«E quale sarebbe la soluzione efficace?»
«Quella che non richiede più potenza di una minuscola radio trasmittente, ma esige le stesse qualità occorrenti per costruire e far funzionare una simile radio. È il modo d’impiegare la potenza, qualunque potenza, non la quantità. Quanto credete che sarebbe durata la carriera di dittatore di Hitler se sempre, in qualsiasi posto, una voce tranquilla, pacata, gli avesse parlato all’orecchio? O se una nota musicale, sufficientemente alta da superare ogni altro suono e da impedirgli di dormire, gli fosse risuonata nel cervello giorno e notte? Niente di brutale, come vedete, eppure in ultima analisi un sistema infallibile come una bomba all’idrogeno.»
«Capisco» disse Stormgren. «E non sarebbe possibile sfuggire a questo sistema?»
«Non esiste nascondiglio dove i miei… diciamo sistemi non possano penetrare se io lo voglio. Ecco perché non devo mai ricorrere ai tradizionali mezzi drastici per conservare la mia posizione.»
Le grandi astronavi dei Superni non erano mai state altro che dei simboli, e adesso il mondo sapeva che solo una, solo quella di Karellen esisteva veramente: le altre erano soltanto immagini. Eppure era bastata la loro presenza a cambiare la storia della Terra. Adesso il loro compito era finito, ma l’eco di quel che avevano fatto sarebbe durato per secoli. I calcoli di Karellen erano stati esatti. Il primo istante di repulsione era passato rapidamente, sebbene fossero molti coloro che, mentre si vantavano di essere immuni d’ogni superstizione, non sarebbero mai stati capaci di guardare in faccia uno dei Superni. C’era qualche cosa di strano in questo, qualcosa che andava al di là della ragione e della logica. Nel Medio Evo, la gente credeva nel diavolo e lo temeva. Ma ora si viveva nel XXI secolo: possibile che, dopo tutto, esistesse ancora una memoria razziale?
Se ne era universalmente dedotto che i Superni, sempre uomini della stessa specie, si fossero trovati in conflitto violento con l’uomo preistorico, in un passato molto remoto dato che l’urto non aveva lasciato tracce nella storia scritta. Era questo un altro rompicapo, ma Karellen non aveva voluto dare nessun aiuto per la soluzione.
I Superni, sebbene si fossero ora mostrati all’uomo, lasciavano molto di rado la loro unica nave. Forse stare coi piedi sulla Terra era fisicamente penoso, dato che le loro dimensioni e l’esistenza delle ali indicavano la provenienza da un mondo di gravità notevolmente inferiore a quella terrestre. Non li si vedeva mai senza una cintura adorna di meccanismi complessi, che, si credeva generalmente, regolavano il loro peso e permettevano loro di comunicare l’uno con l’altro. La luce solare diretta era penosa ai loro occhi tanto che non vi restavano esposti più di qualche secondo. Quando dovevano uscire allo scoperto per una qualunque durata di tempo, portavano occhiali che conferivano loro un aspetto per lo meno incongruo. Quantunque sembrassero in grado di respirare l’aria terrestre, spesso portavano con sé dei piccoli cilindri di gas, a cui ogni tanto attinge-vano per rinfrescarsi i polmoni. Sotto molti punti di vista, la comparsa dei Superni aveva posto più problemi di quanti ne avesse risolti. La loro origine era ancora sconosciuta, la loro costituzione biologica fu fonte d’interminabili supposizioni. Di molti argomenti davano la spiegazione liberamente, ma a proposito di altri si poteva dire che il loro atteggiamento era ispirato al più geloso riserbo. Nell’insieme, tuttavia, ciò dispiaceva solo agli scienziati. L’uomo medio, pur preferendo non doversi incontrare coi Superni, era loro grato per quello che avevano fatto di bene al suo mondo.
Dal punto di vista di ère precedenti, era l’avvento di Utopia. Ignoranza, malattie, povertà e timore erano virtualmente scomparsi. Il ricordo della guerra sfumava nel passato come un incubo si dissolve ai primi albori: in breve sarebbe rimasta al di là delle esperienze di tutti i vivi. Con le energie del genere umano incanalate in numerosi sensi costruttivi, la faccia del mondo era stata rifatta. Era, quasi alla lettera, un nuovo mondo, le città che si erano rivelate utili alle generazioni precedenti erano state ricostruite o abbandonate, o trasformate in oggetti da museo quando avevano cessato di servire qualunque scopo utile. Molte città erano già state abbandonate in tal modo, perché tutto il sistema industriale e commerciale era cambiato radicalmente. La produzione adesso era prevalentemente automatica: le fabbriche-automa rovesciavano sul mercato beni di consumo in tali ininterrotte fiumane che tutti i generi di prima necessità erano virtualmente gratuiti. Gli uomini lavoravano per i generi voluttuari preferiti: o non lavoravano affatto. Era Un Solo Mondo. Gli antichi nomi delle nazioni erano ancora in uso, ma non rappresentavano più che comode divisioni postali. Non c’era nessuno sulla Terra che non parlasse inglese, che fosse analfabeta, che non si trovasse nelle immediate vicinanze di un televisore, che non potesse visitare l’altro emisfero entro ventiquattr’ore. La delinquenza era praticamente scomparsa. Era diventata inutile, e impossibile. Quando a un individuo non manca niente, rubare non ha senso. Inoltre, ogni criminale in potenza sapeva che era impossibile sfuggire alla sorveglianza dei Superni. Ai primordi del loro dominio, questi erano intervenuti con tale prontezza ed efficacia a favore della legge e dell’ordine, che la lezione non era stata più dimenticata.
