Ma non avvenne. Chissà come, Copperhue trovò l’energia per sollevare Kristan, sciogliere la fune improvvisata, gettarla di nuovo nel vuoto e sollevare anche lei. Laurice risalì strisciando sulle pietre col posteriore, ma riparando così il seno nudo dagli spuntoni che l’avrebbero lacerato. Il materiale resistente dei suoi pantaloni non cedette, ma per un paio di giorni lei avrebbe dovuto sedersi con una certa cautela.
Una volta raggiunto il cornicione, rimase immobile per un istante, per riprendere fiato prima di rialzarsi. Anche Copperhue era spossato quasi quanto Kristan. — Adesso posso trascinarlo da sola — mormorò. — Tu ce la farai? Devi farcela.
— Io… posso… farlo… visto… che me lo… chiedi… tu — le sussurrò l’amico. — E poi?
— Poi… — Una risatina acuta. — Gli applicheremo i nostri corpi nudi.
Una volta tra i sacchi, i due Erthumoi nudi e Copperhue dall’altra parte di Kristan, Laurice inviò la sua richiesta di soccorso. La voce ritrasmessa dalla Stazione Forholt suonò debole ma chiara dal suo bracciale. — Invieremo immediatamente la nostra ambulanza. Dovrebbe raggiungervi nel giro di un’ora. Potete resistere fino ad allora?
— Sarà meglio per noi, non le pare? — ribatté la donna.
Ma non poteva limitarsi a rimanere a contatto di Kristan. A tratti doveva massaggiarlo, allentare il tornichetto e stringerlo di nuovo. Il sangue che era fluito aveva formato una massa appiccicosa, ma in parte continuava a scorrere nell’arto ferito per mantenere la carne in vita. Naturalmente se si fosse instaurato un processo cancrenoso, il chirurgo avrebbe dovuto amputare, poi in una clinica di Ather avrebbero rigenerato quanto era andato perduto. Ma Laurice non voleva che Kristan subisse quel trattamento.
L’uomo era sano e forte e rispondeva bene. Prima che arrivassero i paramedici, i suoi occhi si aprirono debolmente.
Laurice fu costretta ad ammirare l’abilità dei soccorritori. L’ambulanza si arrestò a mezz’aria e calò una piattaforma munita di getti per stabilizzarsi contro il vento. Un uomo cominciò subito a medicare Kristan mentre ancora lo sollevavano. — Il suo intervento è stato perfetto, signora — le disse. — L’unica cosa di cui ha bisogno adesso per metterlo fuori pericolo è questa iniezione. Grazie. Il vecchio «Caduta libera» ci è molto caro.
A bordo del veicolo fu possibile lavarsi, farsi medicare le ferite e indossare abiti puliti. Laurice non fu per nulla infastidita dalle occhiate maschili rivoltele, in effetti le notò appena, perché si sdraiò al calduccio e si addormentò accanto a Copperhue. Nessuno dei due si svegliò prima di arrivare a Forholt. Il direttore della stazione li accolse cerimoniosamente e offrì loro alloggio per la notte, affinché potessero riposare bene prima di rientrare alla base. I due accettarono e uscirono dal letto solo per cena. Nel corso di questa Laurice si divertì a raccontare quanto era successo. Ma nessuno accennò alla disputa avvenuta.
Mentre ritornavano ai loro alloggi, Copperhue chiese: — Potremmo far visita all’onorevole Kristan Arinberg domattina?
— Sono sicura di sì — rispose Laurice. — È mia intenzione farlo.
— In privato.
— Uh? — La donna colse il sottinteso di quella frase e si sentì percorrere da un fremito. — Be’, vedremo in che condizioni si trova.
L’alba portò la pioggia, la pioggia argentea dell’Ebland meridionale, satura dei profumi di piante e delle grida degli animali. Laurice e Copperhue imboccarono un percorso coperto che li portava all’infermeria. Le finestre erano aperte all’aria carica di umidità e fragranze. Kristan in quel momento era solo. I Naxiani feriti erano stati riportati a New Halla e Uldor Enarsson stava facendo terapia di riabilitazione. La sua prognosi era eccellente, aveva detto il medico.
