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— Certo che possono. — Il traduttore espresse in modo abbastanza chiaro lo sbuffo di disprezzo del Crotonita. — Estraggono fango silicatico dal fondo, a cinquecento chilometri di profondità, per le loro coltivazioni; per rendere fertile il ghiaccio, bisogna irrigarlo con dei minerali. La tecnologia per costruire una trasmittente automatica massiccia, che non dovrebbe nemmeno resistere alla pressione, è elementare. Le informazioni sulle correnti sono importanti per loro, ed evidentemente non potevano esplorare gli abissi di persona. Non siamo molto lontani da quello che chiamano l’Oceano Solido, che copre tutto Latoscuro e parte dell’emisfero illuminato in superficie. Gli indigeni dicono che pare ci siano anche dei ghiacciai che da là si estendono per centinaia di chilometri sul fango del fondo oceanico. Dovremmo esserci sopra, se hanno ragione. Non potrebbero estrarre nulla in questa zona anche se fosse abbastanza vicino all’anello orizzontalmente. Quindi trovo sensata la vostra ipotesi di una sonda trasmittente.

Hugh, ma non Janice, colse una sfumatura di degnazione nel tono del Crotonita. — Sarà interessante esaminarla se affiorerà, e pare proprio che stia salendo.

— Forse qualche indigeno verrà ad aspettarla — disse la donna pensierosa, — Potrebbe affiorare automaticamente, o può darsi che la stiano riportando su per la manutenzione e la lettura dei dati. Forse dovremmo portarci sul bordo e vedere. Non dovreste trasmettere, fargli sapere che siamo qui? Per voi la lingua locale non è un problema…

Rekchellet rispose con un’alzata di spalle quasi umana. — Sanno che siamo qui. A Pwanpwan mi pare che gli abbiamo comunicato i nostri piani in modo abbastanza particolareggiato, ed essendo dei volatili hanno una cultura uniforme, quindi la notizia si sarà diffusa su tutto il pianeta.

Se quello che stiamo facendo è tanto importante per loro, rifletté Hugh, tenendo avvedutamente quella considerazione per sé.

— Se aspetteranno la sonda, li vedremo — proseguì l’artista. — In caso contrario, sarà l’occasione giusta per esaminare meglio la loro tecnologia. Non sembrano sempre disposti a rivelarci tutto.

Janice corrugò la fronte; non era mai felice quando il suo deciso apprezzamento per le persone si scontrava con qualche manifestazione delle loro qualità meno ammirevoli. Suo marito, comunque, le risparmiò eventuali commenti.

— Jan! La tua tuta ha terminato la terapia! Come va il torace?

Lei si drizzò a sedere adagio, si stiracchiò, piegò gambe e braccia, e respirò profondamente parecchie volte. — Ho un leggero mal di testa, ma sono di nuovo a posto, credo. Andiamo a controllare l’antenna. Immagino che Venz abbia tenuto d’occhio i segnali. — Lanciò uno sguardo in direzione del pallone.

Rekchellet ripose l’attrezzatura da disegno e spiccò il volo. — Certo. Vediamo se riusciamo a ricavare qualche dato sulla distanza di quella sorgente. Adesso potrebbe essere abbastanza vicina, e con l’interferometria… — Lasciò la frase in sospeso e si allontanò battendo le ali; gli Erthumoi s’incamminarono verso la slitta e l’antenna alla loro andatura. Erano meno ottimisti sul rilevamento della distanza attraverso ghiaccio più o meno sporco e strati termici multipli in alto mare, ma c’era sempre una possibilità; e tenere le obiezioni e i dubbi per sé favoriva la tranquillità della vita d’équipe. I Crotoniti si consideravano — in parte a ragione — i direttori del gruppo, anche se i subalterni stavano diventando abbastanza abili nell’inserire le proprie idee nelle crepe che esistevano tra le mire divergenti degli alati nei confronti della popolazione indigena.

Quando furono abbastanza vicini da sentire il suo traduttore, si accorsero che Venzeer stava infervorandosi. — L’intensità del segnale sta proprio aumentando, e la direttrice è più orizzontale, e verso la sponda. Io propongo di andare a vedere di che si tratta; sta emergendo, senza dubbio. Che ne dici, Rek? Dovrai registrare quella cosa quando affiora, comunque. Gli altri possono controllare i segnali mentre guidano.

