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<<Me l’ha detto Claudia!>>

<<Detto?!>>

<<Diciamo che ho spiato nella sua agenda. Ma vuoi farmi l’interroga­torio qua fuori o gentilmente mi fai entrare?>>

<<Ma... ma dentro non ho un... un pianoforte...>>

<<Pensi che sia venuta qua per suonare?>>

Dopo questa dichiarazione mi ritrovai la mascella ai piedi! Con una mano mi scostò ed entrò in casa.

<<Bel posticino...>>

<<Gra... grazie...>>

<<Allora: che si fa?>>

<<Eh-eh! Che si fa?>>

<<Sai,>> sospirò sensuale <<appena t’ho conosciuto ho capito che ti piacevo; da come mi guardavi: i tuoi occhi mi facevano sentire senza mutandine!>>

Eseguii una deglutizione d’imbarazzo che sentì tutto il quartiere!

<<Ma vediamo un po’>> con fare malizioso <<cosa offre casa tua: il bagno... con la doccia! La cucina, per mangiare qualcosina... dopo! E il letto... a 3 piazze?!>>

<<Ehhh s-sì! L’avevo progettato per delle ammucchiate ma... non ho mai avuto l’occa­sione di...>>

<<Ma allora sei una furia!>>

<<Gra... grazie ma... senti: io devo consigliarti di andare perché...>>

<<Mi vuoi cacciare? Balle!>>, m’interruppe sarcastica <<Sei un proprio un gran furbone: il pianoforte era una scusa, vero? Cosa avresti fatto durante la lezione? Men­tre io t’insegnavo come schiacciare i tasti... tu m’avresti passato la mano tra le gambe... Così?>>

Oh mio Dio!!! Cosa dovevo fare??? Il mio “io” piangeva di vergogna, ma la mia li­bido urlava come un cow-boy!!!

<<Io... io non so cosa dire...>>

<<Ma io so cosa fare!>>, ribatté secca. <<Tu mi piaci Orazio! Mi sei sempre piaciuto, e a me quando un uomo piace... me lo prendo!>>

Mi sollevò da terra e mi lanciò sul letto. Poi, mi si sedette sopra. Non potevo muovermi!

<<Tu vuoi queste, vero?>>

Passò le dita tra i bottoni del vestito e lo strappò con forza! M’inondò con tutta quella carne che a stento mi faceva respirare. Coprii gli occhi ma lei tolse la mano.

<<Guardale:>>, esclamò con rabbia <<sono tue!>>

Era come se mi regalasse Fort-Knox! Cosa dovevo fare? Aiuto! Mi appellai a quella poca ra­gione rimasta e, con coraggio stavo per dirle: “Vattene! La­sciami in pace, io amo Claudia!”. Ma alle mie mani... cosa stava succedendo? Come il ferro attratto dalla calamita si dirigevano verso quei due dirigibili. No! Non volevo, no! Ma con le lacrime agli occhi, ritrovai le mani ap­poggiate su quegli immensi recipienti!

E come un bambino, che quando tocca il fuoco si scotta, pun­tuale arrivò la punizione.

Un rumore di chiavi, una porta che si apre, una borsa che cade, degli occhi che ti fissano, una lacrima che scende... Claudia era in camera da letto!!! Guardava me e Olga con le mani alla bocca...

<<Ehm, ciao Claudia;>> dissi <<ti stavo per telefonare. Com’è il tempo fuori? Ehm... piove?>>

Ebbe un cenno come per cadere ma si riprese subito. I suoi occhi di­ven­nero fuoco! Era un fascio di nervi contratto, mi guardò con odio sprez­zante e...

<<SEI UN GRAN FIGLIO DI PUTTANA!!!>>

Ed aveva ragione.

Inutile dire che non la rividi più. Suo padre non mi rese invalido solo perché la figlia aveva riac­quistato la voce. E vani erano gli appostamenti sotto casa sua. Ap­pena la nonna mi vedeva usciva con un mitra residuato bellico del 15/18, e me lo sventagliava dietro. Ed Olga? Subito dopo il fattaccio si rivestì e, con gelida indifferenza, senza dire una parola, uscì da casa. Io rimasi solo, disteso sul letto in preda a mille rimorsi, non mi mossi e non dissi una parola per venti giorni! Sperando in continuazione che l’ac­caduto fosse solo un brutto, orrido incubo.