Un po’ contrariato, forse? Uldor sarebbe stato in condizione di riprendere il suo lavoro coi coloni.
I visitatori entrarono in uno spazio di luci soffuse e letti vuoti. Kristan era ritto a sedere e leggeva un libro stampato. Quando lo depose Laurice intravide il titolo: La Saga di Rusa Irmansdrottar, ambientata nell’epoca pionieristica di Ather; sì, era anche uno dei suoi libri preferiti. Kristan era pallido in viso per la perdita di sangue subita, ma era perfettamente in sé e il suo saluto fu caloroso. — Milady! Amico!
Laurice si sedette su una sedia accanto al letto. Copperhue si raggomitolò dalla parte opposta, con la testa sollevata. Ci fu il solito scambio di convenevoli.
— Pare che vi debba la vita — osservò a un certo punto Kristan, in tono un po’ imbarazzato.
— Come io ti devo la mia — rispose Copperhue, che aveva portato un simultrans. — La tua vita non sarebbe neppure stata in pericolo se non fossi venuto a cercarmi. Laurice fece il gesto di lasciar perdere: — Bando ai sentimentalismi! — sbottò. — Ce la siamo cavata dopo aver commesso una tale serie di errori che non avremmo mai dovuto commettere. Tutto per via della nostra ignoranza, no?
— Era inevitabile — rispose Kristan. — Dobbiamo imparare di mano in mano. Io… ho imparato molto da lei.
— E io da lei, anche se in entrambi i casi è stato meno di quanto si sarebbe potuto o dovuto. Se avessimo condiviso meglio… — Laurice non finì la frase, ma rimase in attesa della risposta di lui.
L’espressione di Kristan era pensosa. — Sa bene perché è impossibile.
— Davvero? Noi, io e i Naxiani, siamo più che disposti in questo senso. La scelta sta a lei.
— Ma io sono solo uno.
— Un uomo libero. E per di più influente. Lei ritiene di poter scatenare una feroce opposizione politica contro di noi. E io sospetto che sia vero. Be’, potrebbe usare la stessa forza anche a nostro favore, se volesse.
— Mi spiace. — Kristan sospirò. — Dopo i giorni che abbiamo passato, mi spiace veramente. Ma sa benissimo che non posso farlo. — Il suo sguardo andò oltre la donna verso la pioggia e la foresta pluviale che non si vedeva. — Se lei solo capisse perché questo mondo è così importante, quel che significa…
— Noi comprendiamo — disse Laurice dolcemente. — E speriamo di conservarlo così.
Kristan sbatté le palpebre.
— Non voglio farle pressioni mentre è convalescente — continuò Laurice. — Solo che certe informazioni potrebbero aprirle una nuova visuale. Non che speri di convertirla sui due piedi. Ma io e Copperhue abbiamo cominciato a conoscerla un po’. Così se ci ascolterà e rispetterà le nostre confidenze… perché prima dobbiamo avere la sua promessa di mantenere un segreto per qualche anno…
— Mi faccia pensare. — Kristan guardò prima lei, poi Copperhue, quindi le sue mani e poi ancora fuori della finestra. Alla fine annuì. — Penso di potermi fidare — rispose.
— E noi ci fidiamo di voi — disse Copperhue a entrambi.
Era sufficiente. Essendo in grado di percepire i veri sentimenti dell’uomo, il Naxiano sapeva che questi avrebbe mantenuto la parola.
Il cuore di Laurice batté più forte. — Il motivo della segretezza è proprio quello di proteggere Venafer — cominciò. — Ci sono persone e interessi pronti ad approfittare pesantemente della sua… trasformazione, proprio quello che lei teme. Se preavvisati potrebbero bloccarci. Per esempio, disboscando o bruciando le foreste dei loro possedimenti potrebbero alterare in modo irrimediabile l’equilibrio ecologico. A quel punto non rimarrebbe altra alternativa che di procedere a tutta velocità con la costruzione di industrie in grado di poter costruire schermi contro il sole.
— Gli schifosi — sbottò Kristan.
— Di per sé non sono malvagi — osservò Copperhue. — Loro considerano benefici i loro piani.
— Lavorare bene per fare del bene — aggiunse Laurice con un sorriso forzato.