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Una vettura piatta a due posti di pattugliatori sibilò alle loro spalle. Un pattugliatore era ai comandi. L’altro balzò leggero oltre il breve cerchio della vettura.

Disse: «Incartamento!» Diede un’occhiata meccanica e restituì il tutto a Terens aggiungendo: «Cosa fa qui?»

«Desidero consultare la bibliotecaria, Ufficiale. È mio privilegio.»

Il pattugliatore si volse a Rik. «E quello?»

«Io…» cominciò Rik.

«È il mio assistente» intervenne Terens.

«Non gode dei privilegi di Borgomastro» disse il pattugliatore.

«Ne rispondo io»

Il pattugliatore si strinse nelle spalle. «Affar suo. I Borgomastri godono di certi privilegi, ma non sono Signori: se lo ricordi, amico.»

«Sì, Ufficiale. A proposito, sa indicarmi la biblioteca?»

Il pattugliatore gliela indicò servendosi della sottile canna mortale di un disintegratore. La biblioteca era assai più grande di tutti gli altri monumenti noti, eccezion fatta per pochissimi edifici dello stesso Sark, e di gran lunga superiore alle necessità della Città Alta, il che dimostrava quanto sia vantaggioso disporre di mano d’opera a poco prezzo.

La sala centrale era grande, fredda, e praticamente vuota. La bibliotecaria era seminascosta dietro l’unica scrivania della sala. Sollevò la testa e si alzò a metà.

«Sono un Borgomastro» disse prontamente Terens. «Godo di privilegi speciali. Rispondo io di questo indigeno.» Aveva già i documenti pronti e si affrettò a metterglieli davanti.

La bibliotecaria si rimise a sedere e assunse un’espressione severa; quindi disse: «Stanza 242.»

«Grazie.»

I camerieri al secondo piano avevano la tipica gelida mancanza di personalità degli anelli di una catena senza fine.

La porta di vetro chiaro di una cabina si spalancò, e non appena loro furono entrati si richiuse silenziosamente e divenne opaca, come se vi fosse stata tirata sopra una tenda.

La stanza era di due metri quadrati, senza finestre e senza ornamenti. Era illuminata da una luce diffusa proveniente dal soffitto e ventilata da una condotta d’aria forzata. L’arredamento era rappresentato da una scrivania che si stendeva da una parete all’altra e da un banco imbottito ma senza schienale posto tra questa e la porta. Sulla scrivania c’erano tre “lettori”. Le loro superfici anteriori di vetro smerigliato erano inclinate a un angolo di trenta gradi. Davanti a ciascun “lettore” erano disposti vari quadri di comando.

Terens e Rik sedettero. «Guarda!» disse il Borgomastro. «Prima di tutto, vedi, c’è questa manopola, etichettata “catalogo” con l’alfabeto stampato intorno. Dal momento che per prima cosa ci serve una enciclopedia, gireremo la manopola sulla E, e premeremo in basso.»

Così fece, e subito apparvero vari oggetti. Il vetro smerigliato si illuminò e sopra vi si formarono dei segni scritti che risaltarono neri su un fondo giallo, mentre la luce del soffitto si affievoliva. Tre pannelli lisci si spostarono in fuori come altrettante lingue, ciascuno davanti a un “lettore”, e ognuno illuminato al centro da un compatto fascio di luce.

Terens girò un commutatore, e i pannelli rientrarono nei loculi. «Ora possiamo scorrere l’elenco delle E girando questa manopola» disse.

Subito comparve tutta una lunga serie di materiale disposto per ordine alfabetico, con titoli, autori, numeri di catalogo, e infine si fermò davanti a una fitta colonna elencante i numerosi volumi dell’enciclopedia.

Rik disse a un tratto: «Si premono i numeri e le lettere del libro che si vuole consultare con l’aiuto di questi piccoli bottoni e il libro appare sullo schermo.»

Terens lo guardò: «Come lo sai? Te lo sei ricordato?»

«Può darsi, ma non ne sono sicuro. Però mi sembra che debba essere così.»

«Be’, comunque hai indovinato.»

Premette una combinazione di lettere e di numeri. Sul leggìo apparve scritto: “Enciclopedia di Sark, Volume 54, Sol-Spec.”

