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Il generale emise una sorta di grugnito mentre s’inginocchiava e premeva la fronte sul terreno. — Ti ringrazio e ti lodo, O Graziosa Sola e Unica.

— Sì sì, certo — rispose Globo Nero. Lui-lei si rivolse a Daocan. — Nessun inchino, cucciolotto? Nessuna paura per tutto il dispiacere che rechi a una dea?

— Possente Yersoth — rispose Daocan — è proprio il terrore del tuo dispiacere che mi impedisce di genuflettermi. Tu vedi che gambe ho, storte e magre. Per causa loro, qualsiasi atto di sottomissione diventerebbe una parodia. In qualità di dea, tu ormai sai che hai la mia assoluta adorazione, e io so che tu sei la più magnanima delle divinità, e che quindi mi farai una volta di più la grazia di perdonarmi.

Dietro la di lui-di lei maschera respiratoria, Globo Nero sorrise. Lui-lei non si lasciava ingannare dall’elaborata eloquenza di Daocan. Lui-lei sapeva che il piccolo antropoide saggiava continuamente i limiti della propria libertà. Ciò significava che, prima o poi, Daocan avrebbe fatto una prova di troppo.

— Dea — disse il generale Xinseus, sempre col viso nella polvere — devo riunirmi coi miei subordinati e indicare loro il piano di battaglia. Vuoi garantirci la vittoria anche per oggi?

— Puoi alzarti, generale — disse distrattamente Globo Nero. — Sì, garantisco la vittoria. Le vostre perdite, oggi, saranno minime. Di’ ai tuoi valorosi guerrieri che la definitiva conquista di Daglawa è prossima.

Il generale si alzò dinnanzi alla dea della vittoria, pur tenendo sempre la testa umilmente chinata. — Ti ringrazio per avermi scelto quale strumento della tua vendetta, O Graziosa Sola e Unica.

— Adesso vai, generale. — Il Naxiano guardò Xinseus che s’affrettava alla sua tenda, dove i subordinati attendevano notizie.

— La sua devozione e la sua onestà sono certe e assolute — disse Daocan pensieroso. — Ma non lo trovi anche un po’ troppo stupido?

Globo Nero emise il lungo sibilo che era la di lui-di lei risata. — Per me, cucciolotto, siete tutti stupidi. Morire in questa guerra è stupido, eppure tutte le mattine siete ansiosi di farlo.

— Possente Yersoth, io sono felice di essere il tuo cucciolo perché non ho alcuna bramosia di morire in questa guerra. E poi, non abbiamo mai avuto guerre fino a quando tu sei arrivata su Yempena e ce l’hai insegnato.

Gli occhi a fessura di Globo Nero si spalancarono. Lui-lei si disse che forse Daocan si era spinto troppo lontano, ma poi lui-lei si dimenò un poco e scordò le parole di quella creatura stenta. Si voltò invece a guardare verso il campo daglawano dove il loro opponente, il Crotoniano, stava preparando il suo esercito. Presto sarebbe iniziato il divertimento quotidiano.

Xinseus urlò ordini agli ufficiali subordinati mentre attraversava il campo, e Globo Nero seguiva l’eccitazione che si spandeva nell’esercito che s’apprestava a radunarsi in compagnie. Non esisteva una cosa come la guerra fra le Sei Razze stellari, sicché il grande entusiasmo dei Naxiani per quanto lui-lei aveva loro istigato lo si poteva definire una perversione. Ovviamente Globo Nero non era così tanto interessato nella guerra da assumere un ruolo attivo che poteva metterlo-la in pericolo, ma lui-lei non si stancava mai di osservare gli antropoidi che si scagliavano l’uno contro l’altro in sanguinosi combattimenti. Globo Nero avvertiva che lui-lei aveva riscoperto un vizio a lungo negletto, uno di quelli deliziosamente intossicanti come mai lo era stato qualche altro.

Xinseus guidava l’esercito yempenita dalla schiena di un nahl, una creatura color verde dalle gambe lunghe e sottili. Si pose alla testa del cuneo della cavalleria e formato da duemila antropoidi a cavallo armati con mazze e lance munite di punte in pietra. Il cuneo di Xinseus si mosse verso destra, mentre sulla sinistra avanzava un’altra formazione uguale. Fra le due c’erano tre ben spaziate falangi di fanti armati di lunghe lance seguiti da arcieri e dalle riserve di fanteria e di cavalleria.

