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«Per il momento, niente da riferire» cominciò. «Pochi minuti fa ho visto la scia della vostra astronave sparire nel cielo. La Luna è ancora piena, e quasi metà della sua faccia conosciuta è ora scomparsa alla vista della Terra… ma suppongo che questo lo sappiate già.»

Jan fece una pausa, sentendosi un tantino ridicolo. C’era qualche cosa d’incongruo, perfino di lievemente assurdo, in quello che stava facendo. Stava vivendo il punto culminante di tutta la storia dell’umanità, e lui sembrava un radiocronista che stesse commentando una corsa di cavalli o un incontro di pugilato. Ma con una alzata di spalle, Jan scacciò questi pensieri. Probabilmente in tutti i momenti di grandezza non erano mancati attimi di sgomento o di sentimentalismo, l’unica differenza era che lui, adesso, non aveva nessuno con cui condividerli.

«Da un’ora a questa parte» riprese «ci sono state tre lievi scosse di terremoto. Il loro dominio della rotazione terrestre sul suo asse deve essere straordinario, ma non è perfetto… Vedete, Karellen, trovo molto difficile dirvi qualche cosa che i vostri strumenti non vi abbiano già rivelato. Sarebbe potuto essere di qualche aiuto, se mi aveste fatto sapere qualche cosa di ciò che può accadere e quanto avrei dovuto aspettare. Se non succede niente riprenderò a trasmettere fra sei ore, secondo i nostri accordi…

«Un momento! Devono essere rimasti ad aspettare la vostra partenza. Comincia ad accadere qualcosa. Le stelle si fanno più fioche. Sembra che un’immensa nuvola si stia dilatando, con estrema rapidità, per tutto il cielo. Ma non è realmente una nube: mi pare che abbia una specie di struttura… riesco a scorgere una vaga rete di righe e di fasce che continuano a cambiare posizione. È come se le stelle fossero impigliate in una ragnatela fantastica…

«Ora tutta la rete comincia a risplendere, a pulsare di luce come se fosse viva. E credo che lo sia. O è forse qualcosa addirittura al di sopra della vita, quanto lo è la vita rispetto al mondo inorganico?

«Il bagliore sembra spostarsi ora verso una parte del cielo… aspettate, mi sposto anch’io… all’altra vetrata. Sì, avrei dovuto immaginarlo; vedo un’immensa colonna di fuoco, a ponente. È lontanissima, dall’altra parte del mondo. So da dove sorge: essi si sono mossi, hanno cominciato il loro viaggio che li condurrà a essere parte della Supermente. Il loro tirocinio è finito: si lasciano alle spalle gli ultimi residui di materia. A mano a mano che il fuoco si leva sopra la Terra, la rete, vedo, si consolida, si precisa: in certi punti pare compatta come se di marmo, ma le stelle vi rifulgono sbiadite attraverso.

«Ora me ne rendo conto! Non è esattamente lo stesso, ma la… non so come chiamarla… la cosa che ho visto saettare nel cielo del vostro mondo, Karellen, era simile, molto simile a ciò che vedo adesso. Era una parte della Supermente? Sono convinto che mi abbiate nascosto la verità perché, non avendo preconcetti, fossi un osservatore più obiettivo. Mi piacerebbe sapere che cosa vi trasmettono adesso le vostre telecamere, per fare un confronto con quello che la mia mente immagina che io veda!

«Karellen, è in questo modo che la Supermente vi parla? Per mezzo di colori e di forme come queste? Ricordo lo schermo nella cabina di comando delle vostre astronavi, e i segni che lo percorrevano, comunicando con voi in un linguaggio visivo che solo i vostri occhi sapevano leggere.

«Ecco, ora forme e colori assomigliano in tutto e per tutto alle cortine fantastiche, agli arabeschi di un’aurora boreale, e tutto danza e guizza fra le stelle. Tutto il paesaggio è illuminato, è più fulgido della luce del giorno. Colori dalle sfumature rosse, oro, verdi, si susseguono per il cielo, come un’immensa ruota che sfumi nell’infinito… È uno spettacolo per il quale non ci sono parole, e non par bello che io sia il solo a goderlo, di tutti i miei simili… non avrei mai creduto che colori come questi…

