Che figura di cacca m’ero fatto! Ma come cavolo era possibile che un simile angelo parlasse così di una persona che ha il peso del suo cervello inversamente proporzionale a quello dei suoi muscoli? Che cosa lo rendeva così particolare ai suoi occhi? O era veramente come diceva, o “l’Ughacchio” recitava con lei una commedia degna del più pignolo degli attori inglesi... dovevo indagare! E nei miei piani non c’era certo la voglia di desistere, anche se l’affare si mostrava più complicato di come me l’aspettavo! Studiai al millimetro ognuna delle loro mosse:
Ugo arrivava puntualmente in palestra alle h.8 e 30m. spaccate. E alle 9 l’apriva al pubblico. Da quell’orario in poi seguiva gli esercizi di ciascuno dei suoi allievi; unico svago era trovare un angolino buio per scaccolarsi e sondare le sue parti intime con la foga degna di una talpa!
Alle h.13 spaccate si ritirava nel suo studio e ne usciva solo alle 15. Poi, da quell’ora sino alle 22 continuava a seguire, instancabile, i suoi iscritti.
Sara invece arrivava alle h.11 di mattina. Si guardava intorno e se non c’era tanta gente si soffermava a dare un bacio innocente sulla guancia ad Ugo (quella guancia che anche da lontano pareva la chiappa di una mucca!).
Per quello che m’era possibile scrutare nella palestra femminile, Sara, non dava tanto retta alle ragazze. Erano piuttosto loro a venire a chiederle consigli; entrava, e si dedicava a modellare il suo fisico statuario, sino a l’ora di chiusura. Non mangiava; beveva solo una strana mistura contenuta in un recipiente con beccuccio, simile a quello dei ciclisti solo un po’ più grosso, civettava qualche mezz’oretta con le sue coetanee e alle 22, terminata la giornata di lavoro andava con in qualche locale a mangiare con Ugo. Poi, alle 0.30 a casa di lui (ed io sotto la loro finestra a sperare ardentemente che giocassero a Scacchi, Dama, Risiko, Cluedo, Pari o Dispari...).
Sara usciva dall’alcova alle 2 di mattina (fortunatamente, non vivevano insieme) e, il giorno dopo, il solito tran-tran.
Era un piovoso giovedì sera. Avevo osservato quattro giorni della loro vita. Sara era impeccabile, precisa e discreta; Ugo invece, mi puzzava come il suo alito. Nonostante si mostrasse irreprensibile e incredibilmente vitale nell’insegnamento, non alzava mai un peso, si limitava solo, al contrario di Sara, a dare consigli a destra e a manca, soffermandosi ogni tanto a vomitare i suoi pistolotti epici a qualche deficiente di turno! Era quella sosta nell’ufficio di primo pomeriggio che non mi convinceva. Qualche buono di cuore avrebbe affermato che semplicemente mangiava, e allora che bisogno c’era di chiudersi a chiave? Dovevo vederci chiaro! Decisi di travestirmi da donna delle pulizie!
Quella vera arrivava ogni due giorni alle 13.30. Questa aprì la porta scorrevole del suo camioncino ed io dietro ad aspettarla!
<<Sa che ha proprio un bel furgone...>>
<<Ma che cazzo dici? Coglione! Avrà sì e no vent’anni! Si muove a calci e a bestemmie ed è tutto scassato. E se non ti togli dalle palle ti schiaffo il manico della scopa in un occhio!>>
Le maniere cordiali non funzionavano, appena mi girò le spalle, la stordii con una martellata alle tempie!
Entrai in palestra perfettamente mimetizzato da innocua lavapavimenti. Non c’era quasi nessuno. Indi, assolutamente indisturbato, eseguii il piano. Con una scopa-telescopio, costruita grazie ai sapienti consigli di un’enciclopedia per ragazzi, scrutai, dalle vetrate poste in alto del suo studio, l’interno e... sorpresa! Ecco come “l’Ugazzo” coniugava il suo verbo! Due minorenni seminude ai lati e, sul tavolo delle strisce di innocente cocaina. Sara doveva vedere!
Le due lolite erano certamente entrate dalle porte antincendio dello studio passando per il cortile indi; il mio primo pensiero fu quello di bloccare ogni tentativo di fuga poi, svestiti i panni della donna di fatica...
