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Junz replicò seccato: «In un caso simile, con l’economia mondiale, e probabilmente la salvezza di un intiero pianeta, poggiati sul contenuto del cervello di un uomo solo, è naturale che chi ha compiuto il sondaggio psichico di cui ci stiamo occupando non si fidasse a lasciare alla tutela di semplici pattugliatori la cura del proprio paziente.»

Fife intervenne: «Anche dopo avere completamente svuotato quel cervello?»

Abel si morse il labbro inferiore. Si accorgeva che anche quella sua ultima mossa si stava volgendo a favore di Fife.

Junz ritentò, esitante: «C’è un particolare pattugliatore o un gruppo di pattugliatori che si trova sempre pronto a intervenire?»

«Non saprei. Per me sono tutti uguali e vestono tutti la medesima uniforme.»

Junz si volse a Valona con scatto improvviso. Un attimo prima la ragazza era sbiancata in faccia, e aveva sbarrato gli occhi, e questo particolare non era sfuggito allo scienziato.

Le domandò a bruciapelo:

«Che hai da dire, figliola?»

Valona si alzò in piedi, tremante, e mormorò in un soffio: «Vorrei dire una cosa.»

Junz la incoraggiò: «Su, forza. Parla. Di che si tratta?»

Valona cominciò, ansante e chiaramente spaventata: «Io non sono che una povera ragazza di campagna. Non si arrabbi con me, la prego. Solo che mi sembra che le cose non possano stare che in un modo solo… Il mio Rik era tanto importante?»

«Io credo che fosse molto, molto importante» disse Junz con dolcezza.

«Allora dev’essere come dice lei. Chiunque sia stata la persona che lo ha messo su Florina, non avrebbe osato togliergli gli occhi di dosso neppure per un momento. Pensi! Se Rik fosse stato picchiato dal sovrintendente dell’opificio, o se i ragazzi lo avessero preso a sassate, oppure se si fosse ammalato e fosse morto! Non lo avrebbe abbandonato solo nei campi, dove sarebbe potuto morire prima che qualcuno lo scoprisse! Non poteva sperare che solo il caso l’avrebbe salvato.» Parlava ora con una strana, improvvisa sicurezza.

«Prosegui» disse Junz guardandola attento.

«Ma c’era una persona che ha sempre tenuto d’occhio Rik sin dal principio. È stata questa persona a trovarlo nei campi, a manovrare in modo che io mi occupassi di lui, a tenerlo lontano dai guai, e a informarsi tutti i giorni della sua salute. Questa persona sapeva tutto, persino del dottore, perché sono stata io a dirglielo. Era lui! Era lui!»

Si era messa a urlare, ora, e il suo indice si puntò accusatore contro Myrlyn Terens.

18

Sembrava che una paralisi vocale avesse colpito tutti gli astanti. Persino Rik si era messo a fissare incredulo, impietrito, prima Valona, poi Terens.

Infine Steen disse: «Io ci credo. Francamente! L’avevo detto sin dal principio che quell’indigeno era al soldo di Fife. Questo vi dimostra che razza d’uomo sia Fife. Ha avuto il coraggio di pagare un indigeno per…»

«È una menzogna infernale.»

Chi aveva parlato non era Fife, ma il Borgomastro, il quale era scattato in piedi, gli occhi luccicanti di passione.

Abel, che di tutti i presenti sembrava il meno scosso, disse: «Che cosa?»

Terens lo fissò per un attimo senza comprendere, quindi rispose con voce soffocata: «Ciò che ha detto il Signore. Io non sono al soldo di nessun sarkita.»

«E ciò che ha detto la ragazza? Anche quello è una menzogna?»

Terens si passò la punta della lingua sulle labbra aride. «No, è la verità. Sono stato io a compiere il sondaggio psichico.» Proseguì in fretta: «Non mi guardare a quel modo, Lona. Non volevo fargli del male, non immaginavo quello che sarebbe successo.»

Tornò a sedere.

Fife disse: «Questo è un altro trucco. È pacifico che soltanto un Grande Signore può avere le cognizioni e i mezzi necessari per compiere un sondaggio psichico. Oppure quell’uomo si preoccupa di metter fuori causa il suo caro Steen, inventando una falsa confessione?»

Terens si protese in avanti, e disse: «Io non accetto neanche il denaro di Trantor, se vuole saperlo.»

Junz fu l’ultimo a riaversi. Infine disse: «È inutile discutere prima di avere ascoltato quest’uomo. Lasciamolo parlare. Se il responsabile della sonda psichica è veramente lui, bisogna assolutamente che parli, e se non lo è, quanto dirà ce ne darà la dimostrazione.»

