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Samia chiese: «Chi ti aspettava? Chi?»

«Non… non lo so. Non riesco a ricordare. Ma non era un funzionario dell’ufficio. Ricordo di avergli parlato. Era al corrente del pericolo. Me ne accennò. Sono certo che me ne accennò. Eravamo seduti insieme a un tavolo. Ricordo il tavolo. Sedeva di fronte a me. Parlammo per un po’. Mi pare di ricordare, anzi ne sono sicuro, che non ero affatto impaziente di fornirgli dei particolari. Volevo parlare con l’ufficio, prima. Poi…»

«Sì?» incitò Samia.

«L’altro fece qualcosa… non ricordo. Non ricordo più niente!»

Urlò questa ultima frase, quindi tacque, finché il silenzio fu spezzato dal ronzio dell’apparecchio di comunicazione che il Comandante recava al polso.

Racety chiese: «Che c’è?»

La voce che rispose aveva un suono secco, preciso, ma rispettoso: «Un messaggio da Sark per il Comandante. Un messaggio personale.»

«Benissimo. Vengo subito al sub-eterico.»

Si volse a Samia: «Mia Signora, mi permetto di ricordarle che in ogni caso è ora di cena.»

Samia disse: «Badi che li voglio rivedere, capitano.»

Racety s’inchinò silenziosamente. Poteva essere un segno di acquiescenza, come poteva non esserlo.

Samia di Fife era profondamente emozionata. I suoi studi su Florina soddisfacevano una certa sua vaga intima aspirazione intellettuale, ma il Mistero del Terrestre sottoposto a Sondaggio Psichico (già pensava al caso con lettere maiuscole) risvegliava in lei qualcosa di assai più oscuro e primitivo, l’istintiva curiosità animale.

Decise di giungere al fondo della questione per conto suo e per propria soddisfazione personale. Anche i più modesti si ritengono dei poliziotti dilettanti assai capaci, e Samia era lungi dall’essere modesta.

Non appena poté farlo senza apparire ineducata, terminata la cena corse dai prigionieri e ordinò alla guardia davanti alla cella improvvisata di aprirle la porta.

Ma il marinaio, senza scomporsi, lo sguardo fisso nel vuoto, replicò rispettosamente: «Sua Signoria mi scusi, ma quell’uscio non può essere aperto.»

Samia rimase talmente di stucco a una tale risposta che quasi le parole le si strozzarono in gola. «Come osi? Se non apri immediatamente quella porta ti denuncio al Comandante.»

«Sua Signoria mi scusi, ma quella porta deve restare chiusa. Ordine espresso del capitano.»

Samia ritornò in fretta sul ponte e si precipitò nella cabina del Comandante.

«È stato lei a dare ordine che non potessi comunicare con i due passeggeri clandestini?»

«Mi sembra, Mia Signora, che fosse stato convenuto tra noi che lei parlasse con loro soltanto in mia presenza.»

«Prima di cena, sì. Ma ha visto anche lei che sono innocui!»

«Ho visto che sembravano innocui.»

Samia bolliva. «In tal caso le ordino di venire subito con me.»

«Non posso, Mia Signora. La situazione è cambiata.»

«In che senso?»

«Devono essere interrogati dalle autorità competenti di Sark e sino a quel momento nessuno può comunicare con loro.»

«Spero che non vorrà consegnarli al Ministero degli Affari Floriniani.»

«Ecco» cominciò il capitano cercando di guadagnare tempo «questa era in verità la mia intenzione originale. Avevano lasciato il loro villaggio senza permesso, anzi, per essere più esatti avevano lasciato senza permesso addirittura il loro pianeta. Per giunta si erano imbarcati clandestinamente su un vascello sarkita.»

«Ma quest’ultimo punto è stato un errore da parte loro.»

«Davvero?»

«In ogni caso, prima del nostro ultimo colloquio eravate perfettamente al corrente dei loro misfatti.»

