Kristan si tolse i propri più lentamente, tenendo dapprima gli occhi fissi in quelli di lei. Poi, rendendosi indubbiamente conto della propria espressione, volse la testa. Un istante dopo le girò la schiena mentre completava l’opera. Laurice si era già infilata tra i sacchi. Quando dovette volgersi di nuovo verso di lei, Kristan cercò di coprirsi con una mano, che pur essendo grande non era sufficiente.
Laurice non riuscì a trattenersi e le sfuggì una risata. — Oh, via, non si senta così imbarazzato! — gli gridò. — Mi sentirei offesa se non avesse reagito. Forza, partecipi all’ammucchiata.
Con le guance ancora accese, Kristan obbedì. I loro corpi si strinsero uno per parte attorno a Copperhue. Questo mise la parte superiore delle loro braccia a contatto al di sopra del Naxiano mentre i loro sguardi si incontrarono al di sopra della sua testa. Quel corpo gelato fece rabbrividire anche loro. Poi, mentre il calore fluiva da loro, rigenerandosi di continuo, e il sangue del Naxiano cominciava a reagire, provarono una crescente sensazione di voluttuoso benessere.
— Un altro trucco utile — mormorò Kristan. — Devo raccontarlo ai miei colleghi. A volte contiamo troppo sulle nostre attrezzature. — E sorridendo: — Temo però che non avrò più modo di praticare questa terapia con una partner così attraente.
Ma bene, pensò Laurice. Così abbiamo superato la timidezza, eh? Non che le attuali circostanze siano molto incoraggianti. In realtà potrei immaginarmi anch’io dei partner più sgradevoli. — Grazie, gentile signore. Visto che dovremo rimanere qui per un po’, tanto vale rilassarci e godercela, ora che sappiamo che funziona.
— Fa piacere salvare una vita. Uh, sembra una massima da cioccolatino, eh? Ma non l’intendevo così.
— Naturalmente no, amico mio. Anche se ammetto di provare anch’io un tocco di presunzione e mi merito una risposta del genere. Rilassiamoci, ho detto. Le posso raccontare delle barzellette o altro. Sempre che non la scoccino.
— Mi trova davvero un tipo così quadrato? — chiese Kristan. — Sì, è inevitabile. Eppure a Forholt mi chiamano Arinberg «Caduta libera».
— Perché?
— Oh, ho combinato parecchi scherzi, ho composto alcune ballate, cose del genere.
— Caduta… ehi, un momento! Vuol dire che lei è il creatore di «Caduta libera a gogò»?
— Be’, non credevo che…
— Ah! L’ho cantata anch’io decine di volte quando le feste andavano su di giri e tutti avevano bevuto un po’. Ma guarda. Lasci che le stringa quella mano ribalda. — Le loro mani si strinsero. — Mi racconti. Con tutti i più intimi e nascosti dettagli.
— Preferirei ascoltare i suoi ricordi. Lei ha avuto una vita molto più avventurosa della mia.
— Avventurosa è dove c’è l’avventura. La gente normale non si dedica a un mondo selvaggio e spesso pericoloso. Cos’è che l’ha interessata?
In tono esitante, un pezzo dietro l’altro, emerse Sa biografia di Kristan. Era più vecchio di lei, anche se solo di quattro decenni, meno di quanto avesse immaginato. A ingannarla erano stati i suoi modi e di sicuro il suo ultimo ringiovanimento era antecedente a quello di Laurice. Si era occupato di geologia su diversi pianeti e lune, ma soprattutto aveva insegnato all’Università di Ilis, finché il suo matrimonio era andato all’aria. Era stato il suo unico vincolo ed era durato una cinquantina d’anni, insolitamente lungo per quei tempi; i genitori di Laurice erano un’eccezione. Questo fatto e tutto il resto di ciò che lo riguardava la indussero a ritenere che se fosse dipeso da lui sarebbe stato ancora sposato. Invece, visto come erano andate le cose, alla ricerca di una nuova vita, aveva raggiunto un suo figlio, anche lui scienziato su Venafer, e aveva a poco a poco scoperto che lì si trovava il significato della sua esistenza che aveva sempre cercato. Poiché non aveva accennato ad alcuna donna, tranne che a qualche collega, nonostante alcune domande che Laurice si lusingava fossero acute, era probabile che avesse solo qualche legame casuale; e quindi, pur essendo amabile e popolare tra i colleghi, doveva avvertire una solitudine interiore assai simile a quella che anche lei aveva avvertito fin troppo spesso.
