«Bene» disse, in tono affabile «ora forse sarete disposto a dirmi che cosa significa tutto questo e che cosa sperate di trarne.»
Joe tossicchiò.
«Innanzi tutto, vorrei mettere in chiaro una cosa» disse. «Wainwright non c’entra per niente e sarà rimasto sorpreso come gli altri.»
Stormgren si era quasi aspettato una risposta del genere, sebbene si chiedesse ora perché mai Joe confermasse i suoi sospetti. Già da tempo subodorava l’esistenza di un movimento estremista in seno, o ai margini, della Lega della Libertà.
«Per pura curiosità» disse «come avete fatto a rapirmi?»
Non si aspettava una risposta, perciò fu colto di sorpresa dalla prontezza e dalla disinvoltura con cui l’altro rispose.
«È filato tutto liscio come in un film giallo» disse Joe allegramente.
«Non sapevamo se Karellen vigilasse su di voi, quindi siamo stati costretti a prendere delle precauzioni alquanto complicate. Innanzi tutto, vi abbiamo fatto perdere i sensi con un gas immesso nell’impianto dell’aria condizionata: è stato facile. Poi, vi abbiamo portato sulla macchina, cosa facilissima anche questa. Non è stato uno qualunque dei nostri a fare il lavoro. Abbiamo assunto… dei professionisti, per così dire. Karellen potrà anche catturarli, riteniamo anzi che lo farà, ma non arriverà oltre. Lasciata la vostra casa, la macchina ha imboccato un lungo tunnel ed è uscita in perfetto orario all’altra estremità. A bordo c’era ancora un uomo svenuto che assomigliava straordinariamente al Segretario Generale. Parecchio tempo dopo, un grosso autotreno carico di casse metalliche è emerso dalla parte opposta e si è diretto verso un certo campo d’aviazione, dove le casse sono state caricate su un aereo da trasporto in base a una normale e legalissima esigenza commerciale. Sono certo che i proprietari di quelle casse inorridirebbero nel sapere a cosa ci sono servite. Intanto l’automobile, finita la prima parte del suo lavoro, proseguiva nell’azione diversiva filando verso la frontiera canadese. Forse, quelli di Karellen l’hanno catturata, a quest’ora. Non lo so, e non me ne importa. Come vedete, e spero che apprezzerete la mia franchezza, tutto il nostro piano si basava su una sola cosa: sappiamo che Karellen può vedere e sentire tutto quello che succede sulla superficie della Terra, ma a meno che non ricorra alla magia, anziché alla scienza, non può vedere sotto di essa. Così non saprà del trasferimento avvenuto nel tunnel se non quando sarà troppo tardi. Naturalmente è stato lo stesso un rischio, ma avevamo studiato altre due o tre cosette per andare sul sicuro. Non vi dico, però, di cosa si tratta, perché potrebbero ancora tornarci utili e sarebbe un peccato sprecarle così per niente.»
Joe aveva raccontato tutta la storia con una tale soddisfazione che Stormgren frenò a stento un sorriso. Ma era preoccupato. Il piano era stato indubbiamente ingegnoso ed era possibilissimo che Karellen fosse caduto nella trappola. Stormgren dubitava perfino che i Superni lo sorvegliassero a scopo protettivo. E Joe non ne sapeva più di lui. Forse era per questo che aveva parlato con franchezza, per vedere le sue reazioni. Bene, gli conveniva mostrarsi fiducioso, qualunque fossero i suoi sentimenti.
«Dovete essere matti» disse «se v’illudete di ingannare Karellen e i Superni così facilmente. Comunque, che cosa sperate di ottenere?»
Joe gli offrì una sigaretta, che Stormgren rifiutò, quindi ne accese una per sé e si sedette sull’angolo del tavolo. Si udì uno scricchiolio di cattivo augurio, e lui si affrettò ad alzarsi.
