Proveniva da una famiglia che non aveva mai temuto di affrontare rischi, e che molto di rado se n'era dovuta pentire. Il loro primo e più famoso azzardo, che per quasi mezzo secolo aveva scatenato l'odio dell'intero mondo arabo, era stato l'investimento di una cospicua massa di petrodollari nella scienza e tecnologia d'Istraele. Quell'atto di preveggenza aveva portato direttamente al drenaggio del Mar Rosso, alla sconfitta dei deserti, e, molto più tardi, al Ponte di Gibilterra.
— Non c'è bisogno che ti dica, Van — disse lo sceicco dopo una pausa — quanto mi affascina il tuo nuovo progetto. E dopo tutto ciò che abbiamo passato assieme durante la costruzione del Ponte, so che tu potresti farcela, se avessi i mezzi.
— Grazie.
— Però ho qualche domanda. Non capisco ancora bene perché c'è la Stazione di Mezzo, e perché si trova a un'altezza di venticinquemila chilometri.
— I motivi sono molti. Circa a quel livello ci è necessaria una grande centrale elettrica, e quindi in ogni caso bisognerà costruire parecchio. Poi ci è venuto in mente che sette ore sono troppe per starsene chiusi in una cabina piuttosto piccola, e interrompere il viaggio offre diversi vantaggi. Non saremo costretti a dar da mangiare ai passeggeri sulle capsule; potranno rifocillarsi e sgranchirsi le gambe alla Stazione. Inoltre potremo portare a livello ottimale il disegno dei veicoli; solo le capsule della sezione inferiore dovrebbero essere aerodinamiche. Quelle che ripartono dalla Stazione potrebbero essere molto più semplici e leggere. La Stazione di Mezzo non servirebbe solo come punto intermedio, ma anche come centrale operativa e di controllo; e col tempo, crediamo, diventerebbe un'attrazione turistica, un ottimo investimento.
— Ma non è a mezza strada! È quasi… a… due terzi del percorso per l'orbita stazionaria.
— Esatto. La metà del percorso si trova a diciottomila chilometri, non a venticinquemila. Ma entra in ballo un altro fattore: la sicurezza. Se la sezione superiore dovesse staccarsi, la Stazione di Mezzo non ricadrebbe sulla Terra.
— E perché?
— Avrà una quantità di moto sufficiente a mantenere un'orbita stabile. Naturalmente cadrà verso la Terra, ma resterà sempre al di fuori dell'atmosfera. Sarà perfettamente sicura; si limiterà a diventare una stazione spaziale con un'orbita ellittica di dieci ore. Due volte al giorno si troverà esattamente sul punto di partenza, e alla lunga sarà possibile ricollegarla alla Torre. In teoria, almeno…
— E in pratica?
— Oh, sono certo che sia possibile. Di sicuro potremo salvare le persone e gli strumenti della Stazione. Però non ce la faremmo assolutamente se la sistemassimo a un'altezza inferiore. Qualunque cosa cada partendo da sotto il limite dei venticinquemila chilometri colpisce l'atmosfera e brucia in cinque ore, o anche meno.
— Avresti intenzione di raccontare tutto questo ai passeggeri diretti dalla Terra alla Stazione di Mezzo?
— Noi speriamo che siano troppo presi ad ammirare il paesaggio per preoccuparsene.
— Sembra quasi che tu parli di un ascensore panoramico.
— Perché no? Solo che gli ascensori panoramici terrestri più alti arrivano appena a tre chilometri! Stiamo parlando qualcosa diecimila volte più alto.
Ci fu una pausa lunghissima. Lo sceicco Abdullah meditava la questione.
— Abbiamo sprecato una possibilità — disse alla fine. — Potevamo mettere ascensori panoramici da cinque chilometri sui pilastri del Ponte.
— Il progetto originale li prevedeva, ma abbiamo rinunciato per il solito motivo: fattori economici.
— Forse abbiamo commesso uno sbaglio; probabilmente si sarebbero pagati da sé. E mi è appena venuta in mente un'altra cosa. Se questo… iperfilamento fosse stato disponibile allora, suppongo che il Ponte sarebbe costato la metà.
— Non voglio raccontarvi bugie, signor presidente: meno di un quinto. Ma si sarebbe ritardata la costruzione di oltre vent'anni, per cui non avete perso niente.