«Se volete sapere quello che è successo» gridò Terens «ve lo dirò. Tanto, anche se tacessi non mi servirebbe più a niente.» Indicò Fife con disprezzo. «Ecco un Grande Signore. Soltanto un Grande Signore, dice questo Grande Signore, può disporre delle cognizioni e dei mezzi per effettuare una sonda psichica. E ci crede, per giunta. Ma che cosa ne sa lui? Che cosa ne sanno i sarkiti? Non sono loro a reggere il governo, sono i floriniani! O meglio l’Amministrazione Civile Floriniana. Sono dei floriniani che raccolgono i documenti, che li compilano, che li archiviano. E sono i documenti che governano Sark! Un anno fa venni addetto temporaneamente alla direzione del traffico spaziale. Ciò faceva parte del mio addestramento. È segnato nei registri. Dovreste scavare un po’ per ritrovare l’incartamento, perché il direttore ufficiale del traffico era un sarkita. Lui ne portava il titolo, ma il lavoro effettivo lo facevo io. Quando l’U.S.I. locale inoltrò al porto il messaggio dello Spazio-Analista, consigliando che andassimo a incontrare la sua nave con un’ambulanza, quel messaggio l’ho ricevuto io. Non mi sfuggì l’importanza del punto riguardante l’ipotetica distruzione di Florina. Feci in modo d’incontrare lo Spazio-Analista a un piccolo astroporto suburbano. Non mi fu difficile. Andai dunque incontro allo Spazio-Analista, gli impedii di comunicare sia con Sark sia con l’U.S.I.; gli cavai tutte le notizie che mi fu possibile cavargli e mi disposi a servirmi di quelle notizie a vantaggio di Florina e contro Sark.»

Fife chiese: «Sei stato tu a scrivere quelle prime lettere?»

«Sono stato io, Grande Signore» rispose Terens calmo. «Ritenevo di poter ottenere un controllo abbastanza vasto dei campi di kyrt per scendere a patti con Trantor a modo mio, e cacciarla dal pianeta.»

«Eri pazzo!»

«Può darsi. Comunque la cosa non è andata. Avevo detto allo Spazio-Analista di essere il Signore di Fife. Sfortunatamente il mio uomo si mostrò più impaziente di me. Mi accorsi che mi era difficile tenerlo a bada, tanto che decisi di ricorrere a una sonda psichica. Me n’ero procurata una; le avevo vedute spesso usare negli ospedali. Mi pareva d’intendermene, ma sfortunatamente non me ne intendevo in modo sufficiente. Usai la sonda per dissipare lo stato di angoscia contenuto negli strati superficiali della sua mente. In fondo si tratta di un’operazione semplice. Oggi ancora non so come sia accaduto. Probabilmente l’angoscia aveva scavato in lui un solco profondo che la sonda seguì automaticamente, togliendogli ogni coscienza. Così rimasi con un essere completamente senza cervello tra le mani… Perdonami, Rik.»

Rik, che aveva seguito attentamente ogni parola del Borgomastro, disse con tristezza: «Non avresti dovuto metterti contro di me, ma comprendo il tuo stato d’animo.»

«Sì» disse Terens «tu sei vissuto sul pianeta e sai che cosa siano i pattugliatori e i Signori, e quale differenza passi tra la Città Alta e la Città Bassa…» Riprese quindi il racconto: «Mi trovai dunque ad avere a che fare con uno Spazio-Analista totalmente inebetito. Non potevo permettere che fosse ritrovato da qualcuno in grado di stabilirne l’identità. Ero convinto che la sua memoria sarebbe tornata, e che avrei avuto ancora bisogno della sua collaborazione, senza contare che se lo avessi ucciso mi sarei alienato per sempre le simpatie di Trantor e dell’U.S.I., dei quali avrei potuto avere bisogno. Feci in modo di farmi trasferire su Florina come Borgomastro, e portai con me lo Spazio-Analista, con documenti falsi. Ebbi cura che venisse ritrovato per caso, e scelsi Valona perché se ne occupasse. Da quel momento non corsi più alcun pericolo, fuorché quell’unica volta che la ragazza si recò dal medico. Mi toccò allora entrare negli impianti di energia della Città Alta. Tuttavia non fu un’impresa impossibile. Gli ingegneri sono sarkiti, ma i guardiani sono floriniani. Da quel momento il delitto mi venne facile. Non sapevo però che il medico tenesse annotazioni in entrambi i suoi uffici.»