«Il nostro scopo» cominciò «è evidente. Ci siamo accorti che le discussioni sono inutili e che bisognava ricorrere ad altre misure. Sono già esistiti movimenti clandestini prima di ora, e lo stesso Karellen, per grande che sia il suo potere, si accorgerà che siamo un osso duro. Noi ci battiamo per la nostra indipendenza. Non fraintendetemi. Non useremo la violenza, in un primo tempo, almeno, ma i Superni devono servirsi di agenti umani, e noi possiamo rendere il loro compito estremamente difficile.»
«Cominciando da me, suppongo» pensò Stormgren. Si chiese quanto, di tutta la storia, gli avesse raccontato il polacco. Quella gente credeva davvero che i sistemi da gangster avrebbero fatto vacillare Karellen? D’altro canto, però, non si poteva negare che un ben organizzato movimento di resistenza poteva rendere la vita difficile. Joe aveva messo il dito sul solo punto debole del dominio dei Superni. Tutti i loro ordini erano trasmessi mediante agenti umani: se questi fossero stati indotti dal terrore a disobbedire, l’intero sistema sarebbe potuto crollare. Non era che una vaga possibilità, tuttavia, e Stormgren non dubitava che Karellen avrebbe trovato la soluzione.
«E con me, che cosa contate di fare?» domandò Stormgren alla fine delle sue riflessioni. «Sono un ostaggio o cosa?»
«Non preoccupatevi. Vigileremo su di voi e vi proteggeremo. Aspettiamo delle visite, nei prossimi giorni, e nell’attesa faremo del nostro meglio per intrattenervi.» Aggiunse alcune parole nella sua lingua, e uno dei suoi accoliti fece saltar fuori un mazzo di carte nuove fiammanti. «Ce le siamo procurate apposta per voi» riprese. «Ho letto su un giornale, giorni fa, che siete un eccellente giocatore di poker.» La sua voce si fece d’un tratto grave. «Spero che il vostro portafoglio sia ben rifornito» disse ansiosamente.
«Non abbiamo pensato ad accertarcene. Capite bene che, data la situazione, non possiamo accettare assegni.»
Sconcertato, Stormgren fissò con gli occhi sbarrati, senza parole, i suoi carcerieri. Poi, afferrato appieno l’umorismo della situazione, si sentì sol-levato di colpo da tutte le preoccupazioni e gli impegni della sua carica. Da quel momento tutto ricadeva sulle spalle di Van Ryberg, e qualunque cosa succedesse, lui non poteva farci niente… E quegli straordinari criminali erano ansiosi di giocare a poker con lui.
Non c’era dubbio, pensò Van Ryberg di malumore, che Wainwright dicesse la verità. Forse aveva dei sospetti, ma non sapeva chi avesse rapito il Segretario Generale e non approvava il rapimento. Van Ryberg aveva una mezza convinzione che gli estremisti della Lega della Libertà avessero esercitato pressioni su Wainwright perché adottasse una politica più attiva e, alla fine, avessero preso in mano le redini dell’organizzazione. Il rapimento era stato organizzato alla perfezione, di questo non c’era dubbio: Stormgren poteva essere nascosto in qualunque angolo della Terra, e c’erano poche speranze di poterlo scovare. Eppure bisognava fare qualcosa al più presto, pensò Van Ryberg. Nonostante le battute di spirito, provava per Karellen una specie di timore riverenziale. L’idea di avvicinare il Supercontrollore direttamente lo sgomentava, ma non c’era alternativa. I servizi di comunicazione occupavano tutto l’ultimo piano del grosso palazzo. File e file di macchine e telescriventi, alcune silenziose, altre che ticchettavano freneticamente, si allungavano in distanza. Dalle macchine fluivano senza posa elenchi di cifre, risultati di censimenti, dati statistici, tutto il materiale indispensabile al sistema economico di un mondo. E in un punto dell’astronave di Karellen doveva esserci un duplicato di quella sala immensa. Con un brivido, Van Ryberg si domandò com’erano le figure che si muovevano tra quelle macchine per raccogliere i messaggi che la Terra mandava ai Superni.