Terens disse: «Ora ascoltami bene, Rik: non voglio metterti nessuna idea in testa, perciò non ti dirò quello che penso. Desidero soltanto che tu scorra questo volume e ti fermi se troverai qualcosa che ti sembra familiare. Hai capito?»

«Sì.»

«Bene. E adesso fa’ pure con calma.»

I minuti passarono. A un tratto Rik emise un’esclamazione soffocata e si affrettò a girare i quadranti a ritroso.

Quando si fermò, Terens lesse l’intestazione e parve compiaciuto. «Ricordi, adesso?»

Rik annuì con energia. «Mi è venuto all’improvviso, Borgomastro. Di colpo.»

Era la voce: Spazio-Analisi.

«So che cosa dice» proseguì Rik. «Vede…» Respirava a fatica. Terens era emozionato quasi quanto lui.

«Guardi» disse Rik «questa parte c’è sempre.» E si mise a leggere: «“Non deve sorprendere che lo Spazio-Analista sia per temperamento un introverso e per solito un individuo malcondizionato. Il dedicare la maggior parte della propria esistenza allo studio solitario dello spaventoso spazio vuoto tra le stelle è più di quanto si possa pretendere da un esere completamente normale. Per questo forse l’Istituto Spazio-Analitico ha adottato come suo motto ufficiale questa frase alquanto scarna: Noi Analizziamo Il Nulla”.»

«Hai capito quel che hai letto?» domandò Terens.

Rik lo guardò raggiante: «C’era scritto: Noi Analizziamo Il Nulla. È questo che ricordavo, perché io ero uno di loro.»

«Eri uno Spazio-Analista?»

«Sì» gridò Rik. Poi, con voce più sommessa: «Mi duole la testa.»

«Per lo sforzo di ricordare?»

«Penso di sì.» Alzò la testa e corrugò la fronte. «Eppure devo ricordare di più. Siamo in pericolo. Un pericolo spaventoso! Non so quel che devo fare.»

«La biblioteca è a nostra disposizione, Rik.» Terens lo osservava attentamente, pesando ogni parola. «Serviti tu stesso del catalogo e cerca qualche testo sulla Spazio-Analisi.»

Rik si buttò sul “lettore”. Era visibilmente scosso. Terens si fece da parte per lasciargli più spazio.

«Se chièdessimo il “Trattato della Strumentazione Spazio-Analisi” di Wrijt?» disse Rik. «Le sembra che possa andar bene?»

«Fa’ come ti pare, Rik»

Rik premette il numero di catalogo, e lo schermo si illuminò violentemente mentre appariva la scritta: Per il Volume in Questione Favorite Rivolgervi Alla Bibliotecaria.

Terens allungò prontamente una mano a neutralizzare lo schermo. «Conviene chiedere un altro libro, Rik.»

«Ma…» esitò, poi obbedì all’ordine. Dopo una breve consultazione del catalogo scelse la “Composizione dello Spazio” di Enning.

Sullo schermo apparve nuovamente la richiesta di rivolgersi per consultazione alla bibliotecaria. Terens borbottò tra i denti un’imprecazione sommessa e spense nuovamente l’apparecchio. Rik domandò: «Che cosa sta succedendo?»

«Niente. Non ti spaventare, per carità, Rik. Solo non vedo perché…»

Dietro la graticciata, accanto al meccanismo di lettura, era sistemato un piccolo altoparlante. Da questo uscì la voce secca, sottile della bibliotecaria che li raggelò.

«Stanza 242! Non c’è nessuno nella Stanza 242?»

Terens rispose con voce rauca: «Che cosa vuole?»

La voce disse: «Quale libro desiderate?»

«Non desideriamo niente. Grazie. Stiamo soltanto provando il “lettore”.»

Seguì una pausa, come se fosse in atto una invisibile consultazione. Quindi la voce disse in tono anche più imperioso: «Il registro indica una richiesta di lettura del “Trattato della Strumentazione Spazio-Analisi” di Wrijt e la “Composizione dello Spazio” di Enning. È esatto?»

«Premevamo dei numeri di catalogo a casaccio» disse Terens.