Laurice aggrottò la fronte. — Se ricordo bene, nella storia è capitato di tanto in tanto che una nazione sia riuscita a mantenersi in equilibrio per un po’. Ma oggi… mi chiedo se le speculazioni della scuola Odenko non siano giuste. Le conosce? Ritengono che ci sia all’opera un istinto di base. Con i robot che prolificano alla velocità che sappiamo, gli esseri organici sono spinti a cercare di eguagliarli. Noi razionalizziamo tutto in vari modi, ma la verità è che siamo prigionieri di una forza vitale in fase di eccitazione.
— Sì, conosco questo concetto. Una speculazione piuttosto tirata, ma concettualmente esatta. Tuttavia, avremmo potuto risparmiare Venafer. Una biosfera unica, miliardi di anni di evoluzione, innumerevoli rivelazioni che ci attendono… tutto sparito, distrutto, cancellato prima ancora che ci fosse dato di conoscere un millesimo delle domande che avremmo potuto fare.
— Via, guardiamo Ather. È vero, rimane ben poco di primordiale. Come lei, anche a me sarebbe piaciuto essere tra coloro che l’hanno scoperto ed esplorato nel suo stato originario. Ma gli elementi essenziali si sono conservati. Modificati sì, ma conservati. Gli Erthumoi e le loro specie importate non hanno preso il posto della vita atheriana; si sono integrati, ne sono diventati parte, e sotto molti aspetti quel pianeta è più bello oggi di quanto fosse prima.
— Questione di gusto — osservò Kristan, un po’ esitante. — Non mi fraintenda, per favore. Anche i senzienti hanno il diritto di esistere e anche la vita non senziente provoca mutamenti ambientali. Ma alcuni di questi cambiamenti sono dei veri disastri. — Il suo tono divenne aspro. — Sa benissimo che il tipo di nuova simbiosi che dipinge per Ather è impossibile per Venafer. La civiltà industriale in scala abbastanza vasta non può coesistere con la natura di quel pianeta. Neppure l’agricoltura. La sua Casata era bene intenzionata, ma quando non siete riusciti a fare una legge che imponga ai serpenti — i Naxiani — di rimanere confinati sulla loro unica isola avete condannato questo mondo a morte. E che male vi aveva fatto?
Un ricordo si affacciò alla mente di Laurice, vivido come se si trovasse di nuovo seduta accanto a suo padre, mentre questi spiegava al consiglio le implicazioni che alcuni scienziati avevano discretamente sottoposto alla sua attenzione. — Forse avremmo dovuto studiare la situazione un po’ meglio prima di fare l’accordo — aveva detto col suo tono grave. — È stato constatato che Venafer si trova perennemente sull’orlo della catastrofe. Florasol era più freddo giga anni fa, quando la prima vita vi si è sviluppata e l’evoluzione ha tenuto il passo col lento riscaldamento del pianeta, ma oggi questo si trova al limite della zona di abitabilità. A mantenere le temperature dell’acqua liquida ci sono solo le estesissime foreste che coprono tutto il globo. La vegetazione dall’esterno non è in grado di rimpiazzarle; non c’è nulla, a nostra conoscenza, che possa assorbire il biossido di carbonio con la stessa efficienza. In questo modo le foreste riescono appena a mantenere la composizione dell’aria. Se Venafer ne perdesse una porzione significativa…
Effetto serra dilagante. Biossido di carbonio nell’atmosfera alle stelle che blocca altra energia solare. L’aumento di temperatura che fa evaporare altra acqua, il cui vapore anch’esso contribuisce all’effetto serra. Siccità, incendi, arretramento, desertificazione, mentre il calore aumenta. E mentre la vita che li rinnovava si estingue, l’ossigeno e l’azoto vengono di nuovo bloccati nei minerali. Gli oceani ribollono. Le molecole dell’acqua salgono in alta quota, dove i raggi ultravioletti le scindono; l’idrogeno fugge nello spazio, l’ossigeno in breve si trova imprigionato nelle rocce. Quando alla fine viene raggiunto un equilibrio, esso regna su un inferno incandescente, è la pace del cimitero o del deposito delle scorie.
— Non l’avevate previsto? — gridò Kristan. — Non ve ne importava?
