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«Capisco. Quindi lei vuole che intervenga presso il Dicastero dei Bibliotecari perché le sia subito riferita tale situazione, nel caso che si verifichi.»

«No, poiché su questo punto non prevedo alcun intoppo. Chiederò che vengano messe da parte alcune opere di carattere generale sulla Spazio-Analisi, e che chiunque le richieda, a meno che non possa provare di essere nativo di Sark, venga trattenuto per essere interrogato. È una semplice precauzione. In realtà non servirà a niente, perché io sono convinto che il nostro uomo sia atterrato all’astroporto della Città di Sark esattamente come aveva progettato, e che sano o malato di mente sia stato imprigionato o ucciso dalle autorità sarkite.»

Abel posò il bicchiere, ormai quasi vuoto. «Sta scherzando!»

«Le sembra che ne abbia voglia? Cosa mi ha detto di Sark non più tardi di mezz’ora fa? Che la vita, la prosperità e la potenza di tutta questa gente dipendono dal controllo di Florina. Che cosa mi hanno insegnato le mie letture di queste ultime ventiquattro ore? Che i campi di kyrt di Florina rappresentano la ricchezza di Sark. Ed ecco che un uomo, sano di mente o psicopatico, non importa, afferma che un fatto d’importanza galattica mette in pericolo la vita di tutti gli uomini e di tutte le donne di Florina. Osservi la trascrizione dell’ultimo suo colloquio pervenutoci.»

Abel raccolse il frammento di pellicola che Junz gli aveva quasi buttato sulle ginocchia e lo inserì nel “lettore”.

«Non dice gran che.»

«Naturale. Parla di un pericolo gravissimo, e s’intuisce che ha molta fretta, ma un messaggio simile non avrebbe mai dovuto essere trasmesso ai sarkiti, anche ammesso che il nostro uomo si sbagliasse. Come poteva il governo sarkita permettergli di diffondere le pazzie che aveva in testa, sempre che si tratti di pazzie? Lasciando da parte il panico che simili notizie avrebbero potuto provocare su Florina, danneggiando l’andamento della produzione del kyrt, rimane sempre il fatto che l’intera Galassia sarebbe stata informata degli sporchi rapporti politici intercorrenti tra Sark e Florina. Esiterebbe Sark a uccidere, in un caso simile?»

«E che cosa vorrebbe da me? Debbo dire che sono tuttora assai poco convinto.»

«Si informi se l’hanno ucciso» aveva detto Junz con voce tetra. «Ci sarà pure un’organizzazione spionistica, in questo maledetto posto! E quando li avrà rivelati per quegli assassini che sono, voglio che Trantor faccia sapere ben chiaro a tutti che nessun governo della Galassia ha il diritto di uccidere un dipendente dell’U.S.I., o farne quel che gli pare.»

Così era terminato il suo primo colloquio con Abel.

Per quel che riguardava le disposizioni librarie, i funzionari sarkiti si erano mostrati assai comprensivi e dispostissimi a collaborare.

Comunque, i mesi erano trascorsi, e gli agenti di Abel non erano riusciti a trovare traccia, su Sark, dello spazialista scomparso.

Le cose si erano protratte così per undici mesi, e già Junz cominciava a rassegnarsi. Aveva solo deciso di aspettare ancora un mese. Poi era venuto il primo barlume di speranza, del tutto inaspettato: un rapporto pervenuto dalla Biblioteca Pubblica di Sark. Junz si trovava adesso seduto davanti a un funzionario floriniano nell’Ufficio Affari Floriniani.

L’Assistente completò la propria classificazione mentale del caso. Aveva terminato di girare l’ultima pagina.

Alzò gli occhi e chiese: «Dunque, che posso fare per lei?»