Sono appena cinque o sei chilometri.

— D’accordo — disse subito la donna. — Possiamo permetterci di interrompere il contatto per un po’. — Il gruppo non aveva radio, naturalmente, per via della caratteristica degli indigeni, e i ricevitori neutrinici erano troppo pesanti per essere trasportati dagli alati.

I Crotoniti volarono in direzione del sole senza aggiungere altro. Hugh e Janice controllarono di nuovo gli ormeggi del pallone, salirono a bordo del mezzo di trasporto e avviarono il fusore.

Non potevano osservare bene l’antenna da dov’erano seduti, dato che la piattaforma scoperta coi comandi dei volatili — usati di rado — era proprio sopra di loro. La donna, tuttavia, monitorizzò attentamente i suoi dati direzionali.

Dovettero procedere lentamente, in parte a causa di una foschia che andava infittendosi, in parte per minimizzare la resistenza aerodinamica incontrata dall’enorme pallone nell’atmosfera densa. Con l’assenza momentanea dei volatili, la rottura di altri cavi d’ormeggio avrebbe potuto compromettere l’intero progetto. Era anche consigliabile, per sicurezza, evitare la vegetazione, poiché la maggioranza degli organismi indigeni usava lo ione azotidrato invece dell’atp. Quindi, prevedevano di raggiungere il margine dell’iceberg gigante molto tempo dopo i Crotoniti. Probabilmente i Crotoniti avrebbero trovato e smontato il congegno segnalatore prima che gli Erthumoi potessero fare qualcosa per impedire quella che perfino Janice considerava una mossa scorretta. Perfino Janice era abbastanza preoccupata da approfittare dell’assenza dei Crotoniti per inviare un rapido rapporto via raggio neutrinico all’astronave d’esplorazione erthuma in orbita attorno a Habranha. Se i volatili avessero ingannato gli indigeni, almeno qualcuno l’avrebbe saputo.

Invece, i due Erthumoi arrivarono a destinazione in tempo, per due motivi. La recente inclinazione dell’iceberg aveva fatto sì che il mare si avvicinasse parecchio; o forse, più correttamente, aveva portato gli esploratori più vicino a esso. ora il mare era solo a poco più di un chilometro dal punto di partenza della slitta. Inoltre, la cosa che stava emettendo i segnali non era ancora affiorata al loro arrivo. Rekchellet era ad alcune centinaia di metri di quota e sembrava intento a disegnare la nuova linea di galleggiamento, quando gli umani arrestarono il mezzo di trasporto. Il vento di Latoscuro aveva ripreso a spirare, sgombrando la foschia, anche se in lontananza, a sinistra rispetto al sole, si scorgeva un’altra bufera di neve. Mentre il veicolo si fermava, l’artista-registratore atterrò accanto a loro, riponendo la propria attrezzatura.

— Tutto a posto, questa volta.

— Cosa intendi dire? — chiese Janice.

— Prima, quando ho lasciato cadere il blocco, non sono stato abbastanza svelto e non ho salvato i dati, e si è mosso qualcosa quando l’acqua ha sballottato il blocco, così ho perso l’ultima registrazione. Molto imbarazzante. Non accadrà più.

Hugh rimase piuttosto sorpreso; strano che un Crotonita confessasse un errore non solo in prossimità di orecchie umane, ma addirittura, direttamente a un Erthuma. Meglio non dare rilievo alla cosa, comunque, così Hugh si limitò a chiedere se ci fossero novità riguardo i segnali. Venzeer, tornato accanto all’antenna non appena era riapparsa, riferì, ignorando il fatto che Janice avesse continuato a monitorizzarli.

La direzione dei segnali era ancora al di sotto dell’orizzontale, e adesso era quasi costante; solo l’intensità crescente indicava che la sorgente era ancora in movimento. Sembrava quasi che qualcosa stesse viaggiando verso di loro lungo il pendio dell’interfaccia ghiaccio-oceano, anziché salire semplicemente attraverso l’acqua.