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Morgan esitò. Senza dubbio, la risposta a quella domanda era "no". Eppure non era saggio, ed estremamente crudele, abbandonare ogni speranza così presto. E si era già verificato un colpo di fortuna…

— Non voglio alimentare false speranze, ma forse non avremo bisogno della Stazione di Mezzo. C'è un gruppo di persone che lavorano alla Stazione Dieci C, cioè alla Stazione situata a diecimila chilometri d'altezza, molto più vicina alle fondamenta. Possono arrivarci in venti ore.

— Allora perché non sono partiti?

— Il nostro ufficiale per la sicurezza, Bartok, deciderà al più presto; ma potrebbe essere uno sforzo inutile. Riteniamo che abbiano aria solo per metà del tempo previsto. E il problema della temperatura è ancora più serio.

— Che significa?

— Lassù è notte, e non hanno mezzi di riscaldamento. Non divulgare la notizia, Maxine, ma forse assisteremo a una gara tra il gelo e l'asfissia.

Ci furono diversi secondi di pausa. Poi Maxine Duval, su un tono di diffidenza insolita, disse: — Forse faccio la figura della stupida, ma credo che le stazioni meteorologiche coi loro laser infrarossi…

— Grazie, Maxine. Sono "io" lo stupido. Attendi un attimo che parlo con la Stazione di Mezzo…

Bartok rispose a Morgan con molta cortesia, ma il suo tono secco chiarì oltre ogni dubbio l'opinione che aveva dei dilettanti impiccioni.

— Scusatemi di avervi disturbato — mormorò Morgan, e si rimise in comunicazione con Maxine. — A volte gli esperti conoscono il proprio lavoro — le disse con legittimo orgoglio. — Il nostro uomo lo conosce. Ha chiamato il Controllo Monsoni dieci minuti fa. Stanno già calibrando la potenza del laser: non vogliono che sia troppo forte, se no arrostiscono tutti.

— Allora avevo ragione — notò dolcemente Maxine. — Che ti succede? Avresti dovuto pensarci tu, Van. Che altro hai dimenticato?

Non era possibile nessuna risposta, e Morgan non ne azzardò. Poteva quasi sentire la mente da computer di Maxine che lavorava a piena velocità, e indovinare la sua prossima domanda. Come previsto.

— Non potete usare i Ragni?

— Anche gli ultimi modelli arrivano a un'altezza limitata. Le batterie possono portarli solo a trecento chilometri. Sono stati progettati per ispezionare la Torre quando sarà entrata nell'atmosfera.

— Allora mettete le batterie più potenti.

— In un paio d'ore? Ma non è questo il problema. L'unico Ragno disponibile al momento non può trasportare passeggeri.

— Mandatelo su vuoto.

— Spiacente, ci abbiamo già pensato. A bordo dev'esserci qualcuno per controllarne l'agganciamento, quando il Ragno raggiungerà le fondamenta. E poi ci vorrebbero giorni interi per riportare giù sette persone, una alla volta.

— Ma avrete qualche piano!

— Diversi, ma sono tutti pazzeschi. Se ne troviamo uno sensato te lo faccio sapere. Nel frattempo, potresti fare qualcosa per noi.

— Di che si tratta? — chiese Maxine, sospettosa.

— Spiegare ai tuoi spettatori come mai due astronavi possono agganciarsi fra loro a seicento chilometri d'altezza, ma "non" con la Torre. Quando avrai finito forse avremo qualche novità per te.

L'immagine leggermente indignata di Maxine scomparve dallo schermo, e Morgan tornò al caos ben orchestrato della sala operativa. Cercò di lasciar correre la propria mente con tutta la libertà possibile su ogni aspetto del problema. Nonostante il cortese rimprovero dell'ufficiale addetto alla sicurezza, che alla Stazione di Mezzo compiva il proprio dovere con efficienza estrema, poteva darsi che gli venisse in mente qualche idea utile. Certo non credeva che esistessero soluzioni magiche, però capiva la Torre meglio di ogni altro uomo, forse con l'unica eccezione di Warren Kingsley. Probabilmente Warren conosceva meglio i singoli dettagli, ma Morgan aveva un quadro generale limpidissimo.

