M’aspettavo da un momento all’altro veder uscire qualcuno a consegnarmi l’Oscar come migliore interpretazione drammatica quando, sicuro che non si fosse bevuta tutte le mie balle... come in una scena del più romantico dei film, si buttò tra le mie braccia e si liberò, con un pianto fragoroso, di tutti i pesi dal cuore.
Cucù, vittoria! ah!ah!ah!ah!
Durante i giorni seguenti io e Sara eravamo inseparabili! Ero diventato per lei una persona indispensabile e non mancava mai di confessarmi tutto della sua vita. Aveva abbandonato la palestra e venduta la sua parte e, in quel mondo, giurava, non sarebbe più tornata. Con lei cercavo di sfoggiare tutto il mio repertorio migliore di simpatia e non mancavo mai di farla ridere di gusto. Anche se, alcune volte, il suo sguardo si perdeva in pensieri passati, che testimoniavano perfettamente una certa malinconia; forse perché l’idea d’aver fallito in un amore che credeva perfetto, era una situazione che non riusciva ad accettare. Era dolce, innocua e di una semplicità incredibilmente eccitante; una specie di Heidi mascherata da Marilyn. Ed ora, da chiusa e schiva quale era nei miei confronti, divenne aperta e cordiale. Naturalmente, tra una cordialità e l’altra, tentavo in tutti i modi di stabilire un contatto non solo mentale...
<<Ti prego Orazio... no! Tu per me sei più di un amico, più di un boy-friend... sei un fratello, ecco: un fratello!>>
<<E d’incesti... neanche a parlarne suppongo...>>
<<Ti prego, non scherzare. Ma non senti anche tu la particolarità del nostro rapporto? Quella misteriosa alchimia che lo rende unico? Il sesso lo sporcherebbe, lo macchierebbe irrimediabilmente con un alone di banalità, non trovi?>>
<<Beh, effettivamente il sesso è una cosa poco originale tra un uomo e una donna, ma è una delle cose che mi fanno sentir fiero di trovarmi tra le masse... e più ce n’è, meglio è!>>
<<Smettila di fare lo stupido... e poi, sono molto più grande di te...>>
<<L’età è solo una condizione anagrafica... la mia gatta, col gatto del mio vicino, e sempre che si struscia: sembrano due innamorati... ma lui ha undici anni e lei tre! Come te lo spieghi?>>
<<Lo spiego che noi non siamo animali... e poi, ti prego, t’ho già detto come la penso, al massimo potresti andare bene per mia sorella...>>
<<Tua sorella?>>
Sua sorella! Una bella ragazza non c’è che dire... ma la classica sedicenne vuota con la stessa perenne espressione di noia sul volto. Una parlata stanca e monocorde, accompagnata dall’inseparabile chewing-gum che eternamente masticava con una lentezza irritante: “...che palle la scuola, che palle i professori, che palle la vita...”, e un eccetera di palle, da far arrossire un portiere! La conobbi una domenica, a casa sua, quando Sara m’invitò a cena.
<<Ehi!>>, chiamò Sara entrando <<La tua sorellona è in casa...>>
<<Sono qui; cosa c’è?>>
<<Oggi da noi si ferma a cena Orazio.>>
<<E Ugo che fine ha fatto? L’hai sostituito con lui? >>
<<No, Orazio è solo un amico...>>
<<Già!>>, dissi. <<Purtroppo sono solo un amico...>>
<<Ciao, io sono Linda...>>
<<Ciao, Orazio!>>
Mi diede una mano talmente moscia da farmi sospettare che fosse in vita...
<<Orazio, che razza di nome, sembra uscito da un telefilm.>>
<<Accuso e ringrazio...>>
<<Accusi e che?! Ma che di tipo! Senti Sara, mi ha telefonato Stefano e ha detto che stasera non m’avrebbe potuto accompagnare in discoteca...>>
<<Allora stasera non vai in discoteca...>>
<<E dai, mi faccio venire a prendere da Ennio...>>
<<Niente da fare. Se vuoi uscire il sabato sera con te deve esserci un maggiorenne disinteressato! Se tuo zio non può, non esci!>>
<<E Sara, che cazzo!>>
<<Non usare questi termini con me, ingrata!>>
<<Scusa... e tu che cazzo hai da guardare?>>
<<Veramente io...>>
<<Ma vaffanculo...>>
E s’andò a chiudere in camera.