Junz cominciò con estrema precisione: «Ieri, alle 16,22, sono stato informato che la sezione floriniana della Biblioteca Pubblica di Sark teneva a mia disposizione un uomo, non nativo di Sark, il quale aveva cercato di consultare due volumi di divulgazione sulla Spazio-Analisi. Dopo di che la Biblioteca non mi ha più fatto sapere niente.» Alzando la voce per soffocare un’interruzione dell’Assistente, lo scienziato continuò: «Un tele-bollettino ricevuto dall’apparecchio pubblico dell’albergo dove risiedo, e datato dalle ore 17,05 di ieri, annunciava che un appartenente alla Pattuglia Floriniana era stato ritrovato esanime nella sezione floriniana della Biblioteca Pubblica di Sark, e che tre indigeni floriniani, ritenuti responsabili del crimine, erano stati inseguiti e ricercati; ma quel bollettino non venne poi ripetuto nei notiziari successivi. Non ho dubbi che le due notizie siano collegate. Ho avvertito Florina per radio-etere di mandare l’uomo in questione su Sark ma non ho ricevuto risposta. Ora sono qui per chiedere all’Ufficio degli Affari Floriniani di agire. O mi lascia salire lassù oppure mi manda qui quell’uomo.»

La voce spersonalizzata dell’Assistente disse: «Il governo di Sark non può accettare ultimatum dai funzionari dell’U.S.I. L’uomo che ha chiesto di consultare i testi riservati, unitamente ad altri due compagni, un Borgomastro e una donna di Florinia, ha effettivamente commesso il crimine che lei dice, e i tre sono stati inseguiti dalla Pattuglia ma non sono stati catturati.»

Una profonda delusione si dipinse sulla faccia di Junz. «Sono fuggiti?»

«Non esattamente. Sono stati rintracciati nella panetteria di un certo Matt Khorov.»

Junz fissò sbalordito il funzionario: «E ce li hanno lasciati?»

«Lei ha avuto rapporti, recentemente, con Sua Eccellenza Ludigan Abel?»

«Che c’entra questo con…»

«Siamo informati che è stato visto spesso all’Ambasciata di Trantor.»

«È una settimana che non vedo l’Ambasciatore.»

«In tal caso le consiglio di andare subito da lui. Abbiamo permesso che i criminali restassero impuniti nel negozio di Khorov per riguardo alle nostre delicate relazioni interstellari con Trantor. Ho anche avuto ordine di dirle, nel caso si rendesse necessario, che Khorov, come probabilmente saprà…» e la faccia pallida del funzionario parve trasformarsi in una beffarda maschera ghignante «è ben noto al nostro Ministero degli Interni come un agente di Trantor.»

6

Terens aveva lasciato la panetteria di Khorov dieci ore prima che tra Junz e l’Assistente si svolgesse il colloquio sopra riferito. Appena sentì un rumore lontano di passi pesanti, si rincantucciò in un vicolo polveroso (nemmeno le piogge notturne di Florina riuscivano a penetrare entro le fosche regioni nascoste sotto la legacemento). Alcune luci guizzarono, passarono e scomparvero a cento metri di distanza.

I pattugliatori seguitarono a marciare innanzi e indietro tutta la notte. Bastava che marciassero. Il terrore della loro presenza era sufficiente a mantenere l’ordine, senza ulteriori spiegamenti di forze.

Terens avanzava speditamente, lieve come un fantasma, e ogni volta che la sua faccia s’illuminava nel passare sotto una feritoia della legacemento sovrastante, non sapeva trattenersi dall’alzare la testa. Attraverso quanti cambiamenti era giunto nel corso della sua vita all’attuale considerazione dei Signori di Sark! Quando era bambino, i Signori erano per lui super-uomini aureolati di una vaga luce mistica, straordinariamente buoni, i quali dimoravano in un paradiso che si chiamava Sark e badavano con paziente e amorosa cura al benessere degli stupidi uomini e delle sciocche donne di Florina.

A dieci anni aveva scritto un saggio scolastico su quella ch’egli immaginava dovesse essere la vita su Sark. Era stato un componimento di pura fantasia, concepito al solo scopo di fare sfoggio delle proprie capacità stilistiche e letterarie. Il maestro ne era rimasto molto soddisfatto e alla fine dell’anno, mentre gli altri ragazzi continuavano nei loro corsi normali di lettura, scrittura e morale, egli era stato promosso a una classe speciale in cui gli avevano insegnato aritmetica, galattografia e storia sarkita. All’età di sedici anni lo avevano mandato su Sark.