E ora? Ora la vita è ricominciata monotona come cinque mesi fa! Il lavoro, la casa, il videoregi­stra­tore, il gatto. Ma Claudia... che stella avevo perso! L’avrei sicura­mente rimpianta in eterno! Quei suoi sorrisi... quegli occhi vivi che ti guardavano come un passerotto indifeso, e quel viso... bel­lis­simo! Era tutto andato, finito. Come nel più triste dei film.

Ehi! Chi è quel manichino alla fermata di fronte alla mia? Ma sì, è quello che stava con Claudia il giorno che l’ho conosciuta... anche lui da solo. Arriva il tram... scende una ragazza... ma è Claudia! Cosa fanno?! Si baciano... s’abbracciano... vanno via...

Eh sì, questa è proprio la fine.

Orazio… stai fresco?

TOC-TOC!

<<Chi è?>>

<<Sono quella che è stata... quella che è... e quella che sarà...>>

<<E chi sei? Quella che batte giù all’angolo?>>

<<SONO LA TUA MORTE!!!>>

<<Ma va? Una morte tutta mia? Siamo sicuri? Guardi che non apro; sa, di questi tempi...>>

<<Orazio Scattini, la tua vita è giunta al termine!>>

<<Per favore, la prego, mi chiami solo Orazio...>>

<<...son qui giunta a mietere la tua anima e darla in pasto al Grande Oblio!>>

<<Cavolo, che paroloni! Oh, scusi... che maleducato... s’accomodi prego. Non guardi il disordine; sa ultimamente...>>

<<L’orologio della tua esistenza sta suonando gli ultimi rintocchi!>>

<<Ah sì? Ma gradisce qualcosa... un cognacchino... un Don Bairo... sarà stanca avrà viaggiato molto...>>

<<Mi sono mossa nei turbinii del tempo con un solo compito, quello di strap­parti l’anima e portarla nel regno dei morti!>>

<<...ma non faccia complimenti beva qualcosa, farà un freddo dalle sue parti... mi dia pure la mantella...>>

<<Quando questa clessidra sarà terminata, la tua vita, la tua essenza vitale e tutto ciò che sei e rappresenti apparterranno a me!>>

<<Che impeto, che foga, sono proprio colpito! Ma diamoci del tu, tanto or­mai è come se ci conoscessimo da una vita... beh, almeno per lei... ma posso vedere la tua clessidra, è proprio bella, cavolo: marca ROLEX, guadagni molto... OOPS! Mi è caduta! Mi dispiace, si è rotta io non...>>

<<La mia clessidra... idiota! Cosa hai fatto? M’era durata quattro miliardi di anni!!!>>

<<Mi... mi dispiace...>>

<<La mia missione... adesso come farò?>>

<<Va beh, ripassa fra tre o quattrocento anni, te la ricompro nuova!>>

<<Eeeh va beh, ma nel frattempo dove... dove vado senza la mia clessidra, io...>>

<<Non so che dirti, mi dispiace... anzi, guarda... s’è fatto tardi; devo uscire. Vieni che t’accompagno alla porta...>>

<<Ma non so dove andare...>>

<<...sei mica in macchina?>>

<<Veramente io...>>

<<Ho capito! Allora ascolta: scendi, arrivi in strada, giri a destra, im­bocchi il vialone e...>>

<<...e cosa trovo laggiù?>>

<<...ma trovi tutto quello che vuoi che volevi e che vorrai... CIAO!>>

E questo dottore... è il sogno che mi tormenta!

<<Mio caro Scattini...>>

<<Per favore, la prego, mi chiami solo Orazio...>>

<<Come vuole... signor Orazio; la soluzione al suo problema non va certo ri­cercata attraverso le teorie popolane dei sogni ricorrenti, ma bensì...>>