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— Vuoi dire che hai le risposte alle altre domande?

— Credo di sì. — Pensieroso, Sy fece dondolare il gomito sinistro appoggiato sulla mano destra. — Non è stato facile. C’è un’intensa azione di copertura in corso. Nessuno dei dati reperibili nelle solite biblioteche delle navi stellari dirà niente. Ho dovuto arrivarci controllando la loro consistenza interna. Cosa risulta dai fatti riportati in questi data-base? Primo: i manifesti ufficiali dei voli mostrano centosessanta viaggi verso l’esterno con partenza da Sol, durante l’ultimo S-Spazio. La massima capacità di combustibile d’una qualunque singola nave è di 4, 4 miliardi di tonnellate. Capito il problema? Vi risparmio il fastidio di eseguire il calcolo. Viene usato troppo combustibile, abbastanza per un minimo di ventisei voli verso l’esterno che non compaiono sui manifesti.

— Hai controllato altri periodi? — chiese Peron.

Sy lo fissò sdegnato. — Cosa pensi? Proseguiamo. Questo dà da pensare, ma non è conclusivo. La rete di navigazione intorno al sistema di Sol è tutta controllata dal computer, e si autoadatta in continuazione al cambiamento delle esigenze. Parlando in generale, le rotte più viaggiate per l’approccio a Sol sono quelle con il maggior numero di monitoraggi radar e controlli navigazionali. Le informazioni sulla collocazione dei radar sono reperibili sulle banche dati, perciò si possono utilizzare per formulare il problema inverso: vista la collocazione dell’equipaggiamento, quale direzione nello spazio è la rotta di approccio più viaggiata da e per Sol? Ho impostato il problema e ho lasciato che i computer macinassero la risposta. Quando l’ho ricevuta, sono rimasto perplesso per parecchi giorni. La soluzione indicava un vettore rivolto da Sol verso l’esterno che pareva non condurre da nessuna parte: nessuna stella o altri oggetti significativi. Puntava verso il niente. Ero incastrato.

«Ho accantonato questo problema e ho seguito un altro pensiero. Supponiamo che ci sia un Quartier Generale nascosto in qualche punto dello spazio. Questo comunicherebbe con il Sistema Solare non soltanto tramite le navi (viaggiano soltanto a un decimo della velocità della luce) ma anche con i segnali radio. Ci sono migliaia di grosse antenne, singole e in batteria sincrona, sparpagliate tutt’intorno al sistema solare, e i computer registrano istantaneamente i loro puntamenti. Perciò ho chiesto accesso ai data base di quei puntamenti, e ho posto al computer una domanda: in quale direzione le antenne vengono puntate più spesso? Volete indovinare la risposta?

— La stessa che hai avuto dall’ispezione al sistema di navigazione — rispose Peron. — È pazzesco. Ma, dannazione, come può esserci di aiuto? Di nuovo lo stesso mistero.

— Non proprio. — Sy si mostrò insolitamente soddisfatto di sé. Per la prima volta Peron si rese conto che perfino a Sy piaceva avere un pubblico che apprezzasse le sue deduzioni.

— In un certo senso hai ragione — proseguì Sy. — Ho ottenuto la stessa risposta che avevo ottenuto dal sistema di navigazione. Avevo un vettore puntato verso il nulla. Ma c’è un’altra cosa, circa le antenne. Il computer le punta tutte con gran cura, ma, naturalmente, sono sparse in tutto il Sistema Solare, dall’interno dell’orbita di Mercurio fino a oltre quella di Saturno. Perciò, se si vuole irradiare un messaggio verso un punto preciso nello spazio, piuttosto che soltanto in una direzione specifica, ogni antenna dovrebbe essere puntata lungo un vettore leggermente diverso. In altre parole, il puntamento del computer deve tener conto della parallasse del bersaglio. Perciò, ho fatto il passo successivo. Ho chiesto se la soluzione precedente aveva una parallasse, per i puntamenti più comuni delle antenne, e se era così, qual era il punto di convergenza? Ho ottenuto una risposta sorprendente. C’è, sì, una parallasse, ed è molto piccola: complessivamente, un secondo di arco. E il punto di convergenza è a ventotto anni-luce di distanza da Sol, proprio nella direzione che avevo determinato in precedenza. Ma quando andate a controllare le mappe stellari e la posizione dei corpi collassati caldi o simili, là non c’è nulla. Nulla. Le antenne sono puntate nel bel mezzo del nulla. Ho chiamato quel sito Punto di Convergenza, in mancanza d’un nome migliore. Ma che posto è? Questa era la domanda. Ed è qui che mi sono incastrato di nuovo a lungo. Sapete cosa alla fine mi ha dato la risposta?

