Fu Rekchellet, guardando all’esterno speranzoso, a vedere per primo il fondo circa un’ora dopo… e forse lo avrebbe disegnato prima di avvertire il pilota, se non fosse stato così informe.
— Rallenta la discesa, William — comunicò. — La chiglia toccherà tra pochi secondi.
— A me sembra che stiamo volando orizzontali — ribatté l’Habra. — Non vedo… oh… Hai ragione. Non l’avevo percepito. Troppe scariche statiche nella turbolenza. Non stiamo andando così veloci da danneggiare qualcosa se…
Teoricamente l’indigeno aveva ragione; la velocità media del Compromesso non era elevata, pur essendo molto più alta di quando Hugh e Janice si trovavano all’esterno. La turbolenza, però, aveva componenti orizzontali oltre che verticali e laterali, e mentre William parlava il sommergibile ricevette una forte spinta in avanti. L’impatto con il fondo in pendenza non fu particolarmente violento, soprattutto dal momento che il fondo si rivelò friabile; il danno fu indiretto.
Una grande nube di sostanza bianca si levò attorno a loro, impedendo la vista e bloccando perfino i sensi di Bill con disturbi statici. Rekchellet, l’unico a essere isolato dall’ambiente circostante, sentì che l’abitacolo si inclinava, mentre il Compromesso si arrestava e cominciava poi a rotolare adagio all’ingiù, a sinistra rispetto alla direzione in cui stavano procedendo. Solo le dimensioni limitate della sfera pressurizzata — otto metri di diametro interno — gli consentirono di raggiungere i comandi quando il sommergibile si rovesciò. Il primo capovolgimento proiettò Hugh e Janice fuori dal loro serbatoio. Il secondo strappò Venzeer dal proprio appiglio; il Crotonita riuscì ad aggrapparsi momentaneamente a un corrente orizzontale esterno, ma lasciò la presa rendendosi conto che avrebbe rischiato di venire travolto dallo scafo che continuava a ruzzolare lento e maestoso. Gli elementi dell’intelaiatura, penetrando nella superficie in pendenza, sollevarono altri turbini di sostanza bianca. L’alato, scegliendo un momento in cui i suoi sensi di volo gli dissero che il movimento verso l’alto stava mutando in senso contrario e quindi lui presumibilmente si trovava sopra, scivolò fuori e salì di alcuni metri per sottrarsi al pericolo. La nube attorno a lui si oscurò mentre il sommergibile e le sue luci rotolavano lontano.
Venzeer stava per seguire la chiazza luminosa che svaniva lentamente; poi si rese conto che spostandosi di lato forse sarebbe uscito da quella zona torbida e avrebbe potuto vedere meglio. L’idea funzionò, più o meno; adesso riusciva a vedere la nube stessa, e una specie di testa di cometa più chiara… il Compromesso, presumibilmente, ora molto più in basso. Alzando lo sguardo e scrutando il pendio, scorse una cavità che avrebbe potuto essere il punto d’impatto. Accanto alla cavità, notò due macchie di luce molto più piccole, visibili probabilmente grazie all’opera delle correnti che avevano spazzato via i sedimenti. Venzeer era un esploratore esperto; contattò i compagni, prima di fare qualcosa.
— Rek? Bill? Hugh? Jan? Sono fuori. Vedo qualcosa che dovrebbe essere il sommergibile, se sta ancora rotolando verso il basso, e altre due luci. Ho ragione riguardo il sommergibile? E devo tornare al sommergibile adesso o indagare sulla natura delle altre luci?
— Occupati delle luci, per favore. — Il codice umano giunse chiaro. — Il sommergibile sta rotolando. Siamo caduti fuori. Siamo noi le luci. — Venzeer sapeva che la sommità dei serbatoi adibiti ad abitacolo era aperta; la notizia lo sorprese solo in minima parte.