Laurice ripeté le parole di suo padre: — Era in gioco il nostro onore. — Poi aggiunse: — Ricordi quale enorme servizio Copperhue ha reso non solo a Windfell o ad Ather o agli Erthumoi, ma a tutte le Sei Razze. Se i Pitoni avessero mantenuto il monopolio di quanto abbiamo poi appreso…
Laurice lo sentì cambiare di posizione nel sacco, ma quando Kristan parlò la sua voce era più tranquilla. — Immagino che sia così. Almeno in questo c’è forse una certa quantità di verità. Ciò nonostante una grande e fertile isola dove quel culto possa vivere come vuole è stato un pagamento piuttosto generoso. Non potevano limitarsi a quello?
— Questo è stato discusso dietro le quinte — ammise Laurice. — Alcuni dei leader Naxiani dissero che sarebbe stato giusto. Purtroppo non sarebbe stato applicabile. Le nuove generazioni in particolare finiscono con l’ignorare o disobbedire a qualsiasi proibizione in questo senso.
— Non lo farebbero se glielo imponeste — disse Kristan con voce dura. — Le armi le avete.
— Per attaccare dei civili disarmati? No! E poi le altre Case non lo permetterebbero. Anche loro hanno delle proprietà su Venafer.
— Avreste potuto condurre una politica comune.
La donna scosse la testa e i suoi capelli frusciarono contro il tessuto del sacco. — Ma lei è davvero così ingenuo? Le varie Casate spesso non sono d’accordo neppure sull’ora del giorno. Sì, avrebbero potuto formare un cartello a quello scopo, ma i cartelli sono sempre instabili. Vede, per diversi di loro una popolazione naxiana in espansione sul pianeta significa un mercato in crescita — per merci in conto capitale, servizi, per tutto — che li paga con la propria produzione. Alla fine Venafer diventerà un’impresa redditizia.
— Al prezzo della sua vita.
— Dall’estrapolazione non risulta che le conseguenze possano avere effetti radicali per almeno cinque secoli.
— Lei sarà ancora viva, signora. La maggior parte delle parti in causa lo saranno e potranno vedere quel che hanno fatto. Non guarda avanti lei?
— L’estinzione non si verificherà. Non siamo così stupidi e neanche i Naxiani. Non ha visto le proposte? — Forse no, pensò. Tutta questa faccenda è oscura, una cosa di poca importanza, sepolta da una valanga di notizie ben più importanti. E nessuno ne ha fatto un annuncio ben definito.
Perché finora nessuna decisione si è cristallizzata.
— Oh, sì. Piani grandiosi. Aumentare per compensazione l’albedo del pianeta, per esempio facendo orbitare attorno una nube di particelle riflettenti. O ridurre la luce solare piazzando un gigantesco riflettore nel punto L2, utilizzare parte dell’eccesso di energia per azionare il motore di una stazione, o… non importa. Non c’è dubbio che tutto questo si possa fare, se l’utile è sufficientemente attraente. Dal punto di vista ingegneristico, almeno, non ci sono difficoltà. Ma nessuna delle forme vitali di Venafer potrà sopravvivere a un mutamento così drastico. Non ci saranno altro che città, macchine e povere piantagioni corrette geneticamente. Un cadavere su cui banchettano vermi e funghi, un cadavere assassinato dall’avidità.
Un mondo che tu amavi, pensò Laurice.
Il vento e la pioggia cantavano la loro canzone attorno al rifugio. Attraverso gli alberi si sentiva il loro sibilo che proveniva dai monti. In un punto imprecisato risuonò il richiamo di un animale selvatico, simile a uno squillo di tromba nella notte. Sì, meraviglie, misteri e nessuno sapeva quali sarebbero stati i vantaggi e quali le conoscenze e le ispirazioni che sarebbero andate perse per sempre.
Laurice fu sul punto di dirgli qualcos’altro, ma no, non osava farlo, non doveva farlo. Lo conosceva troppo poco e quel che aveva intravisto di lui puzzava di fanatismo. Una fiamma non protetta può incendiare un’intera foresta.
— Basta, ormai siamo allo scontro frontale — disse Laurice. — Più tardi, se vuole, potremo discutere ancora, ma per ora sono esausta e domattina abbiamo un lavoro da fare. Buona notte.