— E lei, che cosa faceva di preciso prima dell’incidente?
— Stavo guidando un gruppo di canoisti lungo il fiume Harmony. Insegnavo loro come fare. Il nostro lavoro consiste soprattutto di esplorazioni, ricerche e sviluppo, ma adesso cominciamo anche a svolgere una funzione istruttiva. Quando questa sarà diventata il compito principale, me ne andrò.
Kristan sorrise. Come era diventato attraente di colpo quell’uomo! — Allora lei ha ricevuto una chiamata d’emergenza e il velivolo l’ha portata sul luogo. E, mi scusi, i suoi piediteneri?
— Li ho lasciati su un’isoletta a metà del fiume. Staranno benissimo per qualche giorno, se si potrà poi provvedere con un trasporto aereo. Chissà che non imparino addirittura qualcosa per conto loro.
Di nuovo nel tono di Kristan ci fu una traccia di amarezza. — Per meglio occupare più tardi il territorio, eh? — mormorò.
Parabola e Bluefire si avvicinarono loro. — Sei sicura che non vuoi che ti accompagni uno di noi, onorevole signora? — chiese il botanico.
— Grazie, no — rispose Laurice. — Dobbiamo sbrigarci. Vista l’esperienza del mio nuovo compagno, non dovrei correre rischi e potremmo condurre tutta l’operazione noi due.
— Te ne siamo molto grati, benevolo signore — disse Bluefire rivolto a Kristan.
— Mi è stato affidato questo incarico — rispose l’uomo.
— Venga — gli disse Laurice. La donna si allontanò in fretta. I Naxiani avvertivano l’ostilità dell’uomo ancora più acutamente di quanto lei l’avesse percepita nella sua voce. Di sicuro ne erano rimasti feriti. Meglio allontanarsi quindi dal loro raggio di percezione.
In silenzio gli Erthumoi ritornarono al velivolo, depositarono il sacco di lei e si sedettero fianco a fianco nella carlinga. — Ha le coordinate? — gli chiese Laurice.
— Le ha il pilota automatico. Alle pendici dei Denti di Sega, vero? Qualunque cosa lei immagini, a Forholt non siamo poi così sprovveduti. — Le sue dita premettero alcuni pulsanti sul quadro di comando. Il motore prese a ronzare.
Laurice si rese conto che stava alimentando il suo risentimento. Dovrei evitarlo, pensò. Ho guidato spedizioni in passato, no? Io e Kristan Arinberg siamo partiti col piede sbagliato. Ma è stato lui a cominciare… basta, Windfell.
L’età dell’infanzia è ormai passata da cinquantanni. No?
— Chiedo scusa — disse la donna. — Non intendevo essere offensiva. Vede, sono ansiosa, stanca e ho i nervi a pezzi.
Il velivolo si sollevò in aria. — Allora non dovrebbe riposare prima di partire, o mandare qualcun altro al suo posto? — Il tono di Kristan era pacato. — Immagino che in questo caso si sarebbe trattato di un Naxiano, ma io… — la sua voce ebbe un attimo di esitazione. — Io non ho niente contro i Naxiani in quanto tali.
Laurice scosse la testa. — Non oso perdere altro tempo. Copperhue potrebbe trovarsi in gravi difficoltà da un momento all’altro. Fino a poco tempo fa si trovava su New Halla e non ha avuto quasi il tempo di imparare nulla sulla sopravvivenza in zone selvagge. Viste le circostanze, anzi, credo di essere l’unica persona, di qualsiasi specie tra quelle presenti su questo pianeta, in grado di trovarlo.
Sempre che ciò sia possibile, pensò la donna. La pista ormai è fredda.
Il velivolo guadagnò quota e puntò verso est. La linea costiera dell’oceano sparì alla vista. Sotto di loro comparve un altro mare, bruno rossastro, le chiome di milioni e milioni di alberi che si stendevano da un orizzonte all’altro e anche oltre. Il vento creava un lento moto ondoso di frasche. Qua e là scintillava un lago o il tracciato sinuoso di un fiume.
Comparve una palude quasi nascosta da forme che apparivano grandi quanto formiche, ma che in realtà erano enormi animali. Spesso sulla foresta sfrecciava uno sciame di migliaia di creature alate. Molto lontano c’erano banchi di nubi sotto un cielo opalescente. L’impianto di aria condizionata manteneva gradevolmente fresco l’abitacolo.
