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— Se i motori non bruciano. Dovrò stare attento. Ma vale la pena di tentare.

— La schermatura è un buon conduttore. Il ghiaccio dovrebbe mantenere l’ambiente circostante al punto di fusione locale.

— Janice — chiamò Venzeer.

— Sono circa nel punto in cui il sommergibile ha cominciato a salire. Le mie luci non rivelano nessun lingotto di zavorra.

— Forse si è depositata della polvere sui lingotti. Potrebbe essere ancora ghiaccio medio in parte. Resta lì. Non rischiare di farti spostare dalle correnti, a meno che tu non riesca a vedere un punto di riferimento fisso.

— D’accordo. Vedete la mia luce?

— Sì. Presto ti raggiungeremo — rispose Hugh. — Il sommergibile ha lasciato una scia. Luce superflua, forse.

— Però non spegnerla — aggiunse sua moglie.

— Se c’è una traccia, la zavorra dovrebbe essere lungo la traccia, in qualche punto — fece notare Venzeer.

— Lo speriamo anche noi. Seguì un periodo di silenzio, rotto infine da Rekchellet. — Bill! Stando al mio quadro strumenti, sembra che un’elica principale sia bruciata.

— Temo che tu abbia ragione. Era bloccata, e probabilmente era troppo grande perché il calore si disperdesse abbastanza in fretta, nonostante il ghiaccio. L’altra principale è in funzione, e starò più attento con quelle direzionali. Sto cercando di tenere bassa la prua, in modo che il propulsore in funzione ci impedisca di salire troppo rapidamente, però temo che il ghiaccio stia ancora guadagnando terreno. Ci sentite ancora? Venzeer? Erthumoi?

— Sì. Non potete essere molto in alto. Non vedo più le vostre luci, però. E voi, Hugh e Janice? — L’idea che la capacità visiva erthumiana potesse essere in qualche modo superiore a quella di un Crotonita non avrebbe neppure sfiorato Venzeer qualche settimana addietro.

— No. Non le vediamo da un po’ — rispose Janice. — Stavamo guardando in basso, comunque… Hugh, delle masse bianche della dimensione giusta! -

Gli altri tre attesero, tesi.

— Abbiamo due lingotti — annunciò infine Hugh. — Coperti di polvere bianca. Li abbiamo puliti… potremmo trasportarli, ma aspetteremo finché non avremo trovato gli altri. Jan, lascia qui la tua luce.

— D’accordo.

— Se sono tutti nel tratto tra noi e te, Venz, dovrebbero formare un mucchio di notevoli dimensioni. Probabilmente possiamo trovarli. Vuoi ancora aiutare il sommergibile?

— E come farei a trovarlo? Adesso devo far parte della squadra recupero zavorra, mi pare.

— Vero. Errore mio. Vieni verso le nostre luci e cerca.

— Va bene. — Questa volta il risentimento suscitato dall’ordine fu di brevissima durata. Dopo tutto, il codice era scomodo, e per le richieste erano necessarie più parole… e in ogni caso quella era la cosa più logica da fare. Venzeer cominciò ben presto a trovare lingotti di rame.

A una distanza indefinita sopra di loro, l’Habra si rivolse al compagno rimastogli. — Rek, pilota tu. Tieni la prua verso il basso… riesci a distinguere in che direzione è il basso anche col globo ghiacciato, vero?

— Sì, facile. C’è dell’aria qua dentro. Il basso è dove mi poso.

— D’accordo. Io esco con un ugello. Userò una fune di sicurezza, naturalmente, ma assicurati che le luci rimangano accese.

— Bene. Continua a parlare, così saprò che non ti è successo nulla. Ho anche portato il calore al massimo nei tubi.

— Lo so. Lo scafo non sta gelando. Peccato che non possiamo scaldare la tua sfera pressurizzata.

— Ho abbastanza caldo.

— Intendo esternamente, così potresti vedere.

— Oh. Non importa adesso, basta che riesca a distinguere in che direzione è il basso.

— Ma vorrai disegnare, immagino.

— Descrivimi le cose, e farò del mio meglio.

Le descrizioni vennero udite con interesse, anche se debolmente, da Venzeer, ma non dai suoi compagni più sotto; il suono si propagava bene nell’acqua, e i Crotoniti potevano sfruttare le membrane alari per una ricezione migliore.