— Devo parlarne coi miei contabili. Alcuni di loro non sono ancora convinti che si trattasse di una buona idea, anche se l'aumento della mole di traffico sta superando le nostre previsioni. Ma io continuo a ripetere loro che il denaro non è tutto. La Repubblica aveva bisogno del Ponte dal punto di vista psicologico e culturale, oltre che economico. Lo sapevi che il diciotto per cento della gente che viaggia sul Ponte lo fa solo perché esiste, e per nessun altro motivo? E poi tornano indietro, anche se devono pagare il pedaggio due volte.
— Se non ricordo male — rispose seccamente Morgan — vi avevo esposto argomenti simili, molto tempo fa. Non è stato facile convincervi.
— Vero. Ricordo che il Teatro dell'Opera di Sydney era il tuo esempio preferito. Ti divertivi a farmi presente quante volte quell'edificio si era ripagato da sé, anche in denaro, a prescindere dal prestigio.
— E non dimenticate le piramidi.
Lo sceicco rise. — Come le chiamavi? Il miglior investimento della storia umana?
— Esattamente. Dopo quattromila anni pagano ancora i dividendi turistici.
— Comunque il paragone non è esatto. I costi di manutenzione delle piramidi non sono certo quelli del Ponte, e tanto meno della Torre che proponi.
— La Torre può durare più a lungo delle piramidi. Si trova in un ambiente molto più favorevole.
— Una prospettiva davvero impressionante. Credi sul serio che funzionerà per diverse migliaia d'anni?
— Non nella sua forma originale, naturalmente. Ma come principio, sì. Quali che siano i progressi tecnici che ci porterà il futuro, non credo esisterà mai un modo più efficiente e più economico di raggiungere lo spazio. Provate a pensare che si tratti di un altro ponte, ma questa volta un ponte verso le stelle, o almeno verso i pianeti.
— E tu vorresti che noi ti aiutassimo di nuovo a finanziarlo. Abbiamo davanti altri vent'anni di pagamento per il tuo ultimo ponte. Il tuo elevatore spaziale non si trova sul nostro territorio, e non mi sembra d'importanza diretta per noi.
— Ma io credo lo sia, signor presidente. La vostra repubblica fa parte dell'economia terrestre, e il costo dei trasporti spaziali è, al momento, uno dei fattori che ne limitano la crescita. Se avete dato un'occhiata alle stime per gli anni Cinquanta e Sessanta…
— Certo, certo. Molto interessanti. Ma anche se noi non siamo esattamente poveri, non potremmo raccogliere nemmeno una minima frazione dei fondi necessari. Insomma, assorbirebbe l'intera produzione lorda mondiale per un paio d'anni!
— E ne ripagherebbe ogni centesimo, per l'eternità.
— Se le tue previsioni sono esatte.
— Per il Ponte lo erano. Ma voi avete ragione, naturalmente, e io non mi aspetto che il RANA faccia niente di più che mettere in moto il meccanismo. Non appena voi avrete dimostrato il vostro interesse, sarà molto più facile procurarci altri aiuti.
— Ad esempio?
— La Banca Mondiale. La Banca Planetaria. Il Governo Federale.
— E quelli per cui lavori, la Terran Construction Corporation? Cosa hai in mente esattamente, Van?
"Ci siamo" pensò Morgan, quasi con un sospiro di sollievo. Adesso, finalmente, poteva parlare francamente con qualcuno di cui si fidava, qualcuno che stava troppo in alto per lasciarsi coinvolgere da meschini intrighi burocratici, ma che poteva apprezzarne a fondo gli aspetti più sottili.
— Ho fatto quasi tutto questo lavoro nel mio tempo libero. Ad esempio, in questo momento sono in ferie. Tra parentesi, è proprio così che è nato il Ponte! Non so se vi ho mai raccontato che mi avevano ordinato ufficialmente di scordarmelo… Ho imparato qualche lezione, negli ultimi quindici anni.
— Il progetto senza dubbio deve aver richiesto un impiego notevole di computer. Chi ha pagato?
— Oh, io ho a disposizione fondi discrezionali non indifferenti. E il mio staff fa sempre studi che nessun altro capisce. A dire il vero, ho formato un gruppetto che si gingilla con l'idea da parecchi mesi. Ne sono talmente entusiasti che anche loro gli dedicano quasi tutto il tempo libero. Ma adesso dobbiamo metterci all'opera, oppure abbandonare il progetto.