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«Poi commise il suo secondo errore. L’idiota cominciò a riacquistare la ragione un po’ troppo in fretta, e il Borgomastro del villaggio era abbastanza intelligente per capire che quello non era un semplice maniaco come possono esservene tanti. Può darsi anche che la ragazza che aveva cura dell’idiota abbia riferito al Borgomastro la faccenda del sondaggio psichico. Questa naturalmente è un’ipotesi e con ciò ho concluso il mio racconto.»

Rune fu il primo a parlare. Disse: «Mi dispiace di comunicarti, caro Fife, che il tuo racconto mi ha alquanto annoiato.»

«Da quel che mi è parso di capire» disse Bolle lentamente «tu hai inventato una storia irreale quasi quanto quella dell’anno passato. Il tuo esposto si compone per nove decimi di ipotesi e di supposizioni.»

«Ci hai raccontato un sacco di frottole!» disse Bort.

«E poi, in definitiva, chi è questo X?» disse Steen. «Se non sai chi è X, tutto il castello crolla.»

Fife disse: «C’è perlomeno uno di voi che ha saputo afferrare il punto essenziale. L’identità di X costituisce il nocciolo della questione. Prima di tutto, X è un uomo che ha rapporti con l’Amministrazione Civile. È un uomo che può ordinare un sondaggio psichico. È un uomo che ritiene di poter predisporre una potente campagna ricattatoria. È un uomo che può trasportare senza inconvenienti, da Sark a Florina, uno Spazio-Analista. È un uomo che può provocare la morte di un medico di Florina. Certo non può essere un illustre sconosciuto. Anzi, io direi che è decisamente un personaggio importante, un grande Signore. Voi che ne pensate?»

Bort tuonò: «In nome dello Spazio Onnipotente, chi intendi accusare, Fife?»

«Per il momento ancora nessuno, o perlomeno nessuno specificatamente» disse Fife imperturbabile. «Statemi un po’ a sentire. Siamo in cinque, noi. Nessun altro uomo di Sark avrebbe potuto fare quello che X ha fatto. Ora chi di questi cinque è il colpevole? Per cominciare, non io di sicuro.»

«A questo proposito dobbiamo accettare la tua parola, immagino?» esclamò Rune in tono beffardo.

«Non siete affatto obbligati ad accettare la mia parola» replicò Fife. «Ma la realtà è che io sono il solo tra voi a non avere un movente. Il movente di X è di impadronirsi del controllo dell’industria del kyrt. Ora io questo controllo ce l’ho già. Possiedo un terzo del territorio di Florina. Non avrei certo bisogno di ricorrere a un complicato sistema di ricatto.» Alzò la voce per dominare il tumulto degli altri. «Statemi a sentire! Voi, invece, avete tutti i motivi possibili e immaginabili. Rune possiede il continente più piccolo e il minor numero di azioni, io so perfettamente che questo non gli piace affatto. Bolle appartiene alla casa più antica. Vi fu un tempo in cui la sua famiglia dominava tutto Sark, e probabilmente ricorda ancora gli antichi splendori della sua casa. Bort è seccato per essere stato estromesso dal voto di consiglio, non potendo così, di conseguenza dirigere gli affari nei territori che gli competono col sistema della frusta e dell’inceneratore come gli piacerebbe. Steen ha gusti dispendiosi e si trova finanziariamente in cattive acque. Ecco dunque tutti i motivi possibili che possono spingere a qualsiasi estremo: l’invidia, la sete di potere, la sete di denaro, l’ambizione del prestigio personale. Dunque, chi è di voi?»

Negli stanchi occhi di Bolle brillò un’improvvisa luce di malizia: «Come? Non lo sai?»

«Non ha importanza. Adesso sentite questo. Ho detto che dopo averci inviato quelle prime lettere qualcosa ha spaventato X (seguitiamo pure a chiamarlo X). Sapete che cosa è stato? La nostra prima conferenza, quando io ho predicato la necessità di un’azione concorde: X era presente, X era, ed è, uno di noi. Comprese che un’azione concorde avrebbe segnato la sua rovina. Si accorse di essersi sbagliato e decise di attendere, per incominciare ad agire, che il senso di urgenza si fosse dileguato. Ma si sbaglia ancora. Seguiteremo ad agire di comune accordo e il solo mezzo per riuscire è di considerare che X è uno di noi. L’autonomia continentale è finita. Rappresenta un lusso che noi non ci possiamo più permettere, poiché i raggiri di X si concluderanno soltanto con la disfatta economica di noi cinque o con l’intervento di Trantor. Personalmente il solo qua dentro di cui mi fido sono io, perciò da questo momento in avanti sarò io a capeggiare un Sark unito. Chi è con me?»

Si erano levati tutti in piedi, urlando e sbraitando. Fife sorrise. Disse: «Non avete scelta. In quest’anno che è seguito alla nostra prima conferenza anch’io mi sono preparato. Mentre voi quattro ve ne siete stati qui seduti tranquillamente in conferenza ad ascoltarmi, un gruppo di funzionari a me devoti si è impadronito della Marina.»

«Traditore!» urlarono tutti e quattro.

«Sarò un traditore nei confronti dell’autonomia continentale» ribatté Fife «ma sono leale verso Sark. Voi vi state chiedendo chi di voi sia X. Uno di voi lo sa, naturalmente; ma tra ventiquattr’ore lo sapremo tutti. E adesso tenete ben presente, Signori, che non potete fare proprio niente, perché le navi da guerra sono in mano mia. Buonasera!»

Ebbe un breve gesto di congedo.

Ad uno ad uno gli altri quattro scomparvero. L’ultimo ad andarsene fu Steen.

«Fife…» disse con voce tremula.

Fife alzò la testa: «Sì? Vuoi confessarti adesso che siamo rimasti soli? Sei tu X?»

La faccia di Steen si torse, subitamente allarmata. «No, no. Te lo giuro. Volevo solo chiederti, hai parlato proprio sul serio, per quel che riguarda l’autonomia continentale, intendo, e il resto?»

Fife fissò il vecchio cronometro appeso alla parete. «Buonasera» disse.

Steen si mise a piagnucolare, la sua mano salì all’interruttore, e anch’egli scomparve.

Rimasto solo, Fife non si mosse dal suo, posto. Pareva tramutato in pietra: ora che il calore della discussione si era spento una profonda depressione lo aveva invaso. Nella grossa faccia la bocca esangue, senza labbra, pareva uno squarcio.

Tutti i calcoli cominciavano con questo fatto: che lo Spazio-Analista era pazzo, e che nessuna catastrofe sovrastasse il pianeta. Ma a causa di un pazzo quante cose erano accadute. Junz dell’U.S.I. avrebbe trascorso un anno alla ricerca di un pazzo? Sarebbe stato così irremovibile nella sua caccia, se veramente fossero state tutte favole?

Su questo punto Fife non si era confidato con nessuno, e quasi quasi non osava parlarne neppure con se stesso. E se lo Spazio-Analista, invece, non fosse mai stato pazzo?

Il segretario floriniano comparve come un’ombra dinanzi al grande Signore, e disse con la sua voce secca, smorta: «Signore, la nave che reca a bordo sua figlia è atterrata.»

«Lo Spazio-Analista e la donna indigena sono al sicuro?»

«Sì, Signore.»

«Che nessuno li interroghi in mia assenza, e che non comunichino con nessuno finché non arriverò io… Ci sono notizie da Florina?

«Sì, Signore. Il Borgomastro è stato catturato, e lo stanno portando su Sark.»