Del resto l’espressione di quest’ultimo era meno che cordiale.
— Salve — gli disse in tono formale. — Mi chiamo Laurice Windfell.
— Lo so, signora — rispose questi con la stessa rigidità e un accento del Westland. — Io sono Kristan Arinberg, la guida di soccorso che ha ordinato.
Laurice ebbe un sorriso forzato. — Richiesto, direi. Anche se ammetto il tono abbastanza pressante. — La loro stretta di mano fu velocissima.
— Il suo tono quando ha chiamato era tra i più perentori che abbia mai sentito — osservò l’uomo.
— C’è in gioco una vita — scattò Laurice. Ho preparato l’attrezzatura. La vado a prendere e partiremo subito. Non ci rimane ancora luce per molto.
L’uomo le tenne dietro. Quel campo l’aveva forse incuriosito? — Naturalmente ho portato la mia attrezzatura.
— È adatta per questa escursione?
L’uomo arrossì. — Ho lavorato tutta la vita su Venafer. Lei da quanto tempo è qui?
— Da circa un anno. — Naturalmente si riferiva a un anno di Ather, ma come tempo valeva all’incirca un periodo standard di Erthuma. — Sono qui per via dell’esperienza che mi sono fatta su sette pianeti diversi. Prenderemo quel che ho preparato. Durante il volo esaminerò la sua attrezzatura e se necessario faremo qualche modifica.
Il pilota si morse il labbro e Laurice si rese conto di aver dimostrato assai poco tatto, visto anche che era stata lei a chiedere aiuto. Un membro di una Casata di Ather non è abituato a sentirsi parlare in quel modo. No, nessuna persona come si deve si sarebbe mostrata così brusca con un cliente o anche semplicemente con una persona qualsiasi.
A meno che non fosse necessario. Oh, Copperhue…
Cercando un argomento per riallacciare la conversazione, Laurice domandò: — Ha qualche informazione sui nostri feriti?
— No — rispose Kristan. — Quando sono partito non erano ancora arrivati alla Stazione Forholt.
Questo Laurice se l’era aspettato. Il velivolo del suo gruppo era capace ma lento, quello di Kristan l’esatto opposto. — So solo che diversi Naxiani e un Erthuma sono feriti in modo abbastanza serio da richiedere il ricovero in ospedale, almeno per questa notte — aggiunse Kristan, forse cercando anche lui di fare la pace. — Come stanno le cose?
— Uldor Enarsson è quello messo peggio. Non al punto di essere in pericolo di morte. Gli hanno fatto una prima medicazione sommaria al campo, poi li ho seguiti quando il nostro velivolo li ha raccolti e l’ho curato un po’ io mentre tornavamo qui. Ma temo che nel migliore dei casi rimarrà fuori combattimento per qualche settimana, e probabilmente dovremo ritirarlo dal progetto e farlo rientrare su Ather. Al diavolo! — le sfuggì.
— Un cliente di Windfell, vero?
— Sì, anche se in realtà ha passato diversi decenni su Venater conducendo ricerche ed esplorazioni indipendenti.
— Lo so. Ha fatto un eccellente lavoro prima di… unirsi a lei.
Con uno sforzo la donna ignorò l’ultima osservazione. — La mia preoccupazione va oltre gli obblighi di un patron. Uldor era, è anzi, un compagno, un uguale, per quel che mi riguarda. E quasi indispensabile per di più. Senza le sue informazioni e le sue capacità i nostri progressi andranno a rilento, a meno che non riusciamo a trovare un rimpiazzo degno di questo nome.
— Un processo adatto ai serpenti, insomma.
Laurice gli rivolse un’occhiataccia e l’uomo disse: — Mi scusi, sono stato scortese, vero? — Ma non sembrava poi troppo pentito. — Sono irritato. Questa faccenda mi ha strappato alle mie ricerche, che erano a un punto critico. E non c’era a disposizione nessun altro che fosse qualificato. Ma naturalmente se c’è in pericolo una vita senziente, è mio dovere dare una mano. — Fece una pausa. — Sempre che lei abbia veramente bisogno di uno come me.