Poche erano le grida che si levavano da quegli uomini che avanzano lenti nella piana, diretti al campo daglawano. Quando un’unità dopo l’altra passavano a fianco della navicella naxiana, si sentiva un urlo che a Globo Nero ricordava qualcosa del genere «Hail, Yersoth!». Lui-lei si voltò e vide che anche il nemico si stava muovendo. Il generale daglawano aveva disposto cinquemila fanti sulla fronte come uno schermo, mentre gli altri diecimila li aveva divisi in due, con la piccola massa dei cavalieri sulla destra. Lentamente, molto lentamente, le due armate si andavano avvicinando.

— Guarda, Possente Yersoth — disse Daocan indicando. — Ecco Xinseus, il tuo nobile generale.

— Sì — disse lui-lei. — Ha la mia benedizione.

— Rischia la sua vita alla testa del tuo esercito. Invece il generale daglawano si nasconde nelle retrovie, con le sue guardie del corpo.

— I Daglawani sono vigliacchi, come il loro dio — disse Globo Nero.

— Devi odiare veramente tanto Jind, signore del mondo sotterraneo dei Daglawani — disse Daocan con una punta di malizia nella voce. — Eppure mi hai detto che ci sono sei diverse razze di dei, ma non avete mai fatto guerra tra di voi. Perché no?

Il Naxiano si stava sistemando nel modo più confortevole nel padiglione che i di lui-di lei preti-schiavi avevano eretto. Lui-lei stava cominciando a seccarsi per le continue domande di Daocan.

— Abbiamo trovato altri e diversi modi per sistemare le nostre dispute che vanno oltre la violenza fisica. Siamo superiori anche in questo alle razze mortali che ci adorano.

— Ah, capisco, Possente Yersoth. Ma perché allora non ci insegni questi metodi? Perché la mia gente deve morire in questa guerra?

Globo Nero rivolse i di lui-di lei occhi gialli distogliendoli dall’avanzante Xinseus, e fissò per un attimo Daocan. — Perché la tua gente non può capirli.

Daocan annuì. — Quel che dici è vero. Eppure, mi chiedo come mai tu hai una terribile vendetta da compiere contro Jind e poi mi dici che gli dei non si fanno guerra fra loro, perché hanno altri metodi per comporre le loro questioni. E questi metodi comprendono il fatto che il mio popolo e quello daglawano debbano macellarsi l’un l’altro? Come si concilia tutto questo con quanto ti ha fatto Jind? Come si potrà restaurare il tuo onore e punire il colpevole?

Per un lungo istante, Globo Nero si sentì sul punto di uccidere Daocan, ma poi lui-lei si rese conto che il disgustoso antropoide era probabilmente il più intelligente fra tutti i suoi sudditi. Ciò lo rendeva una minaccia possibile per il Naxiano, ma per il momento lui-lei lasciò sbollire la propria ira. — Il mio onore deve essere ripristinato — disse lui-lei — e Jind verrà punito secondo metodi che tu non puoi comprendere.

Daocan rifletté per un poco su queste parole. — Questo è quello che tu intendi per avere fede, vero?

Globo Nero annuì. — La religione è, a volte, persino più difficile della guerra — rispose lui-lei.

Le due forze opposte s’erano intanto approssimate, e adesso Xinseus stava trafiggendo il cielo con la sua lancia mentre spingeva il suo nahl alla massima velocità. Dietro di lui, i ranghi della cavalleria Yempenita, un poco allungati, s’affrettavano verso la linea frontale dei Daglawani. L’aria era lacerata dalle urla di guerra e da grida di rabbia e paura. Il secondo cuneo yempenita eseguiva la stessa manovra sulla sinistra, e un attimo dopo le due unità si trovarono a contatto della fanteria Daglawana, le cui file composte da terrorizzati soldati attraversarono senza troppa resistenza. Almeno un quarto dei Daglawani cadde a questo primo contatto.

La piccola cavalleria daglawana aveva avuto un addestramento frettoloso, e nessuno padroneggiava ancora bene l’arte di impugnare armi mentre attaccavano alla massima velocità. Globo Nero non diceva nulla, ma i di lui-di lei occhi gialli rilucevano per il piacere mentre lui-lei guardava i cavalieri nemici che roteavano debolmente le mazze, a volte persino cadendo dai loro nahl sul terreno, dove venivano impietosamente calpestati e uccisi dalla cavalleria yempenita.