— Questo Copperhue… — Laurice capì, quasi in maniera naxiana, che Kristan stava cercando di nascondere il suo scetticismo. — Questo Copperhue, dicevo, è un tizio importante?
— Oh, sì — rispose lei sorpresa. — Credevo che se ne ricordasse. Ha fatto scalpore una ventina d’anni fa. Come, a rischio della sua vita, ci ha guidati verso quei buchi neri vicini al collasso. Fu una tale impresa scientifica che la mia Casa fu ben felice di concedergli l’isola che aveva richiesta.
— Oh, è stato lui? Naturalmente. Mi ero dimenticato il nome, ecco tutto. Ther può distare solo un battito, ma qui su Venafer siamo preoccupati… isolati. Lassù sembra che non ci sia nessuno che apprezzi quel che facciamo. — In fretta, senza dubbio per evitare il sospetto che stesse recriminando, Kristan aggiunse: — So bene che anche lei vi ha preso parte, signora. È… un onore averla incontrata. — Poi, con disperata franchezza: — Peccato che non sia avvenuto in circostanze più liete.
Quelle frasi servirono a smorzare ancora di più la collera di lei. Il dolore per la perdita subita era scomparso ormai da tempo; era subentrato l’orgoglio per l’impresa compiuta. — Spero proprio che riusciremo a migliorarli, allora. Mi racconti del suo lavoro. — Era un trucco che funzionava sempre per tenere viva una conversazione.
— Sono un regionalista. — Kristan emise un suono sordo. — L’Istituto Planetario delle Università Unite non ama quel titolo e mi qualifica come geologo. — Poi in tono serio: — Ma quando il personale scarseggia veramente ognuno di noi deve essere un po’ tutto, dal chimico al naturalista, e cercare di capire un ambiente nel suo complesso. Io mi sono specializzato nei terreni collinosi di questo continente, anche se più a sud di qui. Ecco perché il capo ha deciso che sarei stato il più indicato per accompagnarla nella sua ricerca.
— Capisco. Da parte mia… — No, non aveva importanza. Accennando alle proprie attività rischiava di irritarlo di nuovo. — Le sono grata. Ogni vita è importante, ma Copperhue significa molto per me, dopo tutto quello che abbiamo passato nello spazio, la corrispondenza che abbiamo avuto e gli incontri che ci sono stati. La sua gente poi ha un debito ancora maggiore con voi. Su New Halla lo venerano addirittura. Le sue parole, la sua guida potrebbero essere decisive per determinare quanto succederà nei prossimi secoli. Lui è venuto sul continente per scoprire da sé, direttamente, i risultati che stiamo ottenendo e come facciamo a ottenerli.
Kristan aveva stretto le mani a pugno sulle ginocchia. Nonostante le cautele, Laurice aveva evidentemente toccato un tasto delicato. L’uomo ora guardava fisso in avanti. — Immagino che sia stato lui a persuaderla a far parte del progetto.
— Sì. Ma comunque mi interessava già fin dall’inizio.
— Avrei dovuto immaginare che una che come lei è stata in molti luoghi selvaggi si sarebbe interessata a loro.
— Infatti! Ma non capisce? — No, non doveva dire altro. — Ciò che ho imparato può essere applicato su Venafer. Per esempio, quegli hogan alla nostra base sono stati costruiti su mio suggerimento e sotto la mia direzione. L’idea di base era di non distruggere l’ambiente naturale ma di adattarvisi.
— Come se fosse possibile farlo senza provocare una serie di cambiamenti epocali. — Kristan inspirò a fondo. — Guardi, non voglio litigare, veramente. Ma posso chiederle di studiare un po’ di storia? I pionieri, i voortrekker si comportano proprio in modo minimalista ed economico come lei. Non hanno i mezzi per fare di più. Ma dopo di loro vengono gli agricoltori, i minatori, le città, le fabbriche… e questa è la fine di tutto ciò che chiamiamo natura.
— Ather l’abbiamo tenuto verde. In gran parte.
— Un verde addomesticato — sbuffò lui. — Avete fatto la manicure alla natura. Quel poco che rimane della vecchia vegetazione e della vita selvatica è confinato in riserve accuratamente gestite. In ogni caso, su Venafer la faccenda è del tutto diversa e lei lo sa.