«La tempesta si sta placando adesso, ma la grande rete c’è ancora. Credo che questa aurora sia stata soltanto un sottoprodotto delle sconosciute energie scaturite dai confini dello spazio… Un momento: osservo qualche altra cosa. Il mio peso diminuisce. Che cosa significa? Ho lasciato cadere una matita: cala lentamente al suolo. È successo qualcosa alla forza di gravità… c’è come un gran vento che si avvicina… Vedo gli alberi giù nella valle agitare pazzamente i rami. Naturalmente! L’atmosfera sfugge nello spazio. Pietre e pezzi di legno salgono lentamente verso il cielo, quasi che la Terra stessa volesse seguirli nella vastità dell’infinito. Vedo una gran nube di polvere, sollevata dalla sferza del vento. Diventa difficile vedere… forse tutto sarà più chiaro fra un istante, e io riuscirò a capire cosa sta succedendo.

«Sì, ora va meglio. Ogni cosa mobile è stata spazzata via… le nuvole di polvere sono scomparse. Mi domando quanto ancora resisterà questo edificio. E diventa sempre più difficile respirare… devo parlare più lentamente… Ricomincio a vedere con chiarezza. La grande colonna di fuoco è ancora là che arde, ma si va restringendo, si assottiglia, sembra una tromba d’aria che stia risalendo tra le nubi. E… ma questo è difficile a dirsi, ma un istante fa ho sentito un’immensa onda di commozione rovesciarsi su di me. Non era gioia, non dolore, ma un senso di compimento, di pienezza, di consumazione. È stato frutto dell’immaginazione? O giungeva veramente dall’esterno?

«Ora… e non può essere tutta immaginazione… ora il mondo sembra vuoto. Completamente, spaventosamente vuoto. L’impressione è quella di una radio che taccia di colpo mentre la si sta ascoltando. E il cielo è ancora limpido… la gran parete luminescente è scomparsa. Su quale mondo andrà, ora, Karellen? E voi sarete là a servirla ancora?

«Strano: intorno a me è tutto come prima, non so perché, ma avevo pensato che…»

Jan tacque. Per un istante cercò le parole adeguate, quindi chiuse gli occhi nello sforzo di dominarsi. Non c’era posto né per la paura né per altre cose del genere ora. Aveva un dovere da compiere, un dovere verso l’uomo e verso Karellen.

Lentamente, come chi si desta da un sogno, cominciò a parlare:

«Gli edifici intorno a me, il terreno, le montagne… tutto è come vetro… posso vedere attraverso di essi. La Terra si sta dissolvendo… il mio peso è quasi scomparso del tutto. Avevate ragione: hanno finito di baloccarsi coi loro giocattoli.

«È questione ormai di pochi secondi. Ecco, le montagne si dissolvono come boccoli di fumo. Addio, Karellen, Rashaverak… mi dispiace per voi. Sebbene io non possa comprenderlo, ho visto che cosa è diventata la mia specie. Tutto quello che abbiamo saputo creare è andato lassù fra le stelle. Forse era questo che le antiche religioni volevano dire, ma hanno fatto una gran confusione: hanno creduto che il genere umano fosse importante, mentre eravamo solo una razza fra… voi forse sapete quante? Eppure noi siamo diventati qualcosa che voi non potrete mai essere.

«Il fiume muore, laggiù. Nessun mutamento in cielo, però. Respiro a fatica. Che strano vedere la Luna che splende ancora là in alto. Sono contento che abbiamo lasciato la Luna, ma adesso sarà sola…

«La luce! Da sotto di me… nell’interno della Terra… c’è tanta luce che sale, che sfolgora attraverso le rocce e il terreno, tutto… si fa più lucente… più lucente… accecante…»

In un silenzioso scontro di luce, il cuore della Terra liberò le energie accumulate. Le onde gravitazionali attraversarono e riattraversarono il Sistema Solare, turbando appena, impercettibilmente, le orbite degli altri pianeti. Poi gli ultimi figli del Sole continuarono la corsa lungo i loro antichissimi sentieri, come i sugheri che galleggiano sulla superficie di un placido lago superano le lievi onde provocate dalla caduta di un sasso nell’acqua. Della Terra non restava più niente: essi ne avevano succhiato fino all’ultimo atomo di sostanza. La Terra li aveva nutriti per tutti i duri istanti della loro inconcepibile metamorfosi, così come il nutrimento racchiuso in un granellino di frumento alimenta la giovane pianta che si arrampica dal suolo verso il Sole.