Caso raro tra gli uomini, gli dava veramente fastidio parlare in prima persona singolare e desiderava sentire qualcosa di lei. Be’, lei aveva parecchie storie da raccontare e non le spiaceva farsi bella ai suoi occhi.
Copperhue si contorse un poco. Sollevò la testa, si guardò attorno, e la lasciò ricadere, sussurrando però alcune parole che a Laurice risultarono chiare.
— Va tutto bene — gli rispose in Merse. — Sta calmo. Presto ti riporteremo a casa.
— A New Halla? — chiese Kristan.
— Prima alla nostra base sulla costa, naturalmente — rispose Laurice. — Da lì se necessario potremo chiamare un altro mezzo di trasporto, non credo che ce ne sarà bisogno. Un paio di giorni dovrebbero bastare perché Copperhue si rimetta in forma perfetta.
— Ma che cosa farà? Il progetto terraferma è finito, non è vero?
— Non definitivamente. Prima potrà unirsi a un altro gruppo, magari al mio in crociera sul fiume…
— Ssst. — Laurice lo sentì. — Mi piacerebbe proprio avere la tua compagnia, caro amico. — Con la mano gli accarezzò la grande testa pelata.
— Intanto qualcuno potrebbe parlare con Uldor a Forholt — continuò la donna. — Se si è ripreso, e scommetto di sì, si potrebbe organizzare una trasmissione audiovisiva, in modo che una nuova spedizione in questa zona tragga vantaggio dai suoi consigli. Potrei guidarla io, quando avrò finito coi miei canoisti, se non ci sarà nessun altro disponibile. E dubito che ci sia qualcuno di più idoneo, visto ciò che ho imparato da lei.
Il viso di lui si irrigidì. Kristan ritirò la mano che aveva toccato quella di lei. — Un paio di dettagli, nulla più.
— Ma che mi indicano che cosa devo tener d’occhio e su cui devo informarmi meglio — rispose Laurice. — Anzi, intanto che siamo qui…
L’uomo scosse la testa. — No.
— Come?
— No. Non intendo contribuire oltre alla… alla rovina di questo pianeta.
Oh, cribbio, si disse Laurice, ecco che ho premuto di nuovo quel tasto, proprio mentre cominciavamo a capirci. — Ascolti, lei ha lamentato mancanza di fondi e di manodopera. Be’, ne potrà avere, se il suo gruppo coopererà col nostro. Noi non siamo cercatori minerari, né abbattiamo foreste, né facciamo niente del genere, lo sa benissimo. Siamo anche noi scienziati.
— A che scopo? — si infiammò lui. — Per il puro sapere? No, voi state preparando la strada ai coloni. — Inspirò a fondo. — Questo incidente… io, noi di Forholt, avevamo solo una conoscenza marginale delle vostre attività. Adesso capisco che non volevamo pensare ai serpenti e ci eravamo detti che li avremmo fermati più tardi, quando non fossimo più stati così impegnati. Bene, questo incidente mi ha reso conscio dell’immediata minaccia che rappresentano. Il momento di fermarli è adesso, prima che acquistiate troppa forza, che entrino troppi investitori nei vostri dannati progetti. Io tornerò a Ather, Milady Windfell, e condurrò una campagna. Ci vorranno anni di duro lavoro, lo so, di dure contrattazioni, ma io e coloro che sono con me vi combatteremo su ogni millimetro di terreno.
— Parla con delicatezza — sibilò Copperhue. — È davvero furioso, anche se gli spiace di esserlo.
E avrebbe anche potuto riuscirci alla fine, pensò Laurice. Oltre ai conservazionisti c’è parecchia gente che si sente a disagio coi Nexiani, per motivi più o meno validi. Non voglio credere che Kristan sia disposto a fare deliberatamente appello alla xenofobia, ma si troverebbe con alleati politici che sarebbero ben felici di attizzarla.
— Mi spiace che la pensi così — azzardò la donna.