<<Orazio la devi scusare, ma da quand’è morta nostra madre sono io che mi occupo di lei e ultimamente l’ho un po’ trascurata.>>
<<Non ti preoccupare, anch’io ho avuto la sua età... (fortunatamente non ero così...)>>
<<Senti, t’andrebbe d’accompagnarla? Se no, è capace di tenermi il broncio per dei mesi...>>
<<E la nostra serata?>>
<<Ti prego...>>
<<Va... va bene...>>
<<Splendido: Linda!>>, gridò. <<Questa sera ti accompagna Orazio: sei contenta?>>
<<Uhhh, come un muto ad una conferenza!>>, sentenziò dalla sua camera.
<<Bella battuta; una tipa arguta!>>
E arrivò il momento di uscire.
<<Dì un po’ Sara...>>, osservò Linda. <<Ma questo morto deve uscire vestito così?>>
<<Smettila di parlare così! Orazio ha uno stile tutto suo che i tuoi amici apprezzeranno.>>
<<Certo, farò una figura di merda!>>
<<Piantala Linda o non uscirai più da casa sino alla pensione!>>
<<Va bene, scusa. Allora: sei pronto?>>
<<Oh sì, certo! Devi solo dirmi dove andare...>>
<<Dove?>>
La discoteca si chiamava “L’urlo!”. E indubbiamente teneva fede al suo nome. Già da fuori, i vetri delle case circostanti, vibravano a tempo di musica!
<<Ora entriamo; non farmi fare figure di cazzo, hai capito? Io starò insieme col mio ragazzo che si chiama Ennio, non venire a romperci i coglioni, hai capito? Se sto coi miei amici non ti avvicinare, non mi parlare se non sono io a venire da te. Sara t’ha detto di portarmi a casa all’una ma da qui si va via solo alle 3, hai capito? Stronzo! E sei fai qualche cazzata ti faccio prendere a capate da Ennio... hai capito?>>
Non feci in tempo a ricordarle che alla prossima minaccia l’avrei resa invalida che già imboccava la porta d’ingresso.
<<Ciao Monica!>>, disse Linda alla cassiera. <<Paga il mio accompagnatore.>>
<<Chi, tuo zio?>>
<<No, uno ancora più deficiente. Lo riconosci perché è vestito come un piccione!>>
<<Salve, quant’è?>>
<<Guarda che devi pagare anche per Linda...>>
<<Ah sì? Ehh... quanto fa?>>
<<Sessantamila, se posi il giubbotto settanta!>>
<<Cosa?! Ma questa è follia!>>
<<Chiamala come ti pare, se non paghi, non entri. E se parli ancora, ti faccio tritare i denti dal nostro buttafuori! Hai capito? Stronzo!>>
<<E va bene: “...ma arriverà il giorno della vendetta, e io sarò lì a guardare e a godere mentre brucerai nelle fiamme della perdizione!”.>>
<<Cosa?!>>
<<Niente: ho semplicemente detto che sei una mignotta!>>
Ritirati i biglietti mi fu anche consegnato un souvenir della discoteca; un tubetto di dentifricio aroma: saliva! L’ambiente era di uno squallido pazzesco! La musica era assordante e ripetitiva, fatta di continue percussioni elettroniche (pareva avere un fabbro alle spalle che mi martellava il cervello), il tutto cadenzato in una musichetta banalissima di sottofondo con voci di coriste di colore che urlavano a tutto spiano.
Nella pista vi era un accalcare nervoso di ragazzi che ballavano con le braccia all’aria e lo sguardo rubato da quell’ipnotica musica. Tutt’intorno alle mura della discoteca ragazze e ragazzi in vestiti di dubbio gusto che esemplificavano la conversazione incastrando reciprocamente le proprie lingue! E Linda era tra loro. Rassegnato a passare la serata in quel girone dantesco mi accasciai intristito su un divanetto ad attendere la fine della forgia!