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— Non preoccuparti. Capisco.

— Eksher si abbandonò su una sedia, senza curarsi di nascondere la propria delusione. — Maledizione — imprecò. — Mi sento un idiota.

— Queste registrazioni non hanno nulla di nocivo per gli osservatori adulti — disse Ovoide Infrarosso, in un tentativo conciliatorio. — Sei libero di portarle su Carter-Carter IV, anche se devono essere tenute lontano dai nostri giovani, che potrebbero trarre conclusioni improprie. Io, comunque, le ritengo prive di valore, e credo che non interesseranno a nessuno su Carter-Carter IV, eccettuati gli antropologi della Comunione di Sapienza dello Scopo Comune.

— Cioè, dell’università statale, immagino — borbottò Eksher.

— Sì, è un termine più o meno equivalente — convenne il Naxiano, flettendo la coda.

— Be’, meglio di niente — ammise Eksher. — E almeno il viaggio non l’ho pagato io.

— Mi dispiace che tu sia deluso — disse Ovoide Infrarosso.

— Spiace anche a me — borbottò Eksher.

Jomo si accorse di provare compassione per lui. Arren Eksher aveva ideato un piano per arricchirsi apparentemente ingegnoso: vendere vecchi spettacoli ricreativi di qualità scadente a una specie che non aveva mai visto nulla del genere. Ma per un dettaglio trascurato, il suo bel progetto era andato in fumo.

Questo era quello che capitava a chi pensava troppo alla ricchezza materiale, naturalmente, si disse Jomo. Prima o poi si andava incontro a una grossa delusione, era inevitabile.

Quasi gli avesse letto nella mente, il Naxiano si rivolse al giovane Erthuma. — E tu? — chiese. — Quali sono queste notizie che dici di portare?

Jomo si sentì pervadere da una calda ondata di orgoglio e di gioia mentre esclamava: — Le migliori notizie che tu abbia mai sentito! Adesso conosciamo il nostro scopo, abbiamo scoperto il fine dell’intelligenza. È la Settima Razza; loro ci hanno creato, e ci hanno scelto, per un motivo, e noi stiamo per raggiungere quella meta!

Agitato, il Naxiano sporse dal corpo le appendici di manipolazione e mosse le frange digitali rosso vivo.

— Sei sincero — disse, e anche attraverso il simultrad Jomo ed Eksher sentirono il suo tono meravigliato. — Dimmi di più. Registrerò. — Sollevò e piegò la coda, e fece qualcosa con lo zaino che portava.

Jomo scoccò a Eksher un sorriso esultante, e cominciò a spiegare la Rivelazione del Profeta d’Chakko, e cosa significasse per tutte le intelligenze interstellari.

Eksher rimase in disparte, osservando in silenzio.

— …la Settima Razza non è soltanto un’altra specie evoluta, sono gli dei stessi che hanno creato tutto il nostro continuum per avere un laboratorio per i loro esperimenti. Hanno creato le migliaia di specie intelligenti della nostra galassia, guidando la loro evoluzione, e poi hanno scelto le sei specie migliori e hanno dato a queste sei specie il dono dell’iperpropulsione — proclamò Jomo. — Vedi, gli dei vivono nell’iperspazio… in fin dei conti, dei comuni mortali avrebbero mai potuto scoprire una cosa del genere senza l’intervento divino? Degli esseri come i Samiani o i Cephalloniani, che hanno delle tecnologie ridicole, avrebbero potuto costruire delle astronavi senza essere guidati da un’ispirazione superiore? E perché solo le sei specie? Perché…

Eksher non era un Naxiano, però essendo un commerciante aveva una conoscenza pratica della psicologia del cliente, e nonostante l’enorme diversità tra le loro due specie notò che Ovoide Infrarosso era sempre più perplesso mentre ascoltava le dottrine della Chiesa della Grande Prova. Jomo le esponeva con fervore, ignaro della confusione degli ascoltatori, perso nelle bellezze delle proprie convinzioni religiose.