— Può rendere tutto più facile. Entrarono nella base. Laurice vide la sorpresa dipingersi sul viso di lui, evidentemente doveva avere avuto troppo poco interesse, o sentirsi troppo pieno di risentimento, per scomodarsi ad apprendere su quell’impresa qualcosa che andasse oltre la semplice constatazione della sua esistenza. È vero che i Naxiani non volevano pubblicità; si facevano gli affari loro nel modo più quieto possibile.
Una palizzata eretta per tenere lontani gli animali e riparare la base dal vento durante i temporali racchiudeva una dozzina di edifici. Alcuni erano alloggi, altri servivano da magazzini od ospitavano servizi di pubblica utilità, uno era un laboratorio. Tutti erano di forma cilindrica ed erano costruiti di sassi cementati con fango secco; il tetto era di tronchi e zolle d’erba. La presenza di camini indicava che in diversi edifici c’erano caminetti. Porte e infissi erano di legno, rivestiti di pelle di sauroidi, le intelaiature delle finestre stringevano lastre di vetro opaco, chiaramente opera di dilettanti che si erano serviti della sabbia locale.
— Accidenti! — esclamò Kristan. — Dev’essere costato parecchio lavoro, vero?
— Molto, sì — rispose Laurice., — Ma in futuro ce ne vorrà meno. Lavorando abbiamo imparato.
— Ma… perché farlo quando avreste potuto limitarvi a montare rifugi prefabbricati? Ce ne sono anche di adatti alle condizioni di Venafer.
— Lo so. Lo sapevamo tutti. Non sapeva che uno dei nostri principali obiettivi era appunto quello di scoprire che cosa si può fare sfruttando le risorse locali?
Laurice l’aveva detto in tono amichevole ma Kristan si irrigidì. — Immagino che questo accelererà il loro processo di sviluppo quando cominceranno a riprodursi sul serio. Fino a quando non saranno pronti ad aprire miniere e fabbriche e… — l’uomo si interruppe. — Ma queste costruzioni come fanno a resistere a tutta l’acqua che viene giù?
Laurice ammirò l’intelligenza di quell’uomo che le aveva rivolto una domanda non solo valida, ma anche intesa ad allontanare il pericolo di una lite che non si potevano davvero permettere. Quanti anni avrà? si chiese. Se si è sottoposto a qualche processo di ringiovanimento in più dell’unico che ho avuto io… — I Naxiani hanno condotto esperimenti sotto la direzione di Uldor prima del mio arrivo. E hanno scoperto che basta aggiungere un po’ di ghiaia alla terra che si trova da queste parti perché, dopo averla tenuta qualche ora all’asciutto, questa si consolidi come cemento. Ha notato la superficie della nostra pista d’atterraggio, no?
Ancora una volta Laurice si accorse di aver detto la cosa sbagliata. Le narici di lui fremettero. — Sì. Quando avrete abbattuto tutti gli alberi questa regione sarà sterile.
— Non intendiamo farlo.
— Forse voi no. Ma quelli che verranno dopo di voi…
— Eccoci arrivati. — Laurice lo condusse nella sua capanna. Kristan si guardò attorno, ma nella penombra vide pochi degli oggetti personali di lei prima che la donna avesse raccolto il suo sacco. Comunque non c’era molta roba: fotografie dei suoi parenti e delle sue proprietà su Windfell; un lettore e diverse cartucce di libri, spettacoli, musica; un blocco d’appunti e matite varie; un flauto; una lettera a un’amica lontana già scritta a metà. Il resto erano tutti strumenti.
Quando uscirono, gli Erthumoi videro che anche i Naxiani erano tornati. — Non sono molti — osservò Kristan.
— La maggior parte di loro sta conducendo studi sul campo — gli rispose Laurice. — Questi invece si occupano di studi in laboratorio o svolgono incombenze varie.