Elissa sedeva sul letto con espressione sognante. — Olivia Ferranti. Ricordate quello che ci ha detto? «Non potete imparare tutto sull’universo standovene rannicchiati accanto a una stella». E tu, Sy, hai detto che forse avresti dovuto guardare il nulla per scoprire nuovi misteri, piuttosto che il centro della Galassia. Il Punto di Convergenza è un punto di nulla.

Sy la stava fissando stupito. — Elissa, stavo facendo una domanda retorica. Non dovresti darmi la risposta giusta. Come diavolo sei riuscita ad arrivarci?

Elissa sorrise. — Non l’ho fatto io. L’hai rivelato tu stesso. Non sarai mai un buon bugiardo, Sy, anche se la tua faccia non ti tradisce. È stata la scelta delle parole che hai fatto. Ancora prima che tu arrivassi alla distanza, ventotto anni-luce, hai detto parecchie volte che le antenne erano puntate «sul nulla». Ma non potevi sapere che là fuori non avresti trovato un oggetto scuro, se ti fossi avvicinato a sufficienza. Ma dal tono della tua voce, era il «nulla» ad avere importanza, non le coordinate del punto-bersaglio.

Sy guardò Peron. — È una strega. Se riesce a leggerti così, non riuscirai mai a tenerle nascosto nessun segreto. D’accordo, Elissa. Facciamo ancora un passo. Sai dirmi cosa c’è di tanto speciale a proposito di quel particolare nulla?

Elissa rifletté per alcuni istanti, poi scosse la testa. — Nessun dato.

— È quello che ho pensato anch’io. Come può essere «speciale» il nulla? Ma poi mi sono ricordato di cos’altro aveva detto Olivia Ferranti: «Devi sapere quello che succede fuori nello spazio profondo». Perciò rni sono chiesto: cos’è lo spazio profondo? Sono tornato alle mappe stellari e alle coordinate degli altri oggetti, e ho posto al computer un’altra domanda: Dammi le coordinate del punto di spazio aperto, entro cento anni-luce da Sol, che si trova più lontano da qualunque altro corpo materiale conosciuto. L’incertezza nella nostra conoscenza delle distanze esatte rende la risposta un po’ ambigua, ma il computer ha offerto soltanto due candidati. Uno si trova a novantun anni-luce di distanza, mezz’anno di viaggio perfino nell’S-Spazio. L’altro è… niente premi se indovinate… a soli ventotto anni-luce da Sol, nella giusta direzione. Il Punto di Convergenza è un vero punto di nulla. Il tempo di comunicazine: cinque S-giorni.

Sy richiamò la proiezione d’un paesaggio stellare olografico nella porzione di stanza davanti a loro. Spostò il puntatore tridimensionale su una zona vuota all’interno del campo stellare. — Vi piacerebbe visitare il vero centro di potere degli Immortali? Allora io dico che è là che bisogna andare. La Stazione Nessun Luogo. La durata del viaggio in S-Spazio? Meno di due mesi.

Elissa parve perplessa. — Ma Sy, perché mai qualcuno dovrebbe voler costruire un Quartier Generale là fuori, nel mezzo del nulla?

Sy scosse la testa. — A questo non posso rispondere.

Peron stava ancora fissando la proiezione. — Forse dovremo andare là e scoprirlo. E non sarà facile. Puoi esser certo che gli Immortali non ci vogliono laggiù, non vogliono neppure che sappiamo che quel posto esiste. Hai risolto l’enigma del «dove», Sy, di questo sono sicuro. Ma rimane proprio il problema più grosso: come possiamo trovare un modo per compiere questo viaggio quando l’intero sistema è predisposto per impedirlo?