— …ora, dopo tanto tempo, gli dei hanno visto che siamo pronti per il prossimo passo, e hanno cominciato a rivelarsi a noi attraverso i loro manufatti. Come mai i Locriani esplorano la galassia da tremila anni, e il primo manufatto della Settima Razza è stato scoperto solo dieci anni fa, e ne abbiamo trovati tuttavia altri dodici da allora? Perché i manufatti non c’erano fino a dieci anni fa… è stato allora che gli dei hanno cominciato a trasferirli dall’iperspazio nella nostra realtà inferiore, come prova d’intelligenza, per vedere se possiamo…

L’ispettore delle Navi in Arrivo cominciava a passare dalla confusione all’irritazione, Eksher ne era certo, anche se non avrebbe saputo dire come facesse a saperlo. Forse gli Erthumoi — almeno, alcuni Erthumoi — possedevano in parte la singolare facoltà naxiana, erano più percettivi di quanto non si pensasse.

— Aspetta — disse infine Ovoide Infrarosso.

Jomo rallentò e s’interruppe. — Sì? — chiese. — C’è qualche punto poco chiaro?

— Quello che dici forma una struttura accettabile superficialmente, ma non mi sembra del tutto ragionevole. Come fai a sapere queste cose?

— La Verità è stata rivelata telepaticamente al Profeta d’Chakko sette anni fa.

— Gli Erthumoi non sono telepatici.

— No. In genere, no — convenne Jomo. — Ma gli dei sì.

— Sei il Profeta d’Chakko?

— No, certo che no! — rispose Jomo, allibito — Sono un umile missionario, io!

— Hai incontrato il Profeta d’Chakko e hai parlato con lui?

— Lei — lo corresse Jomo. — No, non ho mai avuto la fortuna di conoscerla, e lei è morta due anni fa. Ma in nome suo noi continuiamo…

— Allora, tu come sai queste cose?

— Mi sono state insegnate dai seguaci del Profeta, naturalmente — spiegò Jomo — e adesso sono venuto a insegnarle a te e alla tua gente, perché possiate unirvi a noi nella ricerca della via che conduce agli dei. Vedi, tutte le Sei Razze devono accettare la Verità prima che gli dei ci permettano di avvicinarci a loro. È stato quel che è accaduto su Tonclif IV, dove la cooperazione di cinque intelligenze diverse ha attivato uno dei Manufatti Sacri, a consentire al Profeta di ricevere la Rivelazione…

— Basta — ordinò Ovoide Infrarosso. E si rivolse a Eksher. — È vero quello che dice il giovane Erthuma? — chiese.

Eksher batté le palpebre, poi si strinse nelle spalle. — Non lo so.

— Lui ci crede intensamente. Parlarne lo rende felice.

Eksher annuì. — La religione fa questo scherzo.

Il Naxiano fissò un attimo Eksher, poi tornò a guardare Jomo.

— Devo esaminare attentamente — disse. Alzò la coda per spegnere il registratore, quindi si piegò aggraziato e strisciò verso la camera di equilibrio.

Jomo ed Eksher attesero, Jomo con impazienza crescente, Eksher con calma rassegnazione.

— Perché impiega tanto? — fece Jomo.

Eksher si strinse nelle spalle, guardando uno dei suoi vecchi programmi ricreativi. Aveva trovato il più vecchio della collezione — un programma che aveva quasi duemila anni ed era bidimensionale e incolore — e stava usando il computer per modificarlo, aggiungendo il colore e sostituendo gli attori originali con altri attori. Ora come interprete principale aveva inserito Harrison Ford — il più vecchio file di simulazione disponibile a bordo — che stava dicendo a Cha k’Tor: «I guai di due piccole persone non contano un accidente in questo pazzo mondo»… lo aveva inserito infischiandosene tranquillamente di un particolare non trascurabile, cioè che k’Tor era nato circa trecento anni dopo la morte di Ford.

— Scusate l’interruzione — disse la nave — ma l’Ispettore delle Navi in Arrivo desidera parlare con il capitano Eksher.

— Con me? — Eksher alzò lo sguardo, sorpreso, e fece sparire immagini e audio dallo schermo.

— Non con il ragazzo?

— Ha specificato che desidera il capitano Arren Eksher.

Perplesso, Eksher guardò Jomo e si strinse ancora nelle spalle — Passamelo sullo schermo — disse.