Sette fra uomini e donne si trovavano prigionieri in cielo, in una situazione che era unica nell'intera storia della tecnologia spaziale. "Doveva" esistere un modo di salvarli prima che fossero avvelenati dal CO2 o che la pressione diminuisse al punto di trasformare la stanza, in senso letterale, in una tomba simile a quella di Maometto, sospesa fra cielo e terra.

45

L'uomo adatto

— Possiamo farcela — disse Warren Kingsley con un sorriso ampio, — Il Ragno può arrivare alle fondamenta.

— Siete riusciti ad aumentare la potenza d'alimentazione?

— Sì, ma è un'idea semplicissima. Sarà un'operazione a due stadi, come per i primi razzi. Non appena la batteria esterna si esaurisce, deve essere sganciata per alleggerire il Ragno del peso extra. Il che accadrà all'incirca a un'altezza di quattrocento chilometri. La batteria interna porterà su il Ragno per gli altri chilometri.

— E così che capacità di carico abbiamo?

Il sorriso di Kingsley svanì.

— Minima. Circa cinquanta chili, con le migliori batterie che possediamo.

— Cinquanta chili! E a cosa serviranno?

— Dovrebbero essere sufficienti. Un paio di quei nuovi serbatoi a mille atmosfere, contenenti ciascuno cinque chili di ossigeno. Maschere molecolari filtranti per non lasciar passare l'anidride carbonica. Un po' di acqua e cibo compresso. Qualche medicinale. Basteranno meno di quarantacinque chili per tutta questa roba.

— Puà! E basteranno?

— Sì. Li terremo in vita finché non arriva la capsula dalla Stazione Dieci C. Se sarà necessario, il Ragno potrà fare un secondo viaggio.

— Bartok che ne pensa?

— È d'accordo. Dopo tutto, nessuno ha idee migliori.

Morgan si sentì come se gli avessero tolto un peso enorme dalle spalle. Molte cose ancora potevano andare male, ma almeno c'era un raggio di speranza; la sensazione di disperazione totale era scomparsa.

— Quando saremo pronti? — chiese.

— Se non si verificano contrattempi, fra due ore. Tre al massimo. Per fortuna si tratta di pezzi standard. In questo momento stanno già mettendo a punto il Ragno. Resta una sola cosa da decidere…

Vannevar Morgan scosse la testa. — No, Warren — rispose lentamente, con una voce calma, implacabile, decisa, che il suo amico non aveva mai udito. — Non c'è più niente da decidere.

— Non sto ancora cercando di esercitare pressioni su di voi, Bartok — disse Morgan. — È una questione di pura logica. È vero, chiunque può guidare un Ragno; però solo una mezza dozzina di uomini conoscono "tutti" i particolari tecnici indispensabili. Può darsi che si crei qualche problema operativo quando raggiungiamo la Torre, e io sono nella posizione migliore per risolverli.

— Posso ricordarvi, dottor Morgan — disse l'ufficiale addetto alla sicurezza — che avete sessantacinque anni? Sarebbe più saggio mandare qualcuno più giovane di voi.

— Non ho sessantacinque anni; ne ho sessantaquattro. E l'età non c'entra proprio per niente. Non esistono pericoli, e non occorre nessuna forza fisica.

E poi, avrebbe potuto aggiungere, i fattori psicologici sono molto più importanti di quelli fisiologici. Praticamente tutti erano in grado di correre in su e in giù, passivamente, in una capsula, come aveva fatto Maxine Duval e come milioni di altre persone avrebbero fatto in futuro. Però era tutta un'altra faccenda padroneggiare le situazioni impreviste che potevano venirsi a creare a seicento chilometri d'altezza, nel cielo deserto.

— Continuo a pensare — disse l'ufficiale alla sicurezza Bartok, con gentile insistenza — che sarebbe meglio mandare un uomo più giovane. Il dottor Kingsley, ad esempio.

Alle sue spalle, Morgan udì (o se l'era immaginato?) l'improvvisa pausa nel respiro del collega. Per anni avevano scherzato sul fatto che Waren soffriva talmente di vertigini che non ispezionava mai le strutture da lui progettate. La sua paura non era un'acrofobia vera e propria, e se era assolutamente necessario riusciva a vincersi; dopo tutto, era passato con Morgan sul Ponte che univa l'Africa all'Europa. Ma era stata la prima volta che qualcuno lo vedeva ubriaco in pubblico, e per le ventiquattr'ore successive aveva fatto perdere ogni traccia di sé.