«Però ho saputo soltanto durante il colloquio quel che aveva da dire il cosiddetto Terrestre.»

«Il cosiddetto! Ma se ha affermato lei stesso che esiste un pianeta di nome Terra!»

«Ho detto che può darsi che esista. Comunque, Signota, posso avere l’audacia di chiederle che cosa vorrebbe fare di quei due individui?»

«Secondo me il racconto del Terrestre dovrebbe essere approfondito. Parla di un pericolo che minaccia Florina, e di un funzionario di Sark che ha deliberatamente cercato di tenere nascosto questo pericolo alle autorità competenti. Secondo me si tratta di un caso da sottoporre direttamente a mio padre, ed è quello che farò al momento opportuno.»

Il Comandante mormorò: «Che manovra diabolica!»

«Sta diventando sarcastico, capitano?»

Racety arrossì. «Perdoni, Signora. Intendevo riferirmi ai prigionieri. Posso parlare un po’ distesamente?»

«Io non so quel che intende per “un po’ distesamente”» replicò Samia indispettita «ma parli pure.»

«Grazie. Prima di tutto, Signora, spero non vorrà minimizzare l’importanza degli avvenimenti verificatisi su Florina.»

«Quali avvenimenti?»

«Non avrà dimenticato l’incidente accaduto nella biblioteca.»

«Quante storie per un pattugliatore ucciso!»

«Un secondo pattugliatore è stato ucciso stamane, Mia Signora, nonché un indigeno. Non accade spesso che degli indigeni uccidano dei pattugliatori, e noi ci troviamo di fronte a un individuo che ha perpetrato questo crimine non una ma due volte consecutive, e che ciononostante riesce a non farsi acciuffare. Si tratta di un’azione isolata? Si tratta di una coincidenza? O tutto ciò non fa parte piuttosto di un piano accuratamente studiato?»

«A quanto pare, lei propende per quest’ultima ipotesi.»

«Sì, infatti. L’omicida aveva due compiici, e i loro dati segnaletici corrispondono a quelli dei nostri clandestini.»

«Possibile?»

«Non volevo allarmarla, ma ricorderà, Signora, che le dissi sin dal principio che potevano essere pericolosi.»

«Va bene. E poi?»

«Ora io mi domando: e se i delitti perpetrati su Florina fossero stati compiuti unicamente per distrarre l’attenzione dei pattugliatori mentre questi due s’infilavano di soppiatto a bordo della nostra nave?»

«Sciocchezze!»

«Veramente? Perché sono scappati da Florina, allora? Questo non glielo abbiamo chiesto. Supponiamo che cercassero di sottrarsi ai pattugliatori, il che d’altronde deve essere l’ipotesi più plausibile. Come mai cercano di rifugiarsi proprio su Sark e su una nave per giunta che trasporta Sua Signoria? L’uomo poi sostiene di essere uno Spazio-Analista.»

Samia aggrottò la fronte. «E con questo?»

«Un anno fa uno Spazio-Analista scomparve. Non fu mai data pubblicità alla cosa. Io ne ero informato, naturalmente, poiché la mia nave è stata tra quelle che hanno perlustrato lo spazio vicino in cerca del suo mezzo. Colui, o coloro, che soffiano nel fuoco degli attuali disordini floriniani sono indubbiamente a conoscenza del fatto, e che essi sappiano di questo Spazio-Analista scomparso dimostra sino a che punto sia complessa ed efficiente la loro organizzazione.»

«Potrebbe non esistere alcun nesso tra il Terrestre e lo Spazio-Analista scomparso.»

«Un nesso vero e proprio non credo, Signora, ma affermare che non esista alcun rapporto tra i due fatti significa affidarsi eccessivamente al caso. Io sono convinto che abbiamo a che fare con un impostore. Per questo sostiene di essere stato sottoposto a sondaggio psichico.»