. Andato bene il viaggio?>>

<<Uno schifo!>>

<<Ciao Orazio!>>

<<Salve signora, sempre più bella! Ho fatto la guardia alla casa in vo­stra as­senza. è tutto a posto!>>

<<Questo lo dici tu!>>, sentii brontolare alle mie spalle

<<Salve nonna! Anche lei sempre più...>>

<<Non chiamarmi nonna! E non mi lisciare con le tue manfrine... ruf­fiano! Co­s’hai combinato?>>, mormorò guardinga.

<<Assolutamente nulla!>>

<<Balle! Hai l’occhio libidinoso...>>

<<Le posso assicurare che con sua nipote...>>

<<Non con mia nipote, porco! Dentro quegli occhi... ci vedo due tette gi­gante­sche!>>

<<Cara nonna, lei ha solo bisogno di una bella dormita!>>

<<Non dirmi quello che devo fare: coglione! Fai sempre il furbo vero? Ma prima o poi ti coglierò con le mani nel “pacco”!>>

<<Senti Orazio;>>, chiese l’avvocato <<ormai è tardi, perché non ti fermi a dor­mire?>>

<<NO!>>, sbraitò la nonna <<MAI!>>

<<Ma mamma, dormirebbe nella stanza degli ospiti...>>

<<Dormisse anche dove si merita cioè nella pattumiera io quel porco in casa non lo voglio! Invitate chi vi pare: preti, papi, terroristi, assassini! Ma lui NO! NO! Conosco gli elementi! Tutti con la stessa faccia! Tutti uguali: egoisti! ego­centrici e falsi! Falsi come una banconota da tre­mila lire! Ne ho sposati quattro come lui! E la grazia li ha voluti tutti sottoterra! Ma ora sono tornati!>> continuò lacrimando <<sono tor­nati per vendi­carsi sulla nostra Claudia! Non gli permet­tete di toccarla, non gli per­mettete di... di...>>

Chiuse gli occhi e s’accasciò a terra. Dieci minuti dopo eravamo all’ospedale.

<<Sua mamma s’è affaticata molto avvocato>>, osservò il dottore. <<Ora sta bene, ma le consiglio di farla riposare onde evitarle forti emozioni.>>

<<Ho capito. La ringrazio molto.>>

Claudia era in sala d’aspetto con la mamma io, in corridoio seduto su una barella. L’avvocato si avvicinò:

<<Orazio, possiamo parlare a quattr’occhi?>>

<<Certo...>>

Andammo dove Claudia non poteva sentirci.

<<Mi dispiace ma... penso che per un po’ sarà meglio che non ti faccia vedere.>>

<<Sarà fatto! Sono spiacente: è tutta colpa mia.>>

<<Ma no, che dici? Mia madre è fatta così; non s’è mai fidata di nes­suno.>>

<<No-no avvocato: è proprio colpa mia!>>

Andai a casa col rimorso che mi lacerava. La vecchia aveva ragione! Ci aveva visto giusto! Ma quella donna... quel corpo... quelle due sfere che le troneggia­vano innanzi... per sedarmi i bollori, andai a dormire nel congelatore.

Nonostante tutto, io e Claudia, ci vedevamo spesso. Le avevo dato un mazzo di chiavi di casa mia così, non appena tornavo dal lavoro, potevamo passare dei momenti insieme e lei evitava di aspet­tarmi. Ma ero continuamente tempestato da immagini ricorrenti! Ogni oggetto sferoi­dale mi ricor­dava gli enormi contenitori di latte materno dell’inse­gnante di pianoforte. Arri­vai al punto di veder sorgere il sole sotto le sembianze di un’enorme tetta luminescente e, nono­stante i terribili sensi di colpa che questo mi provocava, continuavo ad avere il peccami­noso desiderio di giacere con quella donna! Erano giorni d’inferno; combattuti tra l’amore per Clau­dia e il ven­tre di Olga. Ma dovevo vincerli! Dovevo togliermi dalla mente quell’oggetto di desiderio!

Claudia era talmente dolce; ogni suo sorriso era una finestra sulla felicità! Non mi nascondeva nulla... nei suoi occhi leggevo sempre una sincerità che non m’aveva mai rega­lato nessuna. Allora perché ero così? Perché continuavo ad abban­donarmi a pensieri lascivi? Sentivo che qual­cuno me l’avrebbe fatta pagare! La notte, spesso, sentivo delle voci, echi lontani... quasi sussurri...

<<Lurida bestia!! Ma come fai a dormire tranquillo? Claudia è a casa; sta pensando a te! E tu? Tu cosa pensi? A subdoli inganni per fornicare indisturbato con quella meretrice! Ecco cosa! Vergogna! Vergogna! Ci rivedremo al giudizio universale! Lì, fiamme dell’inferno e dannazioni eterne ti stanno aspettando...>.

Poi come se non bastasse sognavo spesso di essere legato ad una gigan­tesca mac­china delle torture con la nonna di Claudia, curva dietro ad un pentolone ribollente, che s’abbandonava in spettrali risate mentre si pre­pa­rava a lessarmi i testicoli...

Venerdì arrivai a casa alle due di pomeriggio. Claudia non c’era, ed era anche il giorno della lezione di pianoforte! Cosa dovevo fare? Telefonare e disdire tutto? No, non potevo; la voce di quella donna m’a­vrebbe provocato un imbarazzante orga­smo via cavo. Caddi sul letto ormai ridotto ad un’ameba! Serrai gli occhi e tentai di ritrovarmi in un sonno ri­sto­ratore. Dopo 10 minuti ero tra le braccia di Morfeo. Mi ripresi alle 19 e 40; talmente assonnato da non vedere più la mia immagine riflessa...

<<Ci manca solo che sia diventato un vampiro: “Il terrore di tutte le natiche!”. Ho biso­gno di una buona bacinella di caffè!>>

Messo a fuoco il circondario mi diressi verso la cucina, ma appena passata la porta d’in­gresso... furente squillò il campanello! Andai ad aprire senza neanche pensare che dietro poteva esserci anche un terrorista islamico. Ma era peggio! Di fronte a me, appoggiata allo sti­pite della porta, dentro un conturbante vestito a fiori che le sembrava dipinto addosso, c’era Olga!

<<Salve Stradivari! Ha dimenticato che oggi c’era la sua prima lezione da pianista?>>

<<Io... io... veramente non...>>

<<Cos’è? Siamo senza parole?>>

<<Co... come hai fatto a... a sapere dove abito?>>