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«Insomma, che cosa devo fare? Nascondere nella cartella un apparecchio a raggi X?»

Il fisico sorrise.

«Non lo so ancora, ma escogiteremo qualcosa. Saprai cosa sarà fra una quindicina di giorni.» Rise, e aggiunse: «Sai che cosa mi ricorda tutto questo?»

«Sì» disse subito Stormgren «l’epoca in cui costruivi illegalmente apparecchi radio durante l’occupazione tedesca.»

Duval parve deluso. «Forse te l’avevo già raccontato… Ma c’è un’altra cosa che voglio dirti.»

«Sentiamo.»

«Se ti scoprono, ricordati che io non ho mai saputo per quale motivo mi hai chiesto l’apparecchio, o quello che sarà.»

«E hai il coraggio di dirmelo dopo tutto il chiasso che ti ho sentito fare una volta sulle responsabilità degli scienziati per le loro invenzioni? Pierre, mi vergogno di te!»

Stormgren depose il grosso dattiloscritto con un sospiro di sollievo.

«Grazie al cielo anche questo è sistemato, finalmente!» esclamò. «È strano pensare che in queste poche centinaia di pagine c’è il futuro del genere umano: lo Stato Mondiale. Non avrei mai creduto di vederlo realizzato!»

Mise il plico nella cartella appoggiata ritta sulla scrivania col retro a non più di dieci centimetri dallo scuro rettangolo dello schermo. Ogni tanto le sue dita si gingillavano con i fermagli, per una reazione nervosa seminconscia, ma non intendeva premere l’interruttore nascosto prima che il colloquio fosse finito.

«Avete detto di avere notizie per me» disse con malcelato interesse. «Si tratta forse…»

«Sì» disse Karellen. «Ho ricevuto una risposta qualche ora fa. Non credo che la Lega della Libertà e i suoi associati saranno molto soddisfatti, ma la decisione dovrebbe contribuire a ridurre lo scontento. Mi avete detto, spesso, che indipendentemente dal grado di differenza fisica tra noi e voi, la razza umana si avvezzerebbe presto alla nostra vista. Ciò rivela mancanza d’immaginazione da parte vostra. Sarebbe probabilmente vero nel vostro caso personale, ma dovete ricordare che il mondo non si è ancora evoluto ed è tuttora gravato da superstizioni e pregiudizi che ci vorrebbero decenni a sradicare. Ammetterete che ne sappiamo qualcosa di psicologia umana. Sappiamo con precisione che cosa accadrebbe se ci rivelassimo oggi al mondo. Non posso entrare in particolari, nemmeno con voi, per cui vi prego di accettare la mia analisi in piena fiducia. Possiamo tuttavia fare questa promessa che dovrebbe darvi qualche soddisfazione: fra cinquant’anni, vale a dire tra due generazioni, noi scenderemo dalle nostre astronavi, e l’umanità allora ci vedrà come siamo.»

Stormgren rimase a lungo in silenzio, assimilando le parole del Supercontrollore. Una volta se ne sarebbe sentito soddisfatto, ma ora… Era anzi confuso del suo parziale successo, e per un attimo la sua risoluzione vacillò. La verità sarebbe venuta a galla col passare del tempo: tutto il suo complotto era inutile e forse avventato. Se non desistette dal suo proposito, fu unicamente per l’egoistica ragione che di lì a cinquant’anni lui non ci sarebbe stato più. Karellen doveva avere avvertito la sua indecisione, perché aggiunse:

«Dolente se la mia risposta vi delude, ma per lo meno i problemi politici del prossimo futuro non saranno di vostra responsabilità. Forse continuate a pensare che i nostri timori siano infondati, ma, credetemi, abbiamo avuto prove convincenti del pericolo che si corre prendendo qualunque altra via.»

Stormgren si protese in avanti, respirando a fatica.

«Ma allora voi siete già stati visti dall’uomo!»

«Non ho detto questo» si affrettò a rispondere Karellen. «Il vostro mondo non è il solo pianeta di cui abbiamo preso il controllo.»

Ma Stormgren non era tipo da lasciarsi fuorviare tanto facilmente.

«Esistono molte leggende relative a visite che sarebbero state fatte alla Terra in passato, da altre forme di vita.»

«Lo so. Ho letto il rapporto dell’Istituto di Ricerche Storiche. Secondo quella relazione, la Terra parrebbe il crocicchio più frequentato di tutto l’universo!»

«Possono esserci state visite di cui voi non sapete niente» ribatté Stormgren, continuando speranzoso nella sua tattica aggirante. «Anche se l’eventualità di un fatto simile non sembra molto probabile, dato che voi ci state osservando da millenni.»

«Appunto» disse Karellen, nel tono meno incoraggiante possibile. E in quell’istante Stormgren si decise.

«Karellen» disse bruscamente «metterò per iscritto la vostra dichiarazione e ve la manderò per l’approvazione, ma mi riservo di continuare a tormentarvi e, qualora mi si offrisse l’occasione di scoprire il vostro segreto, non me lo lascerò sfuggire.»

«Lo so benissimo» rispose il Supercontrollore con una risata.

«E non ve la prendete?»

«No, metto solo il veto alle armi nucleari, ai gas tossici, o qualsiasi cosa che rischi di rovinare la nostra amicizia.»

Stormgren si chiese se Karellen non avesse intuito il suo piano. Sotto il tono scherzoso del Supercontrollore aveva sentito una nota di comprensione, forse — chi avrebbe potuto dirlo con certezza? — anche di incoraggiamento.

«Avete fatto bene a dirmelo» ribatté Stormgren col tono più tranquillo e indifferente che poté. Si alzò chiudendo la busta di pelle. Il suo pollice indugiò sul bottone.

«Preparo immediatamente il testo della dichiarazione» ripeté «e ve lo farò avere in giornata per telescrivente.»

Così dicendo, premette il bottone… e seppe che tutti i suoi timori non avevano avuto fondamento. I sensi di Karellen non erano più sviluppati di quelli umani. Il Supercontrollore non doveva avere scoperto niente, perché non ci fu nessun cambiamento nella sua voce, quando, salutato Stormgren, pronunciò le parole in codice che comandavano l’apertura della porta. Pure Stormgren si sentiva come un taccheggiatore al momento di uscire da un grande magazzino quando passa sotto gli occhi del poliziotto di guardia, e trasse un sospiro di sollievo non appena la liscia parete si richiuse alle sue spalle.

«Ammetto che un paio delle mie teorie non hanno avuto successo» disse Van Ryberg «ma ditemi che cosa ve ne pare di questa.»

«Devo proprio?» sospirò Stormgren. Pieter non rilevò il tono annoiato del Segretario Generale. «Per la verità, non è un’idea mia» riprese, con modestia. «L’ho tratta da un racconto di Chesterton. Supponete che i Superni cerchino di tenere nascosto il fatto che non hanno niente da nascondere…»

«Mi sembra una premessa un po’ complicata» disse Stormgren cominciando a interessarsi.

«Cercherò di spiegarmi» continuò Van Ryberg con entusiasmo. «Io credo che fisicamente siano degli esseri umani come noi. Il punto è questo: essi si rendono conto che gli uomini potrebbero sopportare di essere governati da creature che immaginano, come dire… diverse e di intelligenza superiore, ma che, essendo l’uomo com’è, rifiuterebbe di obbedire a esseri della stessa specie.»

«Ingegnosa come tutte le vostre teorie» disse Stormgren. «Mi piacerebbe che le enumeraste. Sarebbe più comodo per i riferimenti, non vi pare? La mia obiezione alla vostra ultima trovata…»

Venne interrotto dall’arrivo di Alexander Wainwright. Stormgren si chiese che cosa passava per la testa del capo della Lega della Libertà. Si chiese anche se Wainwright si fosse messo in contatto con quelli che l’avevano rapito. Personalmente ne dubitava perché considerava autentica, genuina, la riprovazione di Wrinwright per ogni forma di violenza. Gli estremisti del suo movimento si erano screditati troppo e sarebbe passato del tempo prima che potessero tornare alla ribalta. Il capo della Lega ascoltò attentamente la lettura del comunicato, e Stormgren si augurò che apprezzasse quel gesto dovuto a un’idea di Karellen. Il resto del mondo avrebbe conosciuto solo fra dodici ore la promessa che i Superni avevano fatto ai figli dei figli.