— Va bene. Vi terrò d’occhio. Venite giù se potete muovervi. Forse è meglio che io rimanga in questo punto, da qui posso vedere sia voi che il sommergibile. Bill? Rek? Avete perso il controllo del mezzo, o potete fermarvi e tornare indietro?
— Non so se abbiamo perso il controllo — rispose l’Habra. — Non rotoliamo più, mi sembra… Ora provo a manovrare.
Nello stesso istante, Janice comunicò. — Direzione incerta. Scafandro neutro. Sommergibile visibile finora. Voliamo verso il sommergibile. — Nessuno sforzo era stato fatto dal gruppo per operare una distinzione tra le parole «nuotare» e «volare»; perfino gli Erthumoi ormai consideravano la differenza un semplice cavillo.
Adesso Venzeer vedeva in modo chiaro il Compromesso, a duecento o trecento metri di distanza. Il sedimento fine aveva cessato di sollevarsi; presumibilmente, il rotolamento dello scafo era cessato…
Poi, d’un tratto, il Crotonita si accorse che il sommergibile non era più sul fondo. Intuì quasi subito il perché, e si affrettò a comunicare. — Bill! Rek! State salendo! Dovete aver perso la zavorra quando il mezzo si è rovesciato!
— Serbatoi chiusi — osservò Hugh.
— Chi ha progettato i coperchi non ha tenuto conto della densità del rame, immagino, o qualcuno ha lesinato sul materiale. I lingotti probabilmente hanno sfondato i serbatoi dopo qualche ribaltamento. Bill o Rek! Avete il controllo dei mezzo?
— No — rispose calmo l’indigeno. — Pare che la maggior parte dei tubi delle eliche siano ostruiti. Sto alzando al massimo il riscaldamento; forse funzionerà. Se è fango, però, dovremo uscire a liberarli con dei getti d’acqua.
— Fango qui? Com’è possibile? — chiese Rekchellet. — Avevi detto che la materia fine si deposita vicino al lato esposto al sole del continente, a oltre duemila chilometri da qui.
— È materia finissima, in gran parte… e in un oceano profondo cinquecento chilometri le correnti possono distribuirla molto uniformemente — rispose Bill. — Io spero sia solo ghiaccio, comunque.
— Ghiaccio così polverizzato sott’acqua? Com’è possibile?
— Basta discussioni teoriche! — sbottò Venzeer. — State salendo, e presto non sarete più in vista. Devo seguirvi o devo rimanere con gli Erthumoi?
— Rimani con noi. — Il messaggio in codice fu così immediato da sembrare perentorio. Venzeer provò un impeto d’indignazione nel ricevere un ordine da una persona senz’ali; adesso però il concetto di «persona» in sé significava qualcosa per lui.
— Perché? Avete delle luci. Possiamo tornare a prendervi, sempre che il sommergibile riesca a tornare indietro. Può darsi che abbiano bisogno di me, perché li aiuti a sbloccare le eliche.
— Bisogna trovare la zavorra, innanzitutto. Non la troveremo più se non la localizziamo subito. Resta nel punto in cui il sommergibile ha iniziato a salire. Tieni accesa la luce. — Era stata la donna a comunicare. Poi fu la volta del marito.
— Bill, aziona tutte le eliche. Non importa dove sono orientate. Scalda l’ambiente circostante.
— Capisco — rispose l’indigeno. — Pensi che sia ghiaccio.
— Speranza ragionevole — confermò Janice.
— Perché?
— Non sul fondo. Probabilmente piattaforma di ghiaccio medio. Rilievo in area minor pressione, lenta trasformazione in ghiaccio alto. Microcristalli, liberi, li raccogliete e crescono. Non vero sedimento. Formazione locale.
— Può darsi — convenne l’Habra. — Ma spero non si stiano formando cristalli nei tubi delle eliche.
— Attiva le eliche bloccate alla velocità minima — suggerì Hugh. — I motori si scalderanno. Può servire.