Le notizie, comunque, non erano incoraggianti. Il Compromesso stava ancora salendo, pur se lentamente. A ogni chilometro di salita, la pressione si abbassava di circa diciotto atmosfere, e il punto di fusione del ghiaccio alto aumentava di quasi un quinto dì grado Kelvin. I cristalli di ghiaccio si formavano di preferenza su altri cristalli di ghiaccio, e il calore sprigionato dalla cristallizzazione veniva disperso troppo rapidamente per contrastare il processo di formazione in maniera efficace. Il ghiaccio alto era meno denso dell’acqua liquida, e il Compromesso di minuto in minuto stava acquistando una galleggiabilità sempre maggiore. Se fosse giunto a un livello critico, i suoi riscaldatori non sarebbero più stati in grado di impedire che lo scafo gelasse, e un’enorme palla di neve avrebbe colpito la parte inferiore della piattaforma glaciale entro un paio di giorni.

Naturalmente, il sommergibile avrebbe potuto incontrare un’area ricca di soluti, dove il ghiaccio avrebbe cominciato a sciogliersi. Purtroppo, gli Habra non avevano carte delle correnti di una regione così vicina a Latoscuro, ed era impossibile valutare quali fossero le probabilità che tale ipotesi si verificasse. Né Bill né Rekchellet contavano minimamente su una simile eventualità; essendo esploratori, erano disposti a rischiare, però non erano né giocatori d’azzardo amanti del rischio né ottimisti patologici.

Rekchellet aveva avuto modo di impratichirsi coi comandi, anche se non quanto Bill, e fece di tutto per sfruttare al meglio i propulsori funzionanti. Di tanto in tanto, l’indigeno riusciva a riattivare un altro modulo direzionale, ma non c’era nulla da fare per il propulsore principale fuori uso. Gli era bastato uno sguardo per rendersene conto; non solo il motore era bruciato, ma quando l’Habra aveva tolto energia il modulo si era anche raffreddato piuttosto in fretta scendendo al di sotto della temperatura di congelamento locale. L’acqua all’interno era ghiacciata, e il ghiaccio alto si espandeva quando gelava…

Se solo avessero avuto qualche lingotto di zavorra, anche pochi… Non ne avevano; William aveva controllato nei serbatoi sfondati, pur sapendo già che sarebbe stata una perdita di tempo.

Aveva rimesso in funzione tre moduli direzionali e stava lavorando al quarto, quando la sua luce gli mostrò quel che temeva e si aspettava. Uno dei tubi più sottili dell’intelaiatura del mezzo subacqueo stava diventando bianco. Per un attimo, Bill non osò guardare gli altri tubi della stessa grandezza; forse era solo un blocco limitato del fluido di scambio termico. Ma la speranza, soprattutto una speranza vana, non bastava. Bill doveva sapere. Spostò la luce attorno a sé. Non era un fenomeno limitato.

— Rek, la situazione peggiora, temo. Il sommergibile sta cominciando a ghiacciare.

— E io sto sfruttando al massimo il propulsore principale che abbiamo. L’altro è proprio inutilizzabile?

— Sì.

— E se dessi energia ugualmente? Ci sarà del calore, almeno, no?

— Come minimo. Preferirei non rischiare di mandare in corto circuito un fusore.

— Cosa abbiamo da perdere?

— La capacità di pensare qualcos’altro, soprattutto.

— I tuoi pensieri saranno abbastanza pesanti? Abbiamo bisogno di peso o di potenza, di energia. Queste sfere pressurizzate… immagino che abbiano cambiato le cose abbastanza da… per l’Artefice!

— Che c’è? Rek, hai…

— Sono stato stupido come se non avessi mai avuto le ali. Pensaci un attimo, per mille ali tarpate! La sfera della camera d’equilibrio è vuota, come l’ho lasciata l’ultima volta che sono rientrato. Stai lontano… faccio entrare l’acqua! Otto metri di diametro interno… più di cento tonnellate! Ecco fatto! In che direzione stiamo andando, adesso? Devo essere una coppia di gemelli. Com’è possibile che io sia stato così stupido da solo?