<<Ciao Sara!>>
<<Di nuovo tu? Cosa vuoi?>>
<<Niente... volevo sapere se potevi darmi qualche consiglio su degli esercizi...>>
<<Ma perché voi giovani intercalate sempre con questo niente? Se dici niente, non vuoi niente! Vattene! I consigli fatteli dare da Ugo!>>
<<Ma è possibile sapere perché sei così scontrosa con me? Di cos’hai paura?>>
<<Senti scusa; sarai anche un tipo simpatico non c’è che dire, ma ti ho già detto come la penso... vai da Ugo! Lui saprà delucidarti molto meglio di me.>>
<<Ma Ugo non c’è...>>
<<Sarà uscito: aspettalo!>>
<<Eeeh no! Non è uscito. è nel suo studio...>>
<<Vai e bussa!>>
<<L’ho già fatto, ma non risponde nessuno...>>
<<Come nessuno? Sei sicuro che è dentro?>>
<<L’ho visto entrare coi miei occhi!>>
<<Che gli sia successo... oh mio Dio, Ugo!>>
Si fiondò al piano di sotto con la preoccupazione degna di una mamma ed io dietro, con un’impagabile sete di vendetta!
<<Ugo! Ugo, apri! Sono io, Sara!>>
Appena pronunciò il suo nome, da dentro, si sentì il frastuono degno di un terremoto!
<<Ugo, ma che succede?>>
<<Forse gli è successo qualcosa: magari si è ingoiato la lingua e starà soffocando...>>
Fomentata dai miei dubbi, con un secco calcio sfondò la porta e... “PARAPARAPPAPà!”. Che spettacolo! Che spettacolo! Vittoria! Sotto gli occhi sbigottiti di Sara c’erano le due piccole meretrici che, quasi nude, si nascondevano inutilmente sotto il tavolo... e per terra con i pantaloncini abbassati e il naso tutto imbrattato di “farina”, il buon Ugo che, con le mani alzate e lo sguardo terrorizzato inutilmente si giustificava...
<<Sara... Sara amore, io... io... io ti posso spiegare...>>
<<TU COSA?! LURIDO VERME SCHIFOSO!!!>>
E Sara gli tirò un posacenere di vetro, del peso approssimativo di 300 grammi, di taglio, in piena fronte! Poi fuggì piangente dalla palestra.
<<Eh sì, l’immaginavo caro “Ughicchio” che dal tuo naso ci passava, oltre l’aria delle tue stronzate, qualche altra cosa. E magari se faccio aprire da Sara quegli armadietti, dietro ci troverà di sicuro una bella collezione di liquidi poppa-muscoli. Caro il mio comandante, la sua nave è affondata! Sono veramente spiacente!>>
Ed eseguii una perfida risata degna del miglior Vincent Price!
<<Lurido cane!>>, grugnì Ugo con un rigolo di sangue che gli scendeva dalla fronte. <<Giuro che farò motivo della mia vita il fartela pagare!>>
<<Risparmia il fiato per altre scuse da dare a Sara! E stavolta trovale convincenti altrimenti sulla fronte potrai aprirci una tabaccheria... Ah! Ah! Ah!>>
Rimase di sale; con lo sguardo assente. Sara era fuori in strada che piangeva. Gli arrivai alle spalle:
<<Sara... su, non fare così... in fondo... cosa t’aspettavi...?>>
<<Ancora tu?! Ma cosa vuoi da me? Lasciami in pace, vattene!!!>>
Ma non demordevo:
<<Sai, anche a me è capitato di trovarmi in situazioni dove tutto il mondo mi era crollato addosso. Ma purtroppo vicino a me non c’era nessuno a darmi un conforto, una parola gentile... credimi, quando gli eventi ti travolgono non c’è niente di meglio di un amico per ritrovare il sorriso. La mia vita è stata un continuo rotolare senza meta. Una famiglia distrutta, un padre che non ho mai conosciuto, una madre che vedevo solo di mattina... e quando le lacrime della sofferenza mi rigavano il volto corrucciato, non c’era nessuno... nessuno a... ad aiutarmi, ad asciugare quel pianto, quel pianto che era diventato una pioggia di fuoco sul mio cuore... dov’era quell’amico...? Quell’amico che ho sempre cercato, e che non ho mai conosciuto...>>