Degli stessi delitti passionali, anche se non del tutto scomparsi, non si sentiva quasi più parlare. Ora che tanti dei suoi problemi psicologici erano stati risolti, l’umanità era di gran lunga più sana e meno irrazionale. E quel-lo che generazioni precedenti avrebbero chiamato vizio non era più ormai che, nel peggiore dei casi, una dimostrazione di cattivo gusto o di scarsa educazione.
Uno dei mutamenti più notevoli era stato il placarsi del folle ritmo che aveva caratterizzato la vita quotidiana del ventesimo secolo. La vita era molto più tranquilla di quanto non lo fosse stata da generazioni. Aveva sì meno sapore per qualcuno, ma molta più tranquillità per tutti gli altri. L’uomo occidentale aveva reimparato, cosa che il resto del mondo non aveva mai dimenticato, che non c’era niente di peccaminoso nel piacere, ove questo non degenerasse nella mollezza e nella inettitudine. Quali che fossero i problemi che l’avvenire riserbava all’uomo, il tempo non gravava ancora troppo sulle sue mani. Gli studi erano molto più completi e duravano più a lungo. Pochissimi erano coloro che lasciavano gli studi prima dei vent’anni: e questa era la prima fase, perché solitamente li si riprendeva a venticinque, per altri tre anni, dopo che viaggi ed esperienze vissute avevano allargato la mente. Ma anche dopo avrebbero continuato a intervalli di qualche anno a seguire corsi supplementari per tutto il resto della vita, scegliendo le discipline che più li attirassero. Un’altra trasformazione fu rappresentata dall’estrema mobilità della nuova società. Grazie alla perfezione dei trasporti aerei, ognuno era libero di recarsi ovunque in qualunque momento, senza prenotazioni o preavvisi di sorta. C’era più spazio nel cielo di quanto ce ne fosse mai stato sulle strade, e il ventunesimo secolo aveva ripetuto su più vasta scala l’impresa grandiosa compiuta dagli Stati Uniti nel motorizzare una intera nazione. Il ventunesimo secolo aveva dato al mondo le ali. Ma era un modo di dire. Il comune aereo privato, o aeromobile, non aveva affatto le ali, nemmeno la più piccola sporgenza d’un controllo di superficie. Perfino le goffe pale del motore degli antichi elicotteri erano state bandite. Ma l’uomo non aveva scoperto l’anti-gravità: soltanto i Superni possedevano quest’ultimo segreto. I loro aeromobili erano mossi da forze che i fratelli Wright non avrebbero capito. I reattori a getto, usati tanto direttamente quanto nella forma più progredita di controllo a strato-limite, spingevano i velivoli e li mantenevano nello spazio. Quello che nessuna norma e nessun editto dei Superni avrebbe potuto fare altrettanto bene, l’abolizione delle ultime frontiere tra le diverse tribù del genere umano, l’avevano fatto i piccoli onnipotenti aeromobili dei singoli cittadini del mondo. C’erano mutamenti anche più profondi. Era un evo del tutto laico. Delle fedi esistite prima dell’avvento dei Superni, solo una forma puritana di buddismo, la più austera, forse, di tutte le religioni, sopravviveva ancora. Ma sebbene pochissimi, per il momento, se ne accorgessero, il declino della religione fu accompagnato da un declino della scienza. C’era una pletora di tecnologi, ma pochi erano gli originali pensatori che sapessero estendere le frontiere delle conoscenze umane. Restava la curiosità, insieme con il tempo e l’agio di potervi indulgere, ma dalle ricerche scientifiche fondamentali era stato strappato il cuore. Sembrava futile spendere un’intera esistenza alla ricerca di segreti che i Superni avevano già svelato da millenni. Questo declino era stato parzialmente velato da un’enorme fioritura delle scienze descrittive, quali zoologia, botanica e astronomia. Non c’erano mai stati tanti scienziati dilettanti che raccogliessero dati per semplice svago, ma erano pochi i teorici che ponessero in correlazione tra loro questi dati. La fine della lotta per la vita e dei conflitti d’ogni genere aveva anche segnato la fine virtuale delle arti creative. Esistevano miriadi di esecutori e operatori, dilettanti e professionisti, ma in realtà non si producevano nuove opere di autentico rilievo nel campo della letteratura, della musica, della pittura e della scultura, da almeno una generazione. Il mondo viveva ancora delle glorie d’un passato che non poteva tornare. Nessuno se ne preoccupava, eccettuato qualche filosofo. La specie era troppo intenta ad assaporare la libertà di recente acquisizione per voler guardare oltre i piaceri del presente. L’avvento di Utopia era finalmente un fatto compiuto: la novità non era ancora stata intaccata dal più grande nemico di tutte le Utopie: la noia. Forse i Superni possedevano la risposta a ciò, come la possedevano per ogni altro problema. Nessuno lo sapeva, non più di quanto gli uomini sapessero, a un’intera esistenza dal loro arrivo, quale fosse il loro scopo ultimo. Il genere umano si era abituato ad avere fiducia in loro e ad accettare senza domande l’altruismo sovrumano che aveva tenuto per tanto tempo Karellen e i